Il rocker del New Jersey rende omaggio a un brano straordinario, Strange Fruit, ispirato ai linciaggi e alle impiccagioni dei neri in America negli anni Trenta
“Io penso che Abel Meerepol sia stato il Bob Dylan degli anni Trenta“. Con queste parole Bruce Springsteen, in un’intervista al New York Times, ha voluto vedere omaggio al grande autore ebreo di origini russe vissuto a New York nel Bronx. Il rocker del New Jersey ha inserito il brano del compositore ebreo in una playlist di canzoni adatte a interpretare i sentimenti di questo tempo dopo l’omicidio di George Floyd.
Tra le canzoni immortali e fortemente antirazziste scritte da Meerepol c’è l’indimenticabile e drammatica Strange Fruit, incisa da Billie Holiday nel 1939. Gli strange fruits di cui parla il testo erano i corpi dei neri linciati e impiccati nel sud degli Stati Uniti. La canzone è stata definita “una dichiarazione di guerra” e “l’inizio del movimento per i diritti civili”, e nel corso degli anni è stata interpretata da numerosi artisti, tra cui Nina Simone, UB40, Jeff Buckley, Siouxsie and the Banshees, Robert Wyatt e Dee Dee Bridgewater.
Il leggendario brano venne eseguito per la prima volta dalla moglie di Meerepol durante una riunione del sindacato degli insegnanti di New York. Strange Fruit divenne subito un inno negli ambienti della sinistra americana.
Meerepol scrisse il testo di Strange Fruit (musicato solo in secondo momento, forse con l’aiuto di Billie Holiday), scioccato dalle truci immagini scattate dal fotografo Lawrence Beitler a Marion, in Indiana, nel 1930, che documentavano il linciaggio e la successiva impiccagione dei corpi di Abram Smith e Thomas Shipp, accusati senza alcun riscontro dell’omicidio di un bianco.
Il testo della canzone inizia con queste parole :
Gli alberi del sud portano uno strano frutto
Sangue sulle foglie e sangue alla radice
Corpi neri che oscillano nella brezza del sud
Strani frutti appesi ai pioppi…
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze