“Grazie Benny Gantz, ma addio”: è questo il titolo di un articolo apparso su The Jerusalem Post che analizza i motivi della debacle del leader di Blue and White
“Che gli equilibri politici fossero fragili era chiaro a tutti, non meno del fatto che l’alleanza di governo tra Likud (36 seggi) e Kahol Lavan (33 seggi) costituisse una sorta di impianto artificiale, destinato a cadere ben presto. La previsione avanzata a marzo dagli analisi, ad urne chiuse e a negoziazioni in corso, era che qualsiasi governo che avesse previsto una staffetta tra l’attuale premier Benjamin Netanyahu e un altro leader politico, non avrebbe avuto lunga vita. Puntualmente si è verificata la profezia, senza neanche attendere la conclusione “naturale” del mandato del capo del Likud, prevista per l’ottobre del 2021″ ha scritto per Joimag Claudio Vercelli entrando nel merito della quarta tornata elettorale in Israele in soli due anni.
Un ritorno alle urne che non garantisce per nulla la formazione di un esecutivo stabile, ma che chiarisce al di là di ogni dubbio chi è il vero sconfitto di questo stagione politica: Benny Gantz. Un insuccesso quello dell’ex capo di stato maggiore dell’esercito che ha tracollo anche la sua fragile formazione politica. “Il leader bianco e blu passerà alla storia come la persona che ha tradito i suoi sostenitori infrangendo la promessa di non unirsi a una coalizione guidata da un primo ministro che è stato accusato di corruzione, frode e violazione della fiducia. Ci sono voluti solo sette mesi per far crollare questa empia alleanza, e Gantz dovrebbe trarre le necessarie conclusioni e ritirarsi da una vita politica alla quale era così palesemente inadatto” commenta senza mezzi termini The Jerusalem Post.
I sondaggi dicono che Blue and White è un’alleanza in dissoluzione e che a contendere il primato dei voti al Likud potrebbe essere New Hope la nuova formazione politica di Gideon Sa’ar. Come ci spiega Claudio Vercelli: “Sa’ar, l’8 dicembre scorso ha depositato nome e logo della sua nuova creatura, New Hope, alla quale si sono da subito uniti i due membri alla Knesset di Derekh Eretz (formazione a sua volta nata nel marzo di quest’anno), Yoaz Hendel e Zvi Hauser, insieme ai likudnikim Yifat Shasha-Biton, Michal Shir Segman, Sharren Haskel e Ze’ev Elkin (quest’ultimo più volte ministro e già consulente del premier; nella sua lettera di congedo ha affermato, rivolgendosi in prima persona al suo vecchio interlocutore, che: ‘sono ormai convinto che i tuoi interessi personali e i capricci del circolo più ristretto che ti sta attorno giochino il ruolo centrale nel processo decisionale. La mia fiducia in te e nei tuoi obiettivi si è spezzata: il tuo tornaconto è mischiato al bene della nazione e spesso lo scavalca’)”.
A questo proposito, in un articolo dal titolo esplicito, “Thank you Benny Gantz, but goodbye” Jeff Barak dalle colonne di The Jerusalem Post commenta: “Con l’adesione di Elkin al New Hope Party di Gideon Sa’ar, il tradizionale elettore del Likud, stanco delle svergognate bravate di Netanyahu, ha finalmente una vera alternativa. New Hope offre a questi elettori un programma di destra senza compromessi – più di quanto lo sia mai stato Netanyahu – senza il fetore di corruzione e clientelismo che circonda il Likud di oggi. E, cosa più importante, sia Sa’ar che Elkin possono essere sicuri che manterranno la loro parola di non sedere con Netanyahu in un futuro governo di coalizione“.