Cultura
Regno Unito, il giorno della verità: Johnson, Corbyn o stallo?

Johnson vuole la maggioranza assoluta per la Brexit, Corbyn tenta la la rimonta, ma sul Labour Party pesa, e non poco, la questione antisemitismo

Sono molte le incognite che pesano sulle elezioni nel Regno Unito che si svolgeranno oggi. Intorno alle 23 sapremo se i conservatori di Boris Johnson avranno la maggioranza necessaria per realizzare quello che in campagna elettorale è apparso come l’unico vero programma: la Brexit.

Già, la Brexit , il nodo centrale di questo ricorso alle urne. Sul tema, Corbyn, il leader dei laburisti, propone una ricetta diversa e lascia spazio per un nuovo referendum. Naturalmente, sui grandi temi economici, Johnson punta su una ricetta ultraliberista, mentre Corbyn propone un nuovo sistema di welfare, nazionalizzazioni e soluzioni ai problemi del Paese molto lontane dall’approccio del suo avversario.

Ma Corbyn, ha un problema. Anzi ne ha più di uno visto che i sondaggi non lasciano molto spazio ai suoi sogni di rimonta nei confronti di Boris Johnson. Come vi abbiano raccontato in numerosi articoli nelle ultime settimane, il leader dei laburisti non è sembrato in grado di gestire le pulsioni antisemite che aleggiano nel suo partito.

Leggi da Corbyn a Le Carré: l’antisemitismo al centro del voto nel Regno Unito

Giusto una settimana fa,  Jewish Labour Movement, che conta circa 2.500 iscritti, ha chiesto al partito laburista di riconoscere di essere ‘istituzionalmente antisemita’ e di cambiare definitivamente approccio. A inguaiare Corbyn e il Labour un dossier con decine di testimonianze  di appartenenti al Labour Party  che puntano il dito contro il leader accusandolo di aver tentato di sminuire le proteste all’interno del Labour per comportamenti o dichiarazioni antisemite.

Il punto centrale che verrà sciolto questa sera è però alla fine uno solo: avrà Johnson la maggioranza assoluta per realizzare la Brexit e governare in autonomia? Qualora così non fosse, il parlamento sarebbe di nuovo in bilico, rendendo praticamente impossibile la formazione di una maggioranza. Tutto questo, a proposito di ingovernabilità, proprio nelle ore in cui è stato confermato che Israele andrà al voto il 2 marzo 2020. Per la terza volta in un anno…


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