Cultura
“L’orologio di papà e altri ricordi”, un libro di Daniel Vogelmann

Una lettura del volume edito da Giuntina

Daniel Vogelmann ha la speciale capacità di dare l’impressione al lettore, mentre si immerge nelle pagine del suo libro, di avere una fotografia di famiglia tra le mani e di presentare uno per volta i protagonisti di quello scatto.
Il suo incedere intimo e colloquiale trasforma una lettura solitaria in un dialogo, entrando nelle immagini di una vita fatta di tanti familiari, città, amici, viaggi, andate e ritorni, il tutto accompagnato da un velo di tristezza che sconfina in momenti di depressione, con il fantasma sempre presente del dramma della Shoah.

Lorologio di papà e altri ricordi è un racconto delicato, un mosaico di memorie e di identità, in cui l’autore ricorda, spiega e allo stresso tempo costruisce nel presente un passato che decide di rendere duraturo, mettendolo nero su bianco e donandolo ai suoi lettori. Il libro, edito non a caso nella “collana Schulim Vogelmann”, è stato pubblicato nel gennaio 2022 proprio da Giuntina, la casa editrice che l’autore dirige. Daniel Vogelmann, nato a Firenze nel 1948, esordisce negli anni Settanta come poeta, pubblicando alcuni volumi di liriche. Nel 1980 fonda la casa editrice La Giuntina, la cui prima pubblicazione nella collana “Schulim Vogelmann”, dedicata alla memoria del padre, è stata l’opera intitolata La notte del premio Nobel Elie Wiesel (tradotta dallo stesso Vogelmann) a cui negli anni si sono aggiunti circa 1000 titoli sulla cultura ebraica. Tra le sue pubblicazioni citiamo Piccola autobiografia di mio padreLe mie migliori barzellette ebraiche, Dalla parte di Giona (e del ricino), L’orologio di papà e altri ricordi.

Come si vede dai titoli elencati, quella di Daniel è una chiara volontà di tramandare la storia di suo padre, di onorarla, di renderla materia viva. E, infatti, a proposito dell’ormai famosa opera di Elie Wiesel, sarà l’autore stesso ad affermare, quasi nelle ultime pagine del libro: «Sono passati più di quarant’anni e la Giuntina ha pubblicato circa mille libri, ma La notte resta sempre nel mio cuore. È difficile pensare che fu un caso averlo trovato in quella libreria: dal momento che l’edizione originale francese è del 1958, è come se aspettasse me per essere pubblicato in italiano. Chissà, forse qualcuno ha voluto così».
La scelta di pubblicare La notte di Elie Wiesel, viene svelata dall’autore stesso: «Era il marzo del 1980. Io ero abbastanza disperato però ancora non sapevo cosa fare della mia vita. Avevo una vaga idea di pubblicare qualche libro, ma avevo paura […] Frequentavo spesso le librerie nella speranza di trovare il libro che mi avrebbe aiutato a vivere se non a salvarmi». Le parole dell’autore conducono il lettore nella storia della sua vita, ineluttabilmente legata alla Shoah, all’angoscia per non aver conosciuto la sorellina Sissel, alla determinazione con cui porta avanti la storia di suo padre Shulim: «Mio padre si chiamava Schulim, che è una delle pronunce ashkenazite del nome ebraico Shalom (pace, armonia, completezza…) […] Quando arrivò a Firenze nel 1922 via Vienna e Gerusalemme, i suoi amici, che molto italianamente non conoscevano nessuna lingua, non sapevano come pronunciare questo strano nome. Del resto, credo che a Firenze, anzi in Italia, non ci fosse nessuno che si chiamasse così. Quindi alcuni preferirono chiamarlo Charlot o addirittura Carlo. Poi, nel 1944, diventò Szulim alla polacca nella Lista di Schindler. Tornato a Firenze senza più moglie, senza più bambina, riprese il suo vecchio nome, anche se qualche amico lo chiamava ancora Carlo».

Nel suo breve racconto, Daniel ricostruisce in un primo momento parte della vita di Shulim Vogelmann, che non sarà più Shulim ma il prigioniero numero 173484, arrestato dalla polizia repubblichina mentre tenta la fuga in Svizzera con la moglie e la figlia, arriva ad Auschwitz e riesce a salvarsi grazie alle sue capacità professionali, unico italiano presente nelle liste di Oskar Schindler, a differenza della moglie Anna Disegni e della figlia, la piccola Sissel, che non riusciranno a fare ritorno, e che ritroveremo sempre nelle pagine del libro.
Vale la pena ricordare che Shulim, tornato faticosamente alla sua vita, e dopo aver sposato nel 1947 Albana Mondolfi, nel 1948 avrà un figlio: Daniel Vogelmann, che 1980 fonderà la casa editrice Giuntina.
In conclusione, l’autore ci permette, offrendoci questo suo racconto, di entrare nelle maglie della sua vita, di ripercorrerla pagina dopo pagina, di conoscerne gli episodi felici e quelli tristi: abbiamo tra le mani un testo così bello e delicato che è difficile raccontarlo senza farsi coinvolgere emotivamente, senza pensarlo quasi come un iconotesto, come un ampio ritratto di famiglia, come un’operazione ekphrastica, come una lettura dove le immagini vengono in soccorso alle parole e viceversa.

Daniel Vogelman, L’orologio di papà e altri ricordi, pp.120, 10 euro

Eirene Campagna
collaboratrice

Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.


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