Cultura
Shoshana Damari, la vita della regina della musica ebraica diventa un film

Il Docaviv Film Festival di Tel Aviv debutta il Primo luglio con la pellicola che racconta le vera storia della leggendaria vocalist

Queen Shoshana, il docufilm sulla vita della prima vera diva dell’entertainment ebraico, diretto da Kobi Farag and Morris Ben-Mayer, sarà l’evento di apertura del Docaviv Film Festival che si terrà a Tel Aviv dal primo al 10 luglio.

Shoshana Damari ha avuto una carriera longeva e di grande successo grazie al timbro unico della sua voce, un timbro che l’ha accompagnata per tutta la vita come dimostrano le sue ultime registrazioni, fatte nel 2005, un anno prima della sua morte, nell’album Mimaamakim di Idan Raichel.

La prima apparizione pubblica di Shoshana come cantante avvenne all’età di tredici anni. A sedici  Shosana sposò Shlomo Bosmi, che divenne anche il suo manager. Nel 1944, quando venne fondata la compagnia teatrale satirica Li La Lo, il direttore Moshe Valin, la invitò ad unirsi al cast. Quando il secondo spettacolo della troupe, intitolato “Intervista con Li La Lo”, debuttò nel gennaio 1945, Damari era già chiaramente una star. La maggior parte dei testi dello spettacolo furono scritti da Nathan Alterman e musicati da Moshe Wilensky. Tra le canzoni del programma c’era Kalaniyot (Papaveri), che ebbe un successo stupefacente e divenne la canzone simbolo della Damari. Negli anni a venire tra le canzoni interpretate da lei, scritte da Alterman e Wilensky, molte ebbero un successo straordinario. Tra queste, Be-Heder ha-Bubot, Ani mi-Zefat, Zeh Ya’avor, Be-Kharmei Teiman e Shulamit.

Shoshana Damari era nata nel 1923 nella città di Dhamar, nello Yemen. Con lo scoppio della persecuzione antiebraica nello Yemen nel 1924, la famiglia fuggì raggiungendo il porto di Aden, da dove proseguì in nave verso la Palestina per poi stabilirsi a Rishon le-Zion,

Damari si distingueva per il suo grazioso stile yemenita e per la qualità del suo canto. Moshe Wilensky, che riconobbe la particolarità della sua voce, compose per lei canzoni che le permettevano di eseguire trilli e che mettevano in evidenza le sue origini yemenite.

Dopo la dichiarazione dello Stato d’Israele, Damari apparve, accompagnata da Wilensky, nei campi di detenzione a Cipro, commuovendo con la sua interpretazione di Habaytah e Rozhinkes mit Mandlen, che cantò in yiddish. Il talento di Damari come cantante e attrice venne alla luce fin dai primi anni della sua vita. Suonava la batteria e cantava con la madre che si esibiva soprattutto nelle feste di famiglia e nei raduni della comunità yemenita in Palestina. “A quel tempo, cantavo le canzoni dello Yemen che avevo imparato da mio padre, un un insegnante di Torah yemenita], e soprattutto da mia madre, che era benedetta da una voce chiara e dolce. Ero sempre con lei quando si esibiva ai matrimoni yemeniti e in altre ricorrenze”, ha raccontato.

Nei primi anni 50, Wilensky diresse una serie di programmi radiofonici su Kol Yisrael chiamati “Pizmon ve-Zemer”. Per ciascun programma componeva una nuova canzone, eseguita da Shoshana. Tra i brani, “Mishlat Azuv”, “Ha-Ro’ah ha-Ketanah mi-ha-Gai” e “Le-Or ha-Zikhronot”. In quegli anni Damari ha anche interpretato canzoni come “Kitah Almonit”, “Shir Eres Negbi”, “Horah Mamterah”, “Rahel, Rahel” e altre canzoni scritte da Yehiel Mohar e Moshe Wilensky per la compagnia di intrattenimento Nahal dell’esercito israeliano. Le sue esibizioni e, più tardi, le sue incisioni, fecero diventare queste canzoni dei grandi successi.


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