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Eli Degibri: a Roma e a Ragusa il genio Jewish del jazz

Le date italiane del sassofonista, uno dei grandi protagonisti del Jewish Jazz. Che ha fatto parte della band di Herbie Hancock…

C’è una lunga e fortunata tradizione di musicisti di origine ebraica che hanno cambiato per sempre il volto del jazz: dai precursori Willie “The Lion” Smith e Teddy Charles, attivi nella prima metà del Novecento, fino ai più recenti John Zorn e Avishai Cohen, passando per leggende come Stan Getz, Lee Konitz e Buddy Rich.

Ora il testimone di questa avvincente staffetta è saldamente nelle mani di Eli Degibri, sassofonista, compositore e bandleader riconosciuto a livello internazionale, nato il 3 maggio del 1978 a Jaffa.

Vincitore del premio onorario israeliano “Prime Minister Award for Jazz performance”  e del “Landau Award for Jazz Performance”, che ne ha riconosciuto il successo come band leader, Degibri è stato scelto nell’ottobre 2011 come successore di Avishai Cohen nel ruolo di codirettore artistico del prestigioso Red Sea Jazz Festival, che si svolge ogni anno ad Eilat, in Israele.

Nell’aprile del 2012, dopo il successo dell’album Israeli Song del 2010 con il super quartetto formato con Ron Carter, Al Foster e Brad Mehldau, Degibri è stato invitato a partecipare al primo International Jazz Day dell’UNESCO all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, insieme a molti dei migliori musicisti jazz del mondo, come ambasciatore del jazz israeliano.

Il sassofonista di Jaffa si esibirà in Quartet il 29 maggio a Roma (Casa del Jazz) il 1 giugno al Vittoria Jazz Festival (Ragusa) con il suo attuale quartetto formato dal pianista Tom Oren, il batterista Eviatar Slivnik e il bassista Tamir Shmerling, tutti suoi connazionali.

Fra i suoi eccellenti musicisti, merita una particolare attenzione il pianista Tom Oren, recente vincitore del prestigioso “Thelonious Monk Piano Competition”.

Un quartetto formidabile, acclamato in tutti i principali festival del mondo, che presenterà i brani del nuovo album Soul station, tributo al leggendario sassofonista Hank Mobley, una delle più grandi fonti di ispirazione per Degibri.

Eli si avvicina alla musica all’età di sette anni suonando il mandolino, passando al sax contralto all’età di dieci anni e al tenore a quindici.

L’anno seguente partecipa alla tappa del World Tour Audition del Berklee College of Music svoltasi in Israele e vince una borsa di studio per frequentare nello stesso anno a Boston il Berklee Summer Music Program.

L’anno successivo partecipa di nuovo allo stesso evento vincendo nuovamente una borsa di studio estiva e trascorre quindi l’estate frequentando il corso del Berklee college. In seguito a questi due precedenti gli viene offerta una borsa di studio completa per quella scuola, che inizia a frequentare nel 1997 all’età di diciotto anni.

Dopo qualche mese partecipa a un’audizione per il Thelonious Monk Jazz Institute, venendo selezionato tra i sei musicisti scelti per un programma biennale e avendo così modo di studiare con Herbie Hencock, Ron Carter, Clark Terry, Eric Reed, Dave Holland, Jim Heath, Barry Harris, Benny Golson e Bob Brookmeyer.

Il sassofonista si mette in luce nel mondo del jazz dalla fine degli anni ’90, quando entra stabilmente nel sestetto di Herbie Hancock, il quale spenderà per lui parole di notevole impegno, definendolo “potenzialmente, una forza formidabile per l’evoluzione del jazz”.

Dal 2002 al 2011 il sassofonista fa parte del quartetto del grande batterista Al Foster, che gli permette di girare il mondo e di accumulare esperienza.

Eli è strumentista dotato di vigorosa sonorità e linguaggio fedele alla più alta tradizione bop.

Compositore e arrangiatore, rivela anche carismatiche doti di leader guidando gruppi comprendenti musicisti importanti come Aaron Goldberg, Kurt Rosenwinkel, Kevin Hays, Gary Versace, Jeff Ballard, e poi un proprio recente quartetto formato da giovani brillanti strumentisti israeliani.

Il disco del 2015, Cliff Hangin, ottiene il massimo di valutazione, cinque stelle, dalla rivista Down Beat.

L’ultimo suo album, il recente Soul station, è una piacevole conferma delle sua qualità di compositore e di band leader.

Gabriele Antonucci
Collaboratore

Giornalista romano, ama la musica sopra ogni altra cosa e, in seconda battuta, scrivere. Autore di un libro su Aretha Franklin e di uno dedicato al Re del Pop, “Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica”,  in cui ha coniugato le sue due passioni, collabora con Joimag da Roma


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