Hebraica Festività
Dal convivium al Seder: le radici classiche di Pesach

Obbligo di bere, mangiare, leggere e imparare. Storia di una tradizione, quella del Seder, che ha radici lontane e influenze “classiche”. Riguardarsi Platone per credere.

Uno dei momenti fondamentali dell’anno ebraico, e certamente della festa di Pesach, è la celebrazione del Seder. Il primo testo in cui il Seder venga esplicitamente menzionato è la Mishnah (Pesachim X,5), in cui Rabban Gamaliel il Vecchio, che visse nel I secolo e.v. e fu Presidente del Sanhedrin, disse: “Uno che non dice queste tre parole: Pesach, Matzah e Maror, non ha assolto il suo obbligo”. Questa citazione, che confluirà anche nell’Haggadah, ci aiuta a comprendere come il Seder (o almeno un suo abbozzo) venisse già celebrato in età ellenistico-romana.

Molti storici nell’ultimo secolo hanno notato come la struttura del Seder stesso debba molto alla struttura dei banchetti dell’antichità greco-romana, che erano organizzati in tre principali momenti: il gustus (antipasto), la cena, le secundae mensae (dessert).

Al gustus dei banchetti romani corrispondono le fasi del Seder che vanno dal Qaddesh al Jachatz, in particolare il consumo del Karpas che di solito, almeno in Italia, è lattuga. La lattuga è anche uno dei vegetali che, come ci ricorda la Mishnah (Pesachim II,6), può essere utilizzata per assolvere il precetto delle erbe amare: gli altri sono “indivia o cicoria, picridio, eringio e sonco (il maror vero e proprio)”, anche mescolati insieme. Il karpas però potrebbe anche essere sedano o qualsiasi altro tipo di verdura: esso infatti è la conseguenza dell’usanza greco-romana di mangiare antipasti a base di verdura (lattuga, sedano, rape o altro) prima della cena.

La cena, che veniva consumata stesi su lettini bassi coperti di materassi, cuscini e coperte, da cui l’abitudine di bere i quattro calici appoggiati sul gomito sinistro, era composta di almeno tre portate di carne o pesce. Ad essa, nel Seder, corrisponde il consumo di matzot, carne, lattuga e charoset.

Durante le secundae mensae o subito dopo, aveva luogo la comissatio: il simposio vero e proprio, in cui la conversazione poteva vertere su diversi argomenti, seri o faceti. L’esempio più noto che la letteratura classica ci offra in proposito è il Simposio di Platone, in cui bevendo (con moderazione, perché i convitati si erano già ubriacati la sera precedente) e discutendo dopo un banchetto, Socrate insegna alcune delle sue dottrine più importanti ai convitati. Non era raro che i temi trattati durante i simposi fossero di carattere spirituale, morale e filosofico: Senofane ad esempio scrive i suoi poemi, in cui critica Omero e propone una visione più alta di Dio, proprio per dei simposi; Teognide compone le sue massime morali per le stesse occasioni e spesso i filosofi utilizzano questo metodo educativo nelle loro scuole.
Nel Simposio platonico non manca neppure la figura dell’ospite, infatti Socrate, mentre si sta recando al banchetto pulito, agghindato “e addirittura con i sandali ai piedi”, incontra Aristodemo e gli propone di unirsi a lui, benché non sia stato invitato dal padrone di casa. Agatone, quando vede giungere l’ospite inatteso, lo accoglie con le parole: “O Aristodemo, arrivi proprio al momento giusto, se è per cenare con noi. Se, invece, sei venuto a fare qualche altra cosa, rimandala ad altro giorno”. Impossibile per noi non sentire una eco di queste parole nell’invito con cui si apre il Seder: “Chi ha fame venga e mangi; chi ha bisogno venga e faccia pasqua”. Anche la consuetudine di spiegare le parole centrali del Seder, pesach, matzah umaror, sollevando il piatto che li contiene quando li si nomina (Pesachim 116b), ha un parallelo nel racconto che Macrobio fa dei Saturnali, quando scrive: “Simmaco prese alcune noci in mano e chiese a Servio la ragione e l’origine dei diversi nomi che venivano dati loro”.

La comissatio dei banchetti romani aveva spesso un alto valore educativo e non di rado era introdotta da domande che, secondo Plutarco (contemporaneo dei cinque saggi riuniti a Bnei Baraq di cui parla l’Haggadah), dovevano essere “facili, i problemi affrontati dovevano essere noti, le questioni piane e familiari, non intricate ed oscure, cosicché non vessassero né spaventassero i meno colti”.

La comissatio dei banchetti romani aveva spesso un alto valore educativo e non di rado era introdotta da domande che, secondo Plutarco (contemporaneo dei cinque saggi riuniti a Bnei Baraq di cui parla l’Haggadah), dovevano essere “facili, i problemi affrontati dovevano essere noti, le questioni piane e familiari, non intricate ed oscure, cosicché non vessassero né spaventassero i meno colti”. L’organizzazione del simposio attraverso una struttura di domande e risposte (come nel dialogo platonico) che non escludesse chi era meno istruito, ha un preciso parallelo nell’inizio dell’Haggadah per mezzo delle domande del bambino. La principale differenza del Seder di oggi rispetto ai banchetti antichi sta nel fatto che il racconto, la discussione, la parte educativa viene posta prima e non dopo la cena. È abbastanza strano che i bambini si stupiscano per non avere mangiato pane lievitato e per avere mangiato verdure amare e charoset… se non hanno ancora mangiato! La ragione di questa stranezza sta nel fatto che probabilmente fino alla distruzione del Tempio la parte narrativa del Seder aveva luogo dopo la cena, quando i cibi erano già stati consumati, i gesti compiuti ed era possibile domandare, spiegare ed istruire fino all’alba, esattamente come si faceva nei banchetti romani. Dopo la distruzione del Tempio, però, la narrazione dell’uscita d’Egitto diventa più importante della cena (in cui peraltro manca la parte essenziale, ossia l’agnello pasquale) e dunque viene anteposta ad essa.

Questa modifica nella struttura del Seder mostra in modo molto chiaro una caratteristica tipica del rapporto ebraico con l’ambiente circostante: nel corso dei secoli, l’ebraismo assume da altre culture varie forme e strutture espressive (in questo caso la struttura del simposio di epoca ellenistico-romana), ma le rimodella in base alle proprie esigenze e le riempie di contenuti che in alcuni casi possono essere anche molto distanti dall’originale.

 

Per approfondire:

https://www.thoughtco.com/the-origins-of-the-seder-2076949


1 Commento:


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.