Cultura
Kurt Landauer, il visionario presidente del Bayern Monaco

A 90 anni dalla prima vittoria nella Bundesliga della squadra tedesca, riemerge la storia del dirigente e presidente ebreo sopravvissuto a Dachau che ha rivoluzionato il club

Si è conclusa a maggio la stagione calcistica tedesca della Bundesliga con la vittoria, ormai consueta, del Bayern Monaco al suo 10° titolo consecutivo. Quest’anno ricorre anche il 90° anniversario della prima vittoria della squadra nel campionato tedesco, che fu in gran parte frutto della leadership di Kurt Landauer, un visionario dirigente ebreo che contribuì a rivoluzionare il club in due mandati, interrotti dalle due guerre mondiali. Una storia a lungo dimenticata, tornata alla ribalta grazie al lavoro di uno storico. La racconta Jewish Telegraphic Agency in un lungo articolo di Julian Voloj.

La prima vittoria del club risale al 1932, con la squadra guidata appunto da Landauer. Era entrato nella squadra come giocatore nel 1900, a soli 16 anni, per diventarne il portiere prima, il dirigente e, nel 1913 il presidente. Il suo lavoro venne interrotto dalla Prima Guerra Mondiale: prestò servizio nell’esercito tedesco e fu insignito della Croce di Ferro. Terminato il conflitto, fu nuovamente eletto presidente. La sua idea di club sportivo era molto innovativa: era un fervente sostenitore della professionalizzazione del calcio, fino a quel momento considerto un’attività amatoriale. Così pose grande attenzione sull’accademia giovanile della squadra, allora diretta da Otto Albert Beer, un funzionario ebreo del FC Bayern che fu poi assassinato ad Auschwitz. A rafforzare la squadre, Landauer scelse anche uno dei migliri allenatori dell’epoca, l’austriaco Richard Kohn, soprannominato “Dombi”, anch’egli ebreo. Un successo: sotto la loro guida, l’FC Bayern vinse due campionati della Germania meridionale e si classificò tre volte al secondo posto del campionato tedesco, prima di vincere il titolo il 12 giugno 1932.

Intanto però la storia faceva il suo corso. Hitler DIVENNE cancelliere e Dombi decise di lasciare il club per continuare la sua carriera altrove (Grasshoppers Zurigo, FC Barcelona e Feyenoord Rotterdam), mentre Landauer si dimise nel marzo del 1933 pensando che un presidente ebreo avrebbe danneggiato la posizione del club. Nel 1938, un giorno dopo la Notte dei Cristalli, fu internato nel campo di concentramento di Dachau. Fu rilasciato dopo quattro settimane, probabilmente in parte a causa del suo servizio nella prima guerra mondiale. Nel maggio 1939 fuggì in Svizzera, dove si mise in salvo, Mentre quattro dei suoi fratelli e molti altri parenti furono uccisi dai nazisti.

Nel giugno del 1947 Landauer decise di rientrare a Monaco e due mesi dopo divenne nuovamente presidente della squadra. Reclutò nuovi talenti e trovò un’area adeguata nella città dove creare la sede del club e lo spazio per gli allenamenti: Säbener Strasse, dove tuttora l’FC Bayern ha la sua sede. La sua carriera termina nel 1951, quando inaspettatamente non viene rieletto. Muore dieci anni dopo.

Di questa storia non si è parlato per anni, finché lo storico tedesco Dietrich Schulze-Marmeling l’ha riscoperta mentre stava lavorando a un saggio sugli ebrei e l’antisemitismo nel calcio. Un impatto importante nel mondo di oggi che, come spiega Simon Mueller, membro del fan club Schickeria, considera lo sport parte della società, con le conseguenti responsabilità del caso:  “Lo sport non era e non è né apolitico né innocente”.

Così, nel 2006, l’anno in cui la Germania ha ospitato la Coppa del Mondo di calcio, la Schickeria ha lanciato un torneo annuale per tifosi contro il razzismo, intitolato a Landauer. Sei anno dopo il club ha aperto un museo con un’esposizione permanente dedicata a Kurt Landauer, nel 2015 la piazza di fronte allo stadio è stata rinominata Kurt-Landauer-Platz e una targa commemora il suo storico presidente. I tifosi dell’FC Bayern, guidati da Mueller, hanno creato la Fondazione Kurt Landauer…
Ma cosa significa Kurt Landauer per il club? Andreas Wittner, archivista e direttore del Museo dell’FC Bayern, risponde con le parole dello stesso Landauer, pubblicate nel primo numero del dopoguerra della newsletter del club, il 1° novembre 1949: “Io e l’FC Bayern ci apparteniamo e siamo inseparabili l’uno dall’altro”.


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