Cultura
Teatro, musica e danza da Israele a Milano

Per lo scrittore e drammaturgo Roy Chen, “Il teatro è il nostro esercito, noi siamo soldati dell’arte”. Con queste parole si inaugura il festival “Israele: tradizione e creatività. Energie da Tel Aviv” al teatro Franco Parenti

Andava fatto. Non ci sono mai stati dubbi. Di fronte alle tragiche notizie in arrivo da Israele al Teatro Franco Parenti di Milano nessuno ha preso in considerazione l’idea di annullare la rassegna di teatro, musica, danza a incontri in programma a partire da lunedì 16 ottobre. Anzi, quel suo stesso titolo, Israele: tradizione e creatività. Energie da Tel Aviv, avrebbe potuto diventare Per Israele. Quello che Andrée Ruth Shammah, regista e direttrice artistica del teatro dichiara alla presentazione dell’iniziativa curata dall’Associazione Pier Lombardo, si può riassumere così: “Non siamo qui per dare spiegazioni, ma per approfondire. Il nostro è il territorio delle domande, non delle risposte”. E se il male arriva dalle semplificazioni, dalle risposte affrettate a domande gigantesche, questo è il momento di affrontare la complessità. Anche attraverso il sorriso donato da spettacoli divertenti. Le fa eco Roy Chen, scrittore, traduttore e drammaturgo stabile del teatro Gesher, tra i principali di Tel Aviv, supervisore artistico della rassegna. Intervenuto in collegamento video durante la presentazione alla stampa, l’autore non nasconde il proprio dolore, ma neppure quella luce che si deve sempre saper trovare e accendere nel buio. “Si potrebbe pensare che non sia il momento per un festival. C’è ben poco da festeggiare. Ma si deve affermare la vita contro la morte. Il teatro è il nostro esercito, noi siamo soldati dell’arte. Il teatro è la nostra sinagoga secolare, una comunità che riunisce tutte le religioni, le culture e le età”.

Bando alle polemiche sterili, dunque. È quanto sostiene anche il rabbino capo della Comunità ebraica di Milano Rav Alfonso Arbib, che ricorda la capacità che il popolo ebraico ha sempre avuto di occuparsi della luce anche nei momenti più bui, di mantenere saldo il riferimento alla Torah anche nelle situazioni più drammatiche di persecuzione e di fuga. Supervisore del ciclo di conferenze che a partire dal 5 novembre affiancheranno per cinque domeniche gli spettacoli e le performance in programma, il rabbino ha introdotto gli incontri che vedranno protagonista la complessità della cultura ebraica, affrontata da studiosi e divulgatori. Si partirà dal rapporto tra intelletto, emozioni e sentimenti, passando poi allo spesso malinteso rapporto tra amore e giustizia e, la settimana successiva, al tema di “essere comunità”. Sarà affrontata anche l’ermeneutica con l’incontro dedicato al Midrash, mentre nell’ultima data si parlerà di ebrei ed ebraismo nella cultura contemporanea. Complementari al ciclo di spettacoli, gli incontri punteranno a rendere più comprensibile a un pubblico il più vario possibile lo spirito che anima la stessa produzione teatrale e performativa israeliana. Uno spirito, sottolineano gli organizzatori, fondato sulla capacità ebraica di sopravvivere e di guardare al futuro mantenendo il legame con le radici storiche e tradizionali.

La capacità di sorridere attraverso le lacrime e la proprietà terapeutica del teatro, guaritore di “un mondo malato trasformato in un reparto chiuso” viene sottolineata più volte da Roy Chen, protagonista dell’incontro in programma il 17 dicembre e autore del testo Chi come me che sarà messo in scena da Andrée Ruth Shammah. In programma al Parenti nel prossimo febbraio, la pièce inaugurerà la nuova sala LEI raccontando il percorso creativo intrapreso da cinque adolescenti del reparto giovanile di un ospedale psichiatrico di Tel Aviv nel mettere in scena uno spettacolo scritto e recitato a partire dalle proprie esperienze personali. Nonostante il dramma che sta vivendo il suo popolo, il drammaturgo ricorda di avere solitamente un animo allegro, amante del vivere in comunità. Convinto che il teatro non esista senza il pubblico e che le persone ne traggano a loro volta un’energia liberatrice quanto mai necessaria, dimostra di essere un ottimo esempio di quello spirito entusiasta e creativo che permea la sua Tel Aviv, una città che lui dichiara “aperta a tutti, moderna, liberale”.

È con questo spirito che dunque lunedì 16 si aprirà il ciclo di incontri dedicato al teatro di Tel Aviv, Progetto Speciale organizzato con il contributo del Ministero della Cultura e il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Il primo appuntamento sarà musicale, con The classic transgressive, concerto di Yakir Arbib. Figlio di un rabbino, l’artista è pianista e compositore, noto per la sua capacità di improvvisare e di fondere la musica classica al jazz. Ipovedente, ha sempre percepito il mondo come una tavolozza sonora, vedendo i colori attraverso i suoni e creando sonorità che si diffondono attraverso i sensi.
Dal 17 ottobre e fino al 5 novembre sarà invece la volta di Pizzeria Kamikaze, adattamento di Francesco Brandi del racconto che dà il titolo a un libro di Etgar Keret, storia macabra e paradossale di un suicida che si ritrova a vivere in un mondo parallelo popolato da personaggi che, come lui, si sono tolti la vita. La regia è di Mario De Masi. L’autore del testo, tra i più apprezzati rappresentanti dell’attuale generazione di scrittori israeliani, avrebbe dovuto essere ospite della rassegna domenica 22 ottobre, ma ha dovuto annullare la sua partecipazione per una serie di letture da tenere in Israele.
Non è uno spettacolo teatrale ma un incontro volto a comprendere le forze oggi in campo nell’ebraismo l’appuntamento di giovedì 26 con il libro La questione ebraica nella società postmoderna: un itinerario tra storia e microstoria. L’autore Emanuele Calò ne parlerà con Claudia Fellus moderato dal giornalista Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Associazione Italiana Pro Israele.

L’11 e il 12 novembre sarà la volta di The most boring show in the world, performance dell’artista multidisciplinare Renana Raz, che coinvolgerà il pubblico in uno spettacolo di danza che, provocatoriamente, lo metterà di fronte alla noia, una componente spesso negata e rifuggita ma imprescindibile della nostra vita.
Gli spettatori saranno chiamati a diventare coprotagonisti anche dello show Control Freak del mimo e clown Kulu Orr. Attraverso una raffinata tecnologia incorporata nei costumi e in futuristici strumenti musicali, il regista e performer suonerà dal vivo e monterà video in tempo reale trasportando il pubblico in una sorta di circo postmoderno.
L’ultimo spettacolo in programma si intitola Grannies, sottotitolo A freestyle comedy, ed è stato ideato da Shirili Deshe, che ne cura anche la regia. Interpretato da quattro attori e un’attrice, è un drag show che mette in scena le danze e i canti di quattro anziane signore ospiti di una struttura di residenza assistita affiancate dalla loro infermiera. Divertente e commovente insieme, lo spettacolo rende omaggio agli anziani e alle loro lunghe vite attraverso personaggi bizzarri e ottimisti. Forti di quella luce ed energia capaci di combattere il buio e la sofferenza grandi protagonisti dell’intera rassegna, andranno in scena nelle serate del 19 e 20 dicembre.

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


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