Cultura
“We fight to build a free world”, una mostra a New York

Il Jewish Museum mette in mostra l’arte contro l’ingiustizia in un’esposizione curata dall’artista Jonathan Horowitz

Quali sono le risposte che l’arte ha dato alle ingiustizie sociali? Jonathan Horowitz cerca di dare una risposta nell’esposizione We fight to build a free world, in scena al Jewish Museum di New York dal 20 marzo. Nei panni del curatore, Horowitz, conosciuto come artista per le sue commistioni tra pop e arte concettuale, in una sorta di deflagrazione che mette a nudo il legame tra cultura del consumo e coscienza politica, ha raccolto i lavori di diversi artisti realizzati dagli inizi del ventesimo secolo a oggi.

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Si parla di xenofobia, antisemitismo e autoritarismo, ma anche di immigrazione, assimilazione e identità culturale attraverso circa 80 opere tra video, scultura, pittura e fotografia, incluso il realismo sociale americano degli anni ’30 e ’40, alcune opere recenti del curatore stesso e manifesti commissionati su misura per la mostra a illustratori contemporanei come Judith Bernstein, Marcel Dzama, Rico Gatson, Kim Gordon and Jason Smith, Cheyenne Julien, Christine Sun Kim, Guadalupe Maravilla e Marilyn Minter.

Perché il percorso procede per contrappunti e giustapposizioni, in un dialogo costante tra presente e passato, tra Horowitz e altri artisti, tra forme espressive diverse che includono artisti come Asco, Huma Bhabha, Enrique Chagoya, Robert Colescott, Phillip Evergood, Luis Jiménez, Rebecca Lepkoff, Glenn Ligon, Abraham Manievich, Bernard Perlin, Adrian Piper, Fritz Scholder, Jaune Quick-to-See Smith, Henry Sugimoto, Kara Walker, Andy Warhol, Max Weber e Charles White.

 

We fight to build a free world, Jewish Museum di New York dal 20 marzo al 2 agosto.


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