Joi in
Teheranangeles, il lato persiano di Los Angeles

Storie multiculturali dalla California, all’insegna dell’unione

Los Angeles accoglie una delle più grandi comunità ebraiche persiane del mondo, al punto da essersi guadagnata l’epiteto di Teheranangeles. Ma per chi abita anche solo a un’ora di macchina da lì, è un pianeta da scoprire. Come racconta Donna Maher, ebrea persiana cresciuta a Oranga County, del suo arrivo a Los Angeles: uno shock culturale. Così lo definisce nel suo racconto, pubblicato dal magazine Alma.

“Shock culturale. Questo è il modo migliore per descrivere come mi sono sentita quando mi sono trasferita a Los Angeles poco più di dieci anni fa. Sono cresciuta a solo un’ora di macchina a Orange County, ma in qualche modo mi sentivo come se mi fossi trasferita in un mondo diverso. In un certo senso era così. Come ebrea persiana cresciuta al di fuori della comunità ebraica iraniana, all’inizio mi sentivo un po’ fuori posto a Tehranangeles“.

Come molte altre famiglie iraniane, la sua ha lasciato il paese all’inizio della rivoluzione islamica del 1979. E una volta raggiunta l’America, ha conservato con cura le proprie tradizioni. “Sapere che i miei genitori sono venuti in America perché io potessi tranquillamente praticare e osservare l’ebraismo, mi ha tenuto vicino alle mie radici”, spiega Donna Maher. “Il mio background ebraico persiano era parte della mia vita familiare: parlare la lingua con i miei genitori, preparare gli scalogni per il Dayenu al seder di Pesach, e naturalmente i gondi, i ravioli di ceci, da mangiare ogni venerdì sera per lo Shabbat”.

Ha frequentato la scuola religiosa e più tardi una scuola ebraica Chabad, ma il filo conduttore di queste realtà, come quelle sinagogali, era ashkenazita. “Ho imparato a mangiare il kugel, a cantare le diverse melodie e, naturalmente, a far cadere occasionalmente un “oy vey” qua e là. Questi rituali insieme alle pratiche a casa mi sembravano il “mio ebraismo”. E mi piaceva”, commenta l’autrice. Poi il trasloco a Los Angeles.

“Mesi dopo essermi trasferita, stavo sfogliando una rivista quando vidi un annuncio di Estee Lauder in persiano. Ricordo di essermi girata verso mia madre e di aver chiesto: “Uh, ci siamo trasferiti in Iran?”. Mi sentivo come uno straniero in una terra straniera, anche se la sua gente parlava letteralmente la mia stessa lingua. Ero confusa e turbata. Mi ero resa conto che, a parte le esperienze familiari, fino a quel momento la vita che conoscevo della comunità ebraica era filtrata da una prospettiva ashkenazita. Ed era venuto improvvisamente il momento di confrontarmi con le mie radici ebraiche persiane”.

Similitudini e differenze tra comunità ashkenazite e mizrahi sono così emerse chiaramente e hanno finito per comporre un puzzle interessante all’insegna della bellezza. Sicuramente all’insegna dell’unione: Donna Maher del multiculturalismo ha fatto uno stile di vita. “Il mio viaggio alla scoperta di me stessa mi ha portato a cambiare carriera per lavorare nello spazio no-profit ebraico. Oggi dirigo l’iniziativa Y&S Nazarian presso la Federazione ebraica di Greater Los Angeles, con l’obiettivo di onorare l’eredità, la cultura e i rituali ebraici iraniani nella Los Angeles ebraica. Da bambina a Orange County, non avevo capito che avrei potuto condividere le mie usanze ebraiche iraniane con il resto della comunità ebraica di cui facevo parte – quello che capisco ora è che questo processo è qualcosa che dobbiamo fare insieme come una comunità ebraica unita“.

 

 


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