Voci Strano ma ebreo!
Brodo di pollo: la panacea delle yiddische mame

Il brodo di pollo, la penicillina ebraica, la cura per ogni male, dalla malinconia alla lebbra, quello preparato alla maniera della nonna, entra di prepotenza nella modernità ebraica: dallo shtetl al campus.

È noto, dispiace dirlo, che l’Ebraismo non è una religione per polli. Il pollo e la gallina pagano un pesante tributo in termini di onori ed oneri. Lasciamo perdere la faccenda della kapparoth, rituale minoritario e molto discusso (non ho mai conosciuto nessuno che alla vigilia di Kippur si facesse roteare più o meno delicatamente un pollo sopra la testa per trasferirgli i propri peccati prima di lessarlo), e parliamo invece del brodo di pollo, la penicillina ebraica, la cura per ogni male, dalla malinconia alla lebbra.
Il brodo di pollo alla maniera della nonna entra di prepotenza anche nella modernità ebraica: dallo shtetl al campus. Negli Stati Uniti una serie di enti benefici offre un servizio di pronto soccorso a domicilio agli studenti universitari ebrei lontani da casa e malati nel corpo o nell’anima. Un vostro amico ha l’influenza o è stato mollato dalla fidanzata? Avete il mal di stomaco, la depressione, dolori mestruali? Compilate il modulo on line di Jewish Penicillin Hotline, Chicken Soup Hotline, Chicken Soup for the Sick – c’è solo l’imbarazzo della scelta – e il farmaco salvavita ancora una volta salverà una vita.

Ma adesso facciamo finta che sia Pesach. Facciamo finta di essere il figlio malvagio e poniamo la domanda: in cosa questo brodo è diverso da tutti gli altri liquidi?
La scienza purtroppo non è ancora riuscita a stabilirlo, nonostante i quasi 1000 anni di generosi tentativi, da Maimonide in poi. Si sa, lo dice l’osservazione in vivo, che accresce la velocità e la fluidità del muco nasale, con tutti i benefici del caso. Non si sa però quale ne sia il vero motivo.

Le difficoltà della ricerca si leggono in un memorabile articolo degli israeliani Abraham Ohry e Jenni Tsafrir, pubblicato nel 1999 sul Canadian Medical Association Journal. Nell’articolo i due autori chiedevano all’Organizzazione Mondiale della Sanità di inserire il brodo di pollo nella lista dei farmaci essenziali, in quanto rispondente ai quattro principi fissati dall’OMS: è efficace, la sua efficacia è provata, è flessibile e guarda avanti. A questa richiesta seguiva l’ammissione dell’assenza di test clinici: come risolvere la questione del placebo, chi mai non si accorgerebbe di essere finito nello sfortunato gruppo di controllo, destinato al brodo di dado, o all’acquetta calda?  I due ricercatori accennavano anche a un problema etico: come pensare di privare qualcuno di un brodo di pollo, sia pure in nome della scienza?
La soluzione proposta era quella di lasciar perdere i test, di dare credito a generazioni di guaritori e pazienti e all’immensa popolarità del farmaco in questione.

L’articolo è tuttora molto citato. È da segnalare la gaffe terrificante che fu fatta all’epoca, illustrando l’articolo con l’immagine di una lattina di zuppa Campbell: un’offesa mortale alle nonne e alle mamme, che non passò certo inosservata tra i lettori.

 

P.s. : Anche se il brodo di pollo è ashkenazita durante la stesura di questo articolo non è stato maltrattato alcun sefardita.

 

Marina Morpurgo
Redazione JOI Mag

È nata a Milano nel 1958 e da allora ha deluso quasi tutte le aspettative, specie quelle relative a peso e altezza. Manca di senso del tragico, in compenso riesce a far ridere – purtroppo anche quando non è nelle sue intenzioni. Ex giornalista (“l’Unità”, “Diario”), ora traduttrice, ha scritto sette libri per ragazzi e alcuni manuali scolastici. E quattro libri per adulti, di cui l’ultimo è “È solo un cane (dicono)”, pubblicato da Astoria, e in cui racconta come la sua famiglia si salvò dal nazifascismo.


4 Commenti:

  1. Le tue storie.
    Le storie del tuoi cani
    Sono entrate nei racconti destinate a mio nipote.
    Ridiamo come matti . Non di te , sia ben inteso. Ridiamo con te.
    Insomma (come diceva il fidanzato di Entichetta) ti diamo in pizzico di immortalita.
    Un abbraccio.
    Carla.


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