Cultura
Il sogno di Steven Spielberg: “Il mio West Side Story al cinema”

“Da bambino me ne sono innamorato follemente” racconta il regista, annunciando il remake del musical più popolare di sempre. Nelle sale italiane, dal 23 dicembre

Il sogno di Spielberg si è effettivamente avverato e il 23 dicembre il “suo” West Side Story arriverà nei nostri cinema. Ne avevamo parlato tempo fa… ecco perché il regista americano ha voluto firmare il remake di questo grande classico.

“Quella di West Side Story è stata la prima musica popolare che la nostra famiglia abbia mai lasciato entrare in casa”, ha raccontato Steven Spielberg a Vanity Fair, annunciando il remake di West Side StoryDa bambino me ne sono innamorato follemente e adesso per me rappresenta quella tentazione ossessiva a cui ho finalmente ceduto”. Ebbene sì, a quasi sessant’anni dal capolavoro del 1961 diretto in tandem da Robert Wise e Jerome Robbins, West Side Story tornerà nei cinema americani il 18 dicembre 2020 (Covid-19 permettendo), con la regia di Steven Spielberg e la distribuzione a cura dei Walt Disney Studios.

I protagonisti Tony e Maria saranno impersonati rispettivamente da Ansel Elgort e da Rachel Zegler, mentre il fratello di Maria e capo degli Sharks Bernardo avrà il volto di David Alvarez. Le musiche saranno quelle originali di Leonard Bernstein e a dirigere la colonna sonora sarà Gustavo Dudamel della Los Angeles Philarmonic Orchestra.
Il produttore esecutivo delle musiche sarà Matt Sullivan, mentre i cantanti saranno gestiti da Jeanine Tesori e gli arrangiamenti alla colonna sonora verranno curati da David Newman.
Insomma, le premesse per un remake in grande stile ci sono tutte, anche se non sarà facile confrontarsi con la monumentale trasposizione cinematografica del musical di Broadway con le musiche di Leonard Bernstein, i testi di Stephen Sondheim e le coreografie di Jerome Robbins. West Side Story risulta ancora oggi uno dei più bei musical e, allo stesso tempo, uno dei capolavori della storia del cinema: è stato il primo film ad aver vinto un doppio Oscar per il miglior regista, e, con 10 Premi Oscar, è diventato il film musicale che ha ricevuto il maggior numero di statuette, battendo Gigi del 1958, che ne aveva ricevute nove. Non solo: Rita Moreno venne premiata come miglior attrice non protagonista e George Chakiris come miglior attore non protagonista.
E pensare che, dopo quattro anni di successi e 732 repliche ininterrotte a Broadway, i registi Robbins e Wise ebbero non poche difficoltà nel portare sul grande schermo il musical, che contava già allora numerosissimi fan. Volendo entrare nel dettaglio, il successo di West Side Story è sicuramente dovuto ad una somma di fattori. A cominciare dalla storia, quella dello scontro tra le bande rivali, Jets contro Sharks, in cui subentra l’amore tra Tony e Maria, che da sempre suscita spirito di immedesimazione nel pubblico. Poi, ancora, da un punto di vista tecnico, la fotografia dai colori vivi, l’ambientazione popolare, le coreografie perfettamente eseguite dagli attori e le straordinarie musiche della coppia L.Bernstein-S.Sondheim.
West Side Story è in primis una grande storia d’amore, apertamente ispirata a Romeo e Giulietta, la tragedia di William Shakespeare. I protagonisti sono Tony e Maria, due giovani, dell’Upper West Side di New York che s’innamorano nonostante appartengano a due bande rivali, che si dividono il territorio della città.  Da una parte troviamo i bianchi americani Jets di Tony e, dall’altra, i portoricani Sharks di Maria. Maria e Tony, pur consapevoli delle difficoltà, sperano comunque in un romantico futuro insieme.  La situazione precipita, a causa di una rissa, che Tony vorrebbe placare.
Il tutto accompagnato da brani leggendari come Somewhere, Maria, Tonight, America, I Feel Pretty e Something’s Coming, frutto del genio di Leonard Bernstein. Pianista eclettico, brillante direttore d’orchestra, compositore in bilico tra suggestioni neoclassiche e motivi popolari che affondano le loro radici nel jazz e nelle tradizioni etniche, il musicista jewish riuscì, in West Side Story, a interpretare l’aria di rinnovamento dello spettacolo americano, che voleva affrancarsi dal mero intrattenimento per abbracciare anche spinose tematiche sociali.
Rispetto alle sue sinfonie, qui Bernstein predilige una scrittura improntata all’immediatezza, alla definizione di leitmotiv, di riff ossessivi destinati a rimanere scolpiti nella memoria. La continuità con la tradizione colta occidentale si palesa nella fuga atonale di Cool e nel quintetto di Tonight, che riprende il famosissimo tema della Scena del balcone in contrappunto con le voci dei componenti delle bande rivali che si preparano alla guerra e con quella di Anita, fidanzata del capo degli Sharks Bernardo.
Nel brano La canzone dei Jets è evidente la propulsione ritmica stravinskijana, mentre l’incalzante America alterna abilmente ritmi binari e ternari. Tonight è continuamente modulante,  e anche i brani più giocosi, come I Feel Pretty o la divertentissima Gee, Officer Krupke, sono ricchi di virtuosismo. Il brano più famoso di West Side Story è certamente l’emozionante Maria:  Tony rimane estasiato dall’incontro con la ragazza della band rivale e inizia a ripetere il suo nome in modo quasi ossessivo.
E proprio dalla ripetizione ad libitum di queste due sillabe che nasce una delle più belle canzoni d’amore mai scritte per il musical, Maria, in cui il nome dell’amata viene ripetuto ben 29 volte. Il testo è un trionfo di romanticismo: “Maria,il suono più bello che io abbia mai sentito/ Maria, Maria, Maria, Maria… tutti i suoni più belli del mondo in una singola parola/ Ho appena incontrato una ragazza chiamata Maria e improvvisamente quel nome non sarà mai più lo stesso per me/ Ho appena baciato una ragazza chiamata Maria e improvvisamente ho scoperto quanto possa essere meraviglioso un suono/ Maria! Dillo ad alta voce e ti accorgerai che c’è una musica che suona. Dillo dolcemente e ti renderai conto che è quasi come pregare/ Maria, non smetterò mai di pronunciare: Maria!”.
Una canzone che richiede capacità canore fuori dal comune e che, dal punto di vista musicale, si caratterizza per numerosi intervalli di tritono, un “sporcatura” che ricorre spesso nel jazz, dissonante e di difficile intonazione. Inizialmente pensato come la storia di amore tra una ragazza cattolica e un ragazzo ebreo, con titolo provvisorio di East Side Story, il musical nacque grazie a un’ispirazione del coreografo Jerome Robbins, colpito dall’idea di un suo amico attore di teatro, che gli suggerì di attualizzare la storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare in una chiave contemporanea.
La danza, caratterizzata da elementi etnici e jazz, si pone al centro della narrazione cinematografica, alleggerendo l’atmosfera nelle scene più tese e violente del film, al ritmo veloce e scattante che caratterizza la città di New York. Le coreografie, girate in esterni, appaiono ancora oggi ricche e appassionanti, capaci di sfruttare appieno le potenzialità offerte dal formato SuperPanavision a 70 mm. Indimenticabile la sequenza iniziale del film, in cui la macchina da presa ci mostra dall’alto Manhattan, con i suoi ponti trafficati, i grandi parchi, gli imponenti grattacieli, restringendo progressivamente la visuale, fino a zoomare su due gruppi di ragazzi che cominciano a danzare con inebriante energia. Probabilmente il punto più debole del musical è la caratterizzazione dei personaggi ad opera di Robert Wise, troppo netta e grossolana, senza le necessarie sfumature e le sottigliezze psicologiche che sarebbe necessario attendersi in un’opera di questo valore. Richard Beymer e Natalie Wood non sono all’altezza nei panni di moderni Romeo e Giulietta, mentre Rita Moreno e George Chakiris, entrambi giustamente premiati con l’Oscar, sono semplicemente straordinari.
Le canzoni di West Side Story sono state riprese più volte anche in ambito pop e rock. Nel 1968 il gruppo rock inglese The Nice pubblicò su 45 giri una versione strumentale di America, inserendo nell’arrangiamento citazioni dalla Sinfonia n.9 in Mi Minore op. 95 Dal nuovo mondo di Antonín Dvořák, ispirata anch’essa all’America. Il brano comparve in seguito anche sull’album Elegy (1970), pubblicato dopo lo scioglimento del gruppo. Nel 1969 il gruppo prog Yes pubblicò, come lato B di un singolo, una versione del brano Something’s Coming, con alcune citazioni da America Tonight. E, poi, ancora, Nel 1997 i Pet Shop Boys, durante il loro concerto al teatro Savoy di Londra, eseguirono una propria versione del brano Somewhere. Il brano fu poi pubblicato come singolo, divenendo un successo nel Regno Unito.
Nel 1984 Bernstein decise di ri-registrare il musical, dirigendo una sua composizione in prima persona per la prima volta. Nota come una “versione operistica” di West Side Story, vide la partecipazione di Kiri Te Kanawa nel ruolo di Maria, di José Carreras in quello di Tony, Tatiana Troyanos come Anita, Kurt Ollmann come Riff mentre Marilyn Horne canta Somewhere nel ruolo di A girl. Uno sforzo premiato con un Grammy Award nel 1985. Nel 2011, In occasione del suo 50° anniversario, la trasposizione cinematografica di West Side Story è stata restaurata per restituire alla pellicola tutta la freschezza dell’originale e per rendere possibile la sua proiezione in alta definizione. Una gioia per gli occhi, oltre che per le orecchie, in attesa di vedere, a fine 2020, la nuova trasposizione del musical ad opera di Steven Spielberg.

 

Gabriele Antonucci
Collaboratore

Giornalista romano, ama la musica sopra ogni altra cosa e, in seconda battuta, scrivere. Autore di un libro su Aretha Franklin e di uno dedicato al Re del Pop, “Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica”,  in cui ha coniugato le sue due passioni, collabora con Joimag da Roma


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