Cultura
Shavuot e Pentecoste

La vicinanza tra Shavuot e Pentecoste non riguarda solo le date sul calendario: come avviene anche in altri casi, il cristianesimo rilegge la festa ebraica attribuendole significati differenti, che riprendono in apparenza immagini e contenuti ebraici, ma di fatto li reinterpretano

Il 5 e il 6 giugno ancora una volta, come già era accaduto a metà aprile, il calendario ebraico e quello cristiano si toccano. Negli stessi giorni in cui si celebra Shavuot, infatti, i cristiani celebrano Pentecoste: questo non avviene per caso, perché le due feste cadono rispettivamente cinquanta giorni dopo Pesach e cinquanta giorni dopo Pasqua e quest’anno le feste di primavera coincidevano. La vicinanza tra Shavuot e Pentecoste però non riguarda solo le date sul calendario: come avviene anche in altri casi, il cristianesimo rilegge la festa ebraica attribuendole significati differenti, che riprendono in apparenza immagini e contenuti ebraici, ma di fatto li reinterpretano.

Shavuot nasce come festa agricola della mietitura del grano, come Pesach è la festa agricola della mietitura dell’orzo; entrambe le feste fanno parte degli shalosh regalim (lett. “tre passi”), cioè delle feste in cui è prescritto il pellegrinaggio al Tempio. Ma il significato più importante di Shavuot è quello storico: in questa ricorrenza, che dura un giorno in Israele e due giorni in diaspora, si fa memoria del matan Torah, il dono della Torah al Sinai, e questo collega Shavuot a Pesach. Se a Pesach il popolo di Israele esce dall’Egitto, attraversa il Mare dei Giunchi e cessa di essere un gruppo di schiavi, è solo a Shavuot, con il dono della Torah ai piedi del Sinai, che diventa davvero un popolo. Ricevendo una sorta di “carta costituzionale”, che contiene indicazioni di carattere liturgico, giuridico, etico e politico, un gruppo di schiavi liberati diventa nazione. E non è un caso che il cuore di quella “carta costituzionale” che è la Torah, le Dieci Parole, inizi proprio richiamando l’uscita dall’Egitto: «IO sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi» (Es 20,2). Se Pesach segna l’inizio della storia ebraica, il suo punto zero, Shavuot ne rappresenta il culmine, l’apice, il momento di maggiore sacralità.

Qualcosa di simile accade anche nel cristianesimo: la Pasqua commemora la resurrezione di Gesù di Nazareth, mentre Pentecoste rappresenta la nascita della chiesa. A Pasqua si fa memoria dell’evento fondativo del cristianesimo, ma tale evento è ancora solo germinale, tanto che i Vangeli narrano diversi episodi in cui anche i discepoli più vicini a Gesù non capiscono cosa stia accadendo. Cinquanta giorni dopo la resurrezione, che secondo i Vangeli accade durante la settimana di Pesach, i discepoli di Gesù sono riuniti a Gerusalemme per celebrare Shavuot e in quel momento accade qualcosa di particolare: «Mentre il giorno di Pentecoste [Shavuot] stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2,1-4).

La tradizione cristiana celebra quindi a Pentecoste l’effusione dello Spirito Santo, che rappresenta la terza persona della Trinità. Non è un caso che i cristiani collochino la loro Pentecoste proprio durante Shavuot, perché l’effusione dello Spirito Santo è una forma di rivelazione, come il matan Torah, di cui ha preso anche le sembianze esterne: «venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo […]. Apparvero loro lingue come di fuoco». Il rombo di tuono, il vento gagliardo, le lingue di fuoco ricordano da vicino il Sinai: «Al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba […]. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto» (Es 19,16.18).

Tecnicamente la Pentecoste cristiana è la “festa dello Spirito santo”, che elargisce i suoi doni, che sono sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio e che ispira gli autori cristiani ed il magistero della chiesa; Pentecoste fonda la chiesa, che è unificata proprio dallo Spirito santo. Legato alla fondazione della chiesa, che è per natura una istituzione missionaria volta a fare conoscere la predicazione di Gesù di Nazareth, è il miracolo della glossolalia che accade a Pentecoste: «cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi». I teologi cristiani dibattono su tale miracolo: secondo Hans Küng non ci sono prove certe della sua storicità, ma è probabile che si sia trattato di un’estasi mistica collettiva. Ciò che è certo è che i segni della teofania (la manifestazione di Dio) di Pentecoste sono molto simili a quelli del Sinai, ma il miracolo delle lingue è una novità ed il suo valore è essenzialmente teologico: poter parlare diverse lingue consente di comunicare con persone di diversi popoli e di convertirle. In tal modo il messaggio cristiano supera i confini dell’ebraismo e si muove verso il mondo pagano.

La prima testimonianza della festa di Pentecoste è resa da Tertulliano (155-220), che ne parla come di una festa particolare in onore dello Spirito santo; alla fine del IV secolo Pentecoste era una festa solenne ed era invalso l’uso di battezzare, alla vigilia, i catecumeni che per qualche ragione non erano stati battezzati la notte di Pasqua. Per lungo tempo la festa di Pentecoste durò più giorni: inizialmente una settimana, poi via via i giorni festivi vennero ridotti a tre, quindi a due. Nel XX secolo gran parte della chiesa cattolica ridusse Pentecoste ad una sola giornata festiva, di domenica, ma questa modifica non fu adottata in tutti i paesi cattolici, né in quelli che aderiscono alla Riforma: ancora oggi il lunedì di Pentecoste si festeggia in Francia, Spagna, Austria, Germania, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, nonché in Alto Adige.

 


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