itinerari
Doppeltür, le case a doppia porta nel cantone svizzero dell’Argovia

Un’idea di convivenza ebraico cristiana nella svizzera settecentesca

Oggi in tutta la Svizzera vivono meno di 18mila ebrei, approssimativamente lo 0,2 per cento della popolazione complessiva. Nonostante si tratti di una minoranza, si tratta comunque di una realtà sociale, culturale e religiosa fortemente variegata al suo interno che mantiene un forte impatto nei più diversi ambiti della vita nazionale. Le ragioni di tale influenza vanno cercate nel valore dei suoi singoli rappresentanti quanto nella lunga storia di questa seppur piccola comunità.

Presenti sul territorio elvetico fin dall’epoca antica, pare che gli ebrei vi fossero arrivati già con i Romani, lasciando come prima (e unica) testimonianza un anello che riproduceva una Menorah trovato ad Augusta Raurica, nel semicantone di Basilea Campagna, e risalente al IV secolo. Passando alla Borgogna del regno di Francia, che comprendeva vaste aree che oggi appartengono a Berna e al Giura, ci sarebbero stati ebrei già all’inizio del VI secolo. Più avanti, nei primi del XIII secolo, si hanno prove di vita ebraica in molte città svizzere, da Basilea a Berna, da Ginevra e Zurigo.

Per tutto il Medio Evo la presenza degli ebrei sarebbe stata accolta con ogni sorta di discriminazione e limitazione sia sociale sia professionale. Costretti a lavorare come prestatori, dopo secoli di persecuzioni, espulsioni e violenze, specie nei periodi di peste, nel XV secolo avrebbero perso la loro importanza anche nel campo del prestito di denaro, finendo con l’essere espulsi nel 1491 da quasi tutto il territorio della vecchia Confederazione. Gli unici luoghi in cui continuarono a essere tollerati furono i territori rurali e, a partire dal 1600, alcuni centri della contea di Baden. In particolare, gli insediamenti riguardavano l’attuale cittadina di Endingen, fino al 1945 chiamata Oberendingen, e Lengnau, dove si hanno notizie scritte a partire dal 1622.

È in questo periodo che iniziano a delinearsi alcune aree a prevalenza ebraica. Parliamo di tutta la valle del fiume Surb, nel Cantone di Argovia, nella Svizzera più settentrionale, dove le famiglie espulse dai comuni del resto del Paese avevano trovato accoglienza. Certo, non tutto era roseo: i permessi di residenza e di circolazione venivano conferiti mediante appositi salvacondotti e lettere di protezione a fronte del pagamento di imposte elevate, generalmente concesse per un periodo di 16 anni. In cambio, gli ebrei potevano partecipare ai mercati, al commercio di bestiame e cavalli, a quello ambulante e all’intermediazione immobiliare. Dal 1776 i villaggi di Endingen e Lengnau finirono con l’essere gli unici luoghi di aggregazione ebraica possibile in tutto il territorio elvetico.

Entrambe le comunità possedevano da circa 30 anni le proprie sinagoghe, fornendo tra l’altro un modello architettonico alle 21 sinagoghe costruite in seguito in Svizzera, mentre nel 1750 avevano ottenuto il permesso di costruire un cimitero a metà strada tra i due centri abitati, ormai chiamati comunemente “villaggi ebraici”. Anche la convivenza con i cristiani sembrava organizzata in maniera più pacifica che altrove, quasi collaborativa, tanto da portare anche un vivace scambio culturale con la popolazione non ebrea che, sembra, avrebbe adottato persino espressioni dallo yiddish.

Altra prova di eccezione a una comune regola di intolleranza e discriminazione sono le cosiddette Doppeltür, case a doppia porta, l’una per gli ebrei, l’altra per i cristiani. Diffuse sia a Endingen sia a Lengnau, queste particolari abitazioni con due ingressi identici e affiancati sono oggi considerate non come un segno di divisione bensì come un modo per aggirare una legge del 1776, quel “mandato contro gli ebrei” che proibiva a ebrei e cristiani di vivere sotto lo stesso tetto.
Quanto mai attuale e sentito, l’argomento della convivenza e tolleranza nella diversità nel 2017 ha dato vita all’associazione Doppeltür e a un omonimo progetto dedicato alla mediazione tra culture e religioni. Sostenuto dalla Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) nell’ambito della tutela del patrimonio culturale ebraico, il progetto Doppeltür fa riferimento proprio all’esperienza unica di convivenza ebraico-cristiana nella Valle della Surb argoviese.

Tutto avrebbe avuto inizio nel 2013, quando l’edificio che ospitava l’ex panificio di matzot di Lengnau era stato demolito per fare posto a un palazzo residenziale. Ne era nata una accesa discussione tra associazioni ed enti locali su come tutelare la straordinaria storia giudeo-cristiana di questi luoghi e impedire che andasse perduta insieme al suo messaggio. Per promuovere il dialogo e fare conoscere a tutti la realtà unica di questi paesi, che nel 1840 erano giunti a contare circa 500 ebrei per 800 cristiani per Lengnau e 1000 abitanti per ciascuna religione a Endingen, nel 2019 è stata così acquistata una casa di tre piani a doppia porta nel centro del paese di Lengnau. Futuro centro visitatori, luogo di dialogo sotto forma di eventi e workshop, la casa dovrebbe aprire le sue doppie porte nel 2024 e sarà gestita in tutte le sue iniziative dall’associazione Doppeltür, che si occuperà anche del Sentiero Culturale Ebraico, altro importante mezzo di promozione del patrimonio culturale locale.

Ideato dal giornalista argoviese Roy Oppenheim (sostenitore anche dello stesso progetto Doppia Porta) e inaugurato nel 2009 dall’ex consigliera federale Ruth Dreifuss, il Jüdische Kulturweg Endingen-Lengnau consente ai visitatori di questa zona della Svizzera di conoscerne l’importante storia ebraica. Partendo dal centro di uno dei due villaggi, entrambi dotati di un tabellone con la riproduzione della pianta del percorso, i visitatori potranno seguire un itinerario che in circa 2-3 ore farà loro toccare i principali siti storici, religiosi e civili legati alla vita ebraica locale, ciascuno accuratamente illustrato da pannelli in inglese e tedesco. Previo appuntamento e, dove necessario, accordo con guide e responsabili, si potranno così individuare non solo le case a doppia porta, ma anche visitare le sinagoghe, i bagni rituali (mikveh), le scuole e il Cimitero ebraico di Endingen, posto in realtà tra questo e l’altro villaggio e ritenuto il più grande e antico della Svizzera.

Per chi, prima di partire, volesse infine approfondire la vita ebraica di questi luoghi dall’emancipazione in poi e insieme guardare la storia con gli occhi di un ebreo argoviese, potrà regalarsi la lettura delle quasi mille pagine de La fortuna dei Meijer. Il romanzo dello scrittore svizzero Charles Lewinsky abbraccia gli anni tra il 1871 e il 1945 seguendo le vicende di una famiglia di Endingen e accompagnandola per quattro generazioni, dal commerciante di bestiame Salomon Meijer a Hillel, deciso a lasciare la Svizzera inseguendo il sogno di una nuova patria.

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.