Cultura
Mac Miller: la jewish side di un gigante del rap (che ci ha lasciato troppo presto)

Nell’album postumo appena uscito, Circles, tutto il talento di un artista che ha lasciato il segno nella storia dell’hip hop

Nel 2011, quando uscì il suo primo grande successo Donald Trump, era difficile immaginare che nove anni dopo “The Donald” sarebbe diventato il presidente degli Stati Uniti e che Mac Miller, che oggi avrebbe solo 28 anni, non fosse più tra di noi.

Poco dopo aver pubblicato il suo quinto album Swimming, il suo lavoro più maturo e compiuto, il 6 ottobre 2018, il rapper è stato ritrovato senza vita, nella sua camera da letto, per una overdose di cocaina, fentanyl e alcol mentre si trovava nella sua abitazione. Nelle sue canzoni Miller ha parlato apertamente della sua lotta con l’abuso di sostanze, che andava avanti dal 2012, e della depressione che lo attanagliava.

Insieme a Drake, Mac è stato il rapper jewish che ha maggiormente segnato gli ultimi 10 anni dell’hip hop, con uno stile eclettico e rilassato che attingeva alle radici dell’r&b, del funk e del jazz. Nato da padre cristiano, l’architetto Mark McCormick e da madre ebrea, la fotografa Karen Meyers, Malcolm James McCormick (questo il suo vero nome)  ha parlato apertamente nei suoi brani di crescere a Pittsburgh da ragazzo ebreo.

Lui e suo fratello sono cresciuti con un’educazione ebraica, ma Malcolm ha frequentato una scuola elementare cattolica per “garantire una buona istruzione e la possibilità di giocare a calcio e lacrosse”. Miller ha imparato a suonare piano, chitarra e batteria fin da bambino: una circostanza abbastanza rara, per un rapper. Ha frequentato la Winchester Thurston School, ma si è diplomato alla Taylor Allderdice High School, mentre l’hip hop stava diventando sempre più importante nella sua vita.

Mac ha festeggiato i 13 anni con un bar mitzvah, la cerimonia della maturità ebraica in cui un ragazzo diventa un uomo, indossando i Tefillin, gli astucci neri che contengono i passaggi della Torah, durante la preghiera del mattino. Miller aveva tatuata sulla mano la Stella di David sulla mano, ma una volta si è descritto, nei testi di S.D.S., come un “tentativo buddista ebreo di consumare le opinioni del cristianesimo”.

Nello stesso brano Miller ha fatto riferimento alla sua identità ebraica: “Cerca nel mondo Sion o una spalla su cui posso piangere / Sono il migliore di tutti i tempi, sono Dylan, Dylan, Dylan, Dylan“.

Nelle sue canzoni troviamo perfino due riferimenti all’Olocausto. In Avian, dall’album Watching Movies With the Sound Off, Mac rappa: ” I’m not your conscience, you nuts? Almonds and Häagen-Dazs/ Auction off your grandfather’s watch from the Holocaust (Ayy)/ I’m iconic, naked walk in the garden and bird watching“, mentre in PA Nights canta: “Thinkin’ bout my people who was murdered in the Holocaust/ Got me thankful just for life by itself/And there’s way more people here I should be tryna to help”. Dopo aver fatto parte di una rap-band, i III Spoken, Mac Miller nel 2010 ha firmato un contratto discografico con la Rostrum Records, con la quale ha iniziato a farsi conoscere con i mixtape K.I.D.S(2010) e Best Day Ever (2011). L’album di debutto, Blue Slide Park (2011), è stato un caso discografico, diventando il primo disco, distribuito in modo indipendente, a salire in classifica nella Billboard 200 dal 1995, vendendo 145.000 copie nella prima settimana.

Da quel momento la sua carriera è stata in perenne ascesa tanto che gli era stato dedicato un tv show dal nome: “Mac Miller and the Most Dope Family” in 7 puntate, in cui raccontava la sua vita quotidiana. Con il successo, arrivano anche i primi problemi con la droga: per gestire lo stress durante il Macadelic Tour nel 2012, Miller ha iniziato a prendere la prometazina e in seguito è diventato dipendente della “purple drank”. Miller ha avuto una relazione con la pop star Ariana Grande, dall’agosto 2016 a maggio 2018, una coppia che ha fatto sognare milioni di fan.

La scintilla tra i due era  scattata in sala d’incisione mentre lavoravano insieme alla canzone My favourite part. I due venivano spesso fotografati insieme, mano nella mano, fino alla rottura pochi mesi prima della morte del cantante. Pochi giorni fa, la famiglia di Mac Miller ha pubblicato Circles, primo album postumo del rapper di Pittsburgh, ulteriore conferma del suo talento cristallino di narratore profondo e acuto, lanciato dal singolo Good news.

Nel disco spiccano le collaborazioni con Free Nationals e Kali Uchis in Time e  con 88-Keys e Sia inThat’s Life. La produzione è stata completata da Jon Brion, che ha lavorato con Miller anche al precedente, Swimming, considerato il suo album gemello. Il malinconico Circles, che si allontana dal rap per abbracciare sonorità più urban, suona come il testamento artistico di un giovane uomo, di appena 26 anni, che forse intuiva che la sua corsa terrena era quasi giunta alla fine.

Gabriele Antonucci
Collaboratore

Giornalista romano, ama la musica sopra ogni altra cosa e, in seconda battuta, scrivere. Autore di un libro su Aretha Franklin e di uno dedicato al Re del Pop, “Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica”,  in cui ha coniugato le sue due passioni, collabora con Joimag da Roma


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