Cultura Cinema
“Piazza”, un film sul luogo simbolo degli ebrei di Roma

Indagine sull’essenza di un’identità peculiare e appassionata. Il documentario di Karen Di Porto

Che cos’è la Piazza? Quella con la maiuscola è la piazza del ghetto di Roma, luogo simbolo dell’ebraismo nella capitale, indagato e raccontato nel documentario omonimo di Karen Di Porto, in cartellone al Meis di Ferrara per il 31 agosto.  Ne abbiamo parlato con la regista.

Il film ha una componente autobiografica forte. Nasce così l’idea di parlare della piazza?
La storia della piazza va a coincidere con la storia di tutti. Parlo di mio padre, certo, della mia famiglia e del luogo in cui sono cresciuta. Ma racconto di quella umanità, di quel sapore particolare che credo gli altri abitanti di Roma non conoscano. Naturalmente la storia si intreccia alla Storia, al periodo antecedente la Shoah, alla Shoah e al dopo. Ma anche a quell’immagine che in qualche modo l’ebreo pensa di dover dare di sé all’esterno. Volevo superarla, non volevo nemmeno parlare troppo della Shoah, volevo mostrare tragedia e vitalità di quel posto, la sua bellezza. Naturalmente però mi sono resa conto presto che la Shoah non è una questione eludibile.

Forse l’esigenza di affrontare la Shoah da parte della terza generazione è anche quella di trovare la propria cifra per farlo?
Penso che sia molto importante oggi parlare della generazione di mezzo, quella dei miei genitori, nati subito dopo la Shoah, perché è quella meno indagata, rappresentante di un ebraismo orgoglioso, ma che fatica in qualche modo a identificarsi con la forza. Poi ci sono io che appartengo alla generazione successiva. Non voglio spoilerare troppo, ma Piazza è sicuramente un viaggio tra le generazioni che hanno vissuto e abitato il ghetto.

Il racconto procede nella forma classica del documentario, con una serie di interviste. Perché ha scelto questo linguaggio?
Prima di tutto perché volevo dare agli intervistati, tutte persone che mi conoscono benissimo, la sensazione che parlassero con me. Così ho girato con una telecamera piccola con l’audio in macchina per non avere operatori, a garanzia della spontaneità. E poi, mi piaceva molto l’idea di mantenere il film asciutto, mostrando i luoghi poco alla volta, grazie a quanto si vede dietro le persone intervistate.

Che cos’è la piazza oggi?
Mio padre diceva che la piazza è il centro dell’ebraismo volontario. Ed è ancora così. La Comunità ebraica è stata brava perché se prima ha scelto di mettere la scuola lontano per evitare l’autoghettizzazione, ha poi cambiato idea. In seguito all’abbandono del ghetto negli anni ’60, quando molte famiglie si sono spostate nelle case nuove a viale Marconi, fino a oggi, dove quasi ogni quartiere ha il suo tempio,  ha pensato di portare la scuola in piazza. Ed è stata un’ottima cosa perché avere oggi la scuola nel ghetto è un modo perché resti un cuore dell’ebraismo romano. Le città si evolvono ed è giusto che evolva anche questo quartiere.

Può spiegare meglio?
Il ghetto oggi è anche molto trendy, è una zona carina dove andare a mangiare fuori, per chi non è ebreo è un luogo dove ritrovare la Roma che non c’è più perché conserva una certa romanità. Io ci sono nata e cresciuta e quando ero piccola il ghetto era percepito come un quartiere non bello e popolare, durante la mia crescita è cambiato molto, fino  diventare un posto alla moda. Ed è giusto così. In questo senso dicevo che le città camiano, evolvono ed evolvono anche i bisogni della comunità. Se prima ci si incontrava in piazza, c’erano solo botteghe di commercianti ebrei e si mangiava tutti insieme per strada, ora naturalmente non succede più. Ma quel calore e quella storia non sono affatto perduti. Il ghetto è al centro di Roma ed è facile che si perda l’identità del luogo, ma non è successo: la piazza oggi è un luogo attivo e caldo dell’ebraismo romano.

Piazza di Karen Di Porto, prodotto da Nanni Moretti, è in cartellone al Meis il 31 agosto alle ore 21, ultimo appuntamento di Arenameis. A presentare il film la regista con il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto.
È raccomandabile prenotare il biglietto chiamando al numero 342 5476621 (attivo da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00) o scrivendo a meis@coopculture.it. È possibile acquistare i biglietti anche presso la biglietteria del MEIS il giorno stesso della proiezione a partire dalle 20.30 (fino ad esaurimento posti).

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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