Cultura
Merav Dagan, la danza come linguaggio del presente

A Milano un workshop con la danzatrice di Tel Aviv

Merav Dagan parla delle donne. Lo ha fatto in un recente spettacolo dal titolo Come Closer in cui lei e Stav Marin mettevano in scena l’isteria femminile. Quella che all’inizio del 900 veniva indagata e studiata da medici che cercavano di capirne le cause, ma anche quella degli stereotipi e dei modi di dire che la attribuiscono al genere femminile come sua peculiarità, insieme a una sorta di mitomania applicata a una lettura affetta da gigantismo del reale. Merav è danzatrice e coreografa israeliana e sa trasformare il suo corpo in un megafono che, attraverso lo spazio, rappresenta e denuncia i tic della società contemporanea.

Merav Dagan, infatti, parla anche di confini e di come siano centrali nella nostra esistenza quotidiana, in uno spettacolo altamente filosofico ma anche decisamente politico e attuale. Lo ha fatto con I can’t hold it, in scena con il suo compagno (anche nella vita) Ofir Ben-Shimon e prima con il gruppo da lei fondato tra musica e danza Tonic Clonic, parlando anche di guerra, morte e tortura.

A rendere tutto questo decisamente particolare e unico è il linguaggio che la danzatrice e coreografa ha messo a punto, in uno studio del corpo, delle emozioni, della voce e dei sentimenti molto approfondito. Pronto a coinvolgere inesorabilmente il suo pubblico e ad andare così in profondità di se stessa e dei suoi danzatori da superarsi. Andare, cioè, oltre se stessi per trovare un modo altro, attraverso il movimento non stereotipato, mai banale, di fare politica. Di impegnarsi nel presente.

Il teatro Franco Parenti di Milano ospita Merav Dagan per un workshop tra yoga, danza e uso della voce, le sue tecniche principali, per sperimentare forme di movimento interne ed esterne al corpo. Attraverso l’ashtanga yoga e la danza contemporanea, la danzatrice di Tel Aviv si propone di portare gli allievi del corso a riscoprire movimenti istintivi e primordiali, magari abbandonati da sempre in favore del rispetto delle regole sociali, insieme a creazioni nuove, scoperte grazie all’abbandono dei cliché e delle abitudini.

Teatro Franco Parenti di Milano, domenica 22 settembre, 30 euro

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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