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Elezioni della Comunità ebraica di Roma 2023: intervista a Victor Fadlun

In vista delle elezioni del 18 giugno, la parola al candidato della lista 3, Dor va Dor

Primo candidato della lista 3, Dor va Dor, nata in occasione delle scorse elezioni da cui è uscita come terza, con un ottimo posizinamento tra le cinque in competizione. Quest’anno la gara è solo tra tre liste. La parola a Victor Fadlun

Perché ha scelto di candidarsi?
Sono nato e cresciuto a Roma, il mio senso di appartenenza a questa Kehillà è profondo e radicato, e nutro la volontà incondizionata di contribuire a farla fiorire in tutti i suoi settori di attività. La mia priorità è il benessere di ciascun Ebreo di Roma, Le Dor Va Dor, Di Generazione In Generazione. Offro le mie competenze ed energie al servizio del raggiungimento di questi obbiettivi.

Alle scorse elezioni questa lista ha ottenuto un buon risultato. Che aspettative avete e quali sono, secondo lei, i suoi punti di forza?
Speriamo di essere onorati della fiducia degli Ebrei di Roma. Tutti noi di Dor Va Dor vogliamo poter rappresentare la Comunità in modo rispettoso e accogliendo le diverse opinioni e prospettive che la arricchiscono. Nella nostra lista troverete affermati medici, professori, avvocati, commercialisti, imprenditori, giornalisti, esperti di comunicazione, e persino una psicologa specializzata nei problemi della comunicazione. E’ una squadra di Ebrei di Roma che si pone al servizio della nostra Kehillà.

Cosa serve alla comunità di Roma in questo momento?
Penso che serva acquisire collettivamente la consapevolezza che è urgente adottare un profondo cambiamento di mentalità per poter affrontare le sfide che ci si ergono davanti. Scuola, Welfare, Sinagoghe, Organizzazioni Ebraiche, insieme a tutti i centri nevralgici delle nostre attività, necessitano dell’iniezione di ingenti risorse economiche per la loro implementazione. Considerazioni analoghe valgono anche con riguardo all’attenzione che dovremo porre nei confronti del personale e dei collaboratori della CER, che vanno valorizzati umanamente e professionalmente, sono loro la chiave per implementare la nostra Comunità. Riteniamo di aver individuato le modalità di reperimento delle risorse economiche indispensabili per attuare questi investimenti: queste risorse risiedono già all’interno della CER stessa, le creeremo mettendo a frutto e valorizzando l’ingente patrimonio immobiliare che la nostra Comunità possiede, un patrimonio di valore tale da renderci sotto questo aspetto una Comunità Ebraica unica al mondo. Mettere a frutto, preciso, non vuol dire vendere bensì accrescere i redditi derivanti da affitto, tramite una gestione rigorosamente professionale. Noi di Dor Va Dor, così come i rappresentanti delle altre liste, abbiamo come base comune il profondo attaccamento alla nostra Comunità; la nostra peculiarità è però che portiamo in dote comprovate competenze manageriali e organizzative derivanti dal know how che ciascuno di noi ha maturato nelle rispettive professioni. Competenze queste che sono oggi indispensabili per affrontare e mettere in pratica i cambiamenti qui brevemente descritti. Se ci darete fiducia, con le nuove risorse e con una nuova mentalità collettiva potremo insieme promuovere progetti educativi, di formazione, di welfare e di solidarietà che allo stato attuale non sono neanche ipotizzabili.

La questione del welfare è un capitolo molto importante per la comunità, sia per le istituzioni da proteggere e mantenere sia per la composizione degli iscritti. Quali sono i vostri progetti in merito?
Rispettare le mizvot sta diventando un lusso che in molti non possono permettersi, questa è una delle emergenze che dobbiamo fronteggiare. La carne, così come in generale mangiare Kasher, l’astenersi dal lavoro di Shabbat e Moadim, l’iscrivere i figli a Scuola Ebraica, sono scelte che costano e pesano sempre di più sui bilanci di famiglie in difficoltà. Abbiamo il dovere di raggiungere i nostri fratelli, uno ad uno, e portargli conforto. Vanno garantiti nuovi fondi alla Deputazione e ampliato il suo raggio di intervento, così come riteniamo centrale incoraggiare e sostenere le attività filantropiche gestite direttamente dalle Vaadot delle Sinagoghe, che lavorano in sinergia e con continuo scambio informativo  tra di loro, e a braccetto con la Deputazione. Questo approccio dal basso, basato su contatti diretti e quotidiani con le persone in difficoltà, negli anni si è rivelato vincente, e vorremmo potenziarlo. Per mettere in pratica queste molteplici iniziative come al solito servono risorse, e anche in questo senso è prioritaria la riqualificazione del nostro patrimonio, che ci permetterà di creare nuovi flussi di denaro per venire in soccorso dei nostri fratelli che si trovano in stato di bisogno.

Quali rapporti ci sono/devono essere tra Cer e rabbinato?
Pensiamo che i rapporti tra CER e Rabbinato debbano essere improntati ora come allora a una rispettosa e proficua collaborazione. La gestione della CER è attribuita al Presidente e al Consiglio, che per i temi di competenza religiosa devono necessariamente riferirsi e seguire le indicazioni del Rabbino Capo di Roma e della nostra Rabbanut.

Pochi giorni fa è arrivata la sentenza del Tar a favore del comune di Roma circa gli sfratti al ghetto. Quali sono le relazioni tra Cer e Comune di Roma e quale l’emergenza abitativa?
Quegli appartamenti di proprietà del Comune di Roma erano stati dati in concessione alla Comunità Ebraica ai tempi di Rutelli, nell’ambito di accordi più ampi. La nostra Comunità correttamente li mise a disposizione di nostre famiglie di ebrei provvisti di basso reddito. Nel corso degli anni i canoni di affitto, e questo è stato riconfermato, sono stati regolarmente corrisposti dagli inquilini. Attualmente il Comune pone attenzione alla valorizzazione del suo patrimonio immobiliare, come per inciso vorremmo fare noi di Dor Va Dor per quello comunitario, ed ha avviato centinaia di procedure per liberare i suoi immobili e riaffittarli. Nel caso di questi appartamenti in Piazza si tratta però di un’azione che in tanti all’interno del Comune hanno successivamente riconsiderato come inutile e inopportuna. Sono convinto e confido che le istanze sociali e il buon senso prevarranno, ci sono già segnali incoraggianti in questo direzione. In ogni caso collaboreremo attivamente affinchè ciò accada, nel rispetto dell’operato delle istituzioni del Comune di Roma.

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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