Al Mart di Rovereto, fino al Primo Maggio, le opere del grande pittore triestino deportato e morto in un campo di concentramento
Una vita spezzata, quella del pittore Arturo Nathan (Trieste 1891- Biberach an der Riss 1944), cui il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) dedica una esposizione inaugurata il Giorno della Memoria 2022.
Spezzata perché, in quanto di famiglia ebraica, egli viene mandato al confino nelle Marche (1940- 1943), per poi essere trasferito nel campo di Carpi, è poi deportato in Germania, prima a Bergen-Belsen e successivamente a Biberach an der Riss dove viene ucciso.
I temi della sua pittura sono sostanzialmente quelli della ricerca di sé, del senso della vita, della identità, del rapporto tra sé e il mondo. Ciò che rivela questi contenuti sono stati psichici, come la malinconia, la solitudine, il senso di estraniamento proprio dell’esiliato e inoltre l’ascesi e la meditazione che sono anche le dimensioni del suo lavoro interiore. La mostra presenta una ventina di dipinti (dal 1921 al 1938), una piccola antologia che rende in modo esauriente la complessità e la densità della sua opera. Arturo Nathan si forma nella Trieste mitteleuropea degli Anni Venti. Il padre, di nazionalità inglese, lo indirizza a studi commerciali, ma il ragazzo nel 1911 si iscrive a Genova alla facoltà di Filosofia. Allo scoppio della prima guerra mondiale, in quanto cittadino britannico, si trasferisce a Londra dove matura una sensibilità che lo porta a definirsi obiettore di coscienza.
Tornato a Trieste, nel 1919, frequenta gli atelier dei pittori Slataper e Zangrando e si iscrive alla Scuola libera di nudo del Circolo artistico della città. È sollecitato alla pittura dal suo psicanalista Edoardo Weiss, allievo di Freud, al quale si era rivolto per una grave crisi depressiva. La ricerca di sé che è lo scopo dell’analisi insieme alla liberazione di sé, si intreccia con la pratica pittorica che il giovane Arturo interpreta con grande maestria. La sua opera viene da subito riconosciuta e apprezzata dalla critica e dagli artisti, quali Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, fra gli altri. La notorietà arriva con le prime esposizioni ( Venezia, Biennale 1926 e anche anni successivi fino al 1936; Milano, Galleria Milano, 1929, ecc….).
È proprio Carrà a sottolineare la dimensione della fantasia come “motore della creazione artistica “. Fantasia come qualità e dote da riconoscere, conservare e alimentare tutta la vita come risorsa che parte dal reale per assumerlo, elaborarlo e farne parte dell’io; e ancora, il sogno come struttura psichica dell’esistere che funziona come recettore del reale, alimento del’io, della coscienza (psicanalisi). Uno dei dipinti che sollecitano l’attenzione critica di Carlo Carrà è Cavallo smarrito( 19), che rimarca il “valore plastico” della pittura di Nathan che peraltro è intessuta di una profonda malinconia: il cavallo, elemento simbolico che accompagna la civiltà dell’uomo nelle rappresentazioni pittoriche, è qui visto come smarrito, cioè perduto, come a dire che la storia è naufragata. Chiarissimi sono i richiami alla cultura romantica, soprattutto di area tedesca e i riferimenti all’arte classica che manifestano la profonda influenza di Giorgio De Chirico. Eloquenti sono a questo proposito Solitudine (1930) e Il cavallo morente (1932), Nave a rimorchio (1934) perché riassumono in modo struggente la contemplazione della fine delle cose.
La mostra di Arturo Nathan conclude il percorso espositivo del Mart dedicato alla pittura italiana del XX secolo. Una coabitazione coerente che dà luce e senso a un pittore dimenticato per tanti anni e nello stesso tempo arricchisce la percezione degli straordinari esemplari, quali quelli di De Chirico, Casorati, Carra ‘, Sironi, ecc…., della collezione permanente. È interessante sapere che nel museo di Belle Arti di Tel Aviv sono conservate, dalla data di inaugurazione (1932), due opere di Nathan giunte grazie all’interessamento del pittore ebreo russo, Jakov Zirmunski che gli dedicò una monografia alla Quadriennale di Roma nel 1948. Da allora un lungo silenzio. Peccato che nella recente mostra milanese dedicata al Realismo magico non sia stato presentato nessun dipinto di Nathan.
Un’occasione perduta. Arturo Nathan Il contemplatore solitario, a cura di Alessandra Tiddia, Mart Rovereto, 22 gennaio-1 maggio 2022.
Sandra Sicoli, storica dell’arte, ha lavorato presso la pinacoteca di Brera e la soprintendenza alle Belle arti di Milano.
Pierpaolo Nicolini, architetto, docente di Storia dell’arte