Cultura
La Bibbia secondo Chagall. In Calabria

Una mostra a Catanzaro

La Bibbia secondo Chagall. Quella raccontata nei suoi cicli pittorici Bibbia e La storia dell’Esodo, quella delle creature più che della Creazione, quella dei profeti, delle donne e degli uomini. Sono questi i temi della mostra appena inaugurata a Catanzaro che propone un percorso espositivo lungo le storie della Torah disegnate dal pittore russo. La sua visione accompagna il visitatore per tutta l’esposizione, in un viaggio onirico – immaginifico quanto spirituale nei lavori in bianco e nero e a colori.

Ma Chagall e la Bibbia è una mostra che vale per due. Perché ad affiancare le meraviglie poetiche del pittore ci sono anche opere pronta a svelare una narrazione del territorio, la Calabria. O meglio, la storia ebraica della regione.

Un prezioso nucleo di opere dell’artista contemporaneo Max Marra conclude il percorso per immergersi nel luogo che opsita la mostra. Si comincia con la serie  Il ghetto densa di drammatici rimandi alle persecuzioni razziali nazifasciste e alla Shoah; quindi Pirgos, ceramiche parlanti, un’installazione appositamente creata dall’artista Antonio Pujia Veneziano per la Giudecca di Bova, sezione urbana del Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs” di Bova, prestatore della stessa opera: 7 vasi in ceramica decorata con i simboli ebraici della Menorah, della Stella di David o dello Shofar a omaggiare l’antica presenza della comunità ebraica nell’area grecanica calabrese. Infine, una perla: la ristampa anastatica del 2006 dell’unico, antico e raro incunabolo conosciuto con il titolo Commentarius in Pentateuchum di Rashi (Rabbi Salomon ben Isaac), tomo edito con caratteri ebraici mobili (senza vocali) a Reggio Calabria il 18 febbraio 1475 (l’originale è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma). Non poteva mancare la musica con Francesca Prestìa che, con tre brani, riattualizza le tradizioni musicali calabresi e promuove le conoscenze di antiche lingue che ancora oggi si parlano in alcuni contesti calabresi come il grecanico, l’arbëreshe e l’occitano-guardiolo.


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