Cultura
Lee Weiner e i Chicago 7: storie da leggere e da guardare

Lee Weiner, uno dei sette del gruppo che nel 1968 venne accusato di cospirazione e associazione a delinquere, racconta la sua America, tra yiddish gangster e impegno sociale.

Un combattente, Lee Weiner. Un rivoluzionario 81enne, che ha che ha appena pubblicato un libro di memorie per raccontare i Chicago Seven, dal titolo Conspiracy To Riot, giunto nelle librerie poco prima dell’uscita del film Netflix Trial of the Chicago 7 scritto e diretto da Aaron Sorkin e interpretato da Sacha Baron Cohen.

Lui di quei sette faceva parte e oggi è l’ultimo ebreo rimasto del gruppo che venne accusato dal governo federale statunitense di associazione a delinquere, istigazione alla sommossa e altri reati relativi agli scontri tra manifestanti e polizia durante la Convention Nazionale Democratica del 1968. Fu assolto, insieme agli altri imputati. Ma quello fu solo l’inizio. Oggi il signor Weiner sogna un’America più giusta, dove le persone possano essere più libere. A dire la verità, c’è un errore: la parola sognare è sbagliata. Perché Weiner si è sempre impegnato nel sociale in nome della libertà, con  la The Anti-Defamation League (ADL) di New York e la AmeriCares Foundation di Stamford, Connecticut, per esempio.

E ora il magazine americano The Forward parla di lui, in una lunga intervista in cui si racconta.

Racconta di sua bisnonna, che dallo shtetl raggiunse l’America per recuperare suo marito, scomparso nel South Side di Chicago dove viveva con un’altra donna… La bisnonna scaraventò l’antagonista giù dalla finestra e poi, racconta Lee Weiner, lei e il marito si baciarono, fecero pace ed ebbero tre figli. Roba da film? Questo è niente. Il padre di Lee, figlio di padre ashkenazita e madre sefardita, voleva insegnare al figlio diversi modi di essere ebreo, compreso quello della Purple Gang di Detroit, una banda di contrabbandieri e dirottatori per lo più ebrei, nonché la Louis Lepke’s Murder Incorporated. Insomma, i gangster del mondo yiddish. La madre invece frequentava gli ambienti più di sinistra, che rappresentavano, in quella lista di diversi modi di essere ebrei, quello “del tutto ragionevole”, con annesso attivismo sociale.

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Gli aneddoti e le storie non mancano in questo resumée lungo quasi un secolo di vita da fare ingolosire i potenziali lettori. Poi c’è la storia per cui si è reso noto, quella dei Chicago7 che andremo a vedere (o abbiamo appena visto) su Netflix.  Che cos’è la politica per Lee Weiner? “Un modo di esprimere il proprio meglio. Si tratta della vita reale”, ha risposto a The Forward. E poi, conclude la sua intervista con queste parole: “Voglio che la gente sia più libera. Voglio che l’oppressione si fermi. Voglio che l’America sia migliore. In che modo?”

Il processo ai Chicago7, regia di Aaron Sorkin con Sacha Baron Cohen e Eddie Redmayne, Netflix


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