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Praga: presente, passato e storie magiche nel quartiere di Josefov

Viaggio nella città ceca

Uno dei musei più visitati della Repubblica Ceca si trova a Praga, ma non ha una sede. Almeno, non nel senso comune del termine. Si sviluppa, infatti, tra sinagoghe, pietre tombali ed edifici storici di quello che un tempo era il ghetto. Parliamo del quartiere di Josefov, così chiamato in onore di chi, quel ghetto, aveva contribuito nel 1781 ad abolirlo, Giuseppe II d’Asburgo Lorena. La scomparsa però di case e palazzi così come erano stati abitati dalla comunità fin dal Medioevo è un fatto più recente, e risale all’inizio del secolo scorso.
Non più costretti a vivere chiusi in un solo quartiere, gli ebrei praghesi dell’Ottocento avevano allargato le proprie attività anche nel resto della Città Vecchia e poi di tutta Praga, abbandonando in parte anche le antiche abitazioni. Letteralmente sventrata per fare spazio ai palazzi dalle eleganti facciate Art Nouveau che ancora oggi caratterizzano questa area “nuova” di Staré Město, la città ebraica è stata salvata dall’istituzione di quello che è oggi un museo diffuso. Creato nel 1906 con il preciso intento di preservare i manufatti provenienti dalle sinagoghe demolite durante il violento restyling del quartiere di Josefov, il Museo Ebraico di Praga è passato durante la seconda guerra mondiale anche nelle mani dei nazisti che, paradossalmente, hanno dato una spinta al suo sviluppo. Con l’atroce intento di creare un “museo della razza estinta”, i funzionari del Reich hanno raccolto materiali e oggetti provenienti dalle comunità ebraiche distrutte di tutta la Boemia e la Moravia. Accumulando i beni sottratti nelle sinagoghe confiscate e trasformate in depositi, i nazisti hanno contribuito involontariamente a creare una delle più grandi collezioni di oggetti sacri ebraici, comprendente oltre 100.000 libri e 40.000 oggetti preziosi.

 

Oggi la visita a questo ricchissimo museo consiste in un itinerario articolato in sette tappe presso le Sinagoghe Maisel, Pinkas, Spagnola e Klausen, la Sala Cerimoniale, il Vecchio Cimitero Ebraico e la Galleria Robert Guttmann. Tutti compresi nell’area delimitata dalle frequentatissime vie Kaprova, Dlouha e Kozi, sulla sponda destra della Moldava, i siti indicati sono visitabili con un solo biglietto cumulativo (acquistabile presso il centro informazioni in Maiselova 15).
Come punto di partenza si può scegliere quella che era una delle più antiche sinagoghe di Praga, la Pinkas di Široká 23. Fatta costruire nel 1535 da Aron Mešulam Horovic per la sua famiglia, una delle più note della comunità di Praga, è stata trasformata alla fine della guerra in un memoriale per le vittime dell’Olocausto in Repubblica Ceca. Le sue pareti sono ricoperte dai nomi delle 77.297 vittime ceche del nazismo. Disposti in ordine alfabetico secondo i paesi da cui provenivano, sono perlopiù accompagnati dalla data di nascita e da quella dell’ultima notizia pervenuta. Sempre la Sinagoga, tuttora aperta al culto, accoglie anche una mostra permanente di dipinti e disegni dei bambini deportati nel lager di Terezin, città fortezza a una sessantina di chilometri da Praga (oggi trasformato in memoriale) dal quale passarono (spesso morendovi) circa 150.000 ebrei destinati ai campi di sterminio.

Dalla Sinagoga Pinkas si accede al Vecchio Cimitero. Si tratta di uno dei luoghi più amati dai turisti ma che, nonostante le orde di visitatori, conserva miracolosamente un’atmosfera magica. Con le sue 12mila lapidi, storte, ammassate e ricoperte di piante infestanti, rappresenta il più antico luogo di sepoltura sopravvissuto in città, con la prima iscrizione risalente al 1439 (quella di Avigdor Karo, capo Rabbino e poeta di corte di Venceslao IV, oggi sostituita da una sua riproduzione) e l’ultima al 1787. Da quell’anno, si pensò bene di proibire la sepoltura nelle stesse aree in cui vivevano le persone, ma fino a quel momento gli ebrei erano stati obbligati non solo a vivere, ma anche a morire nel ghetto.
Visti gli spazi esigui e il lunghissimo arco di tempo in cui il luogo è rimasto attivo, si pensa che sotto alle tombe si trovino più strati di sepolture (si ipotizzano fino a 100mila salme), il che giustifica anche l’aspetto ammassato delle pietre. Molte delle lapidi, perlopiù risalenti al XVII e XVIII secolo, sono piuttosto elaborate e riportano bassorilievi che spesso ricordano la professione e la vita del defunto. Si va dalle mani che indicano la tomba di un pianista ai libri o le forbici per letterati e sarti, così come il grappolo d’uva a simboleggiare fertilità e saggezza.
Tra le tombe più visitate nonché avvolte da un’aura di mistero, la più importante è quella del leggendario Rabbi Loew (1520-1609), da sempre associato alla leggenda del Golem di Praga. Creato dal fango con tecniche simili a quelle usate da Dio per creare Adamo, a differenza dell’uomo questa creatura fantastica sarebbe stata priva di anima, ubbidiente e dotata di grandissima forza. Terminata la sua funzione di proteggere gli ebrei dalle persecuzioni, pare che il suo creatore volesse “disattivarla”, ma che qualcosa sia andato storto. Comunque sia finita la storia (le versioni sono innumerevoli, a diversi livelli di raffinatezza), tradizione vuole che il corpo del Golem si trovi ancora a Praga, chiuso nella soffitta del suo più antico luogo di culto, la Sinagoga Vecchia Nuova.

La Sinagoga Vecchia Nuova

Non appartenente al circuito del Museo, questo luogo di culto può essere visitato autonomamente o con un biglietto cumulativo e, quando è possibile, vale davvero la pena di farci una visita. Sito in Červená 2, a un passo dal Cimitero e dagli altri luoghi di culto, è la sinagoga più antica d’Europa ancora in attività oltre a essere uno dei primi edifici gotici della città. L’accesso è di qualche gradino inferiore al livello della strada, innalzata nel Medioevo per proteggere la Città Vecchia dalle inondazioni. L’interno, dominato da un pulpito circondato da una grata in ferro battuto del XV secolo, non sembra essere troppo diverso da come si presentava mezzo millennio fa. Il tetto spiovente e i timpani gotici forniscono al luogo un’atmosfera misteriosa che ben si sposa con le leggende legate alle arti magiche del suo antico rabbino Loew.

Gli orologi del Municipio ebraico

Fuori dalla Sinagoga, sull’altro lato della strada, si può ammirare la facciata della Sinagoga Alta. Costruita nel 1568, deve il suo nome al fatto che la sala di preghiera (peraltro chiusa al pubblico) si trova al piano superiore. Svoltato l’angolo, si incontra un altro edificio notevole, sempre del Cinquecento e sempre non visitabile, il Municipio Ebraico. Costruito dal sindaco Mordechai Maisel nel 1586, era il principale luogo di incontro per la comunità. Oltre che per la bella facciata barocca, è noto per la torre dai due orologi: uno con segni numerali romani e l’altro con numeri ebraici disposti in senso antiorario.

Sala del cerimoniale

Per raggiungere le altre sedi del Museo, basta spostarsi un isolato a Sud Est, in Maiselova 10, dove sorge la Sinagoga Maisel. Ricostruita in stile neogotico ma datata 1592, accoglie una esposizione sulla storia degli ebrei in Boemia e Moldavia, con una collezione di rari oggetti cerimoniali in argento, tessuti, stampe e libri. Inoltre, offre la possibilità di sfogliare vecchi manoscritti su schermi touch. Presso uno dei cancelli del Vecchio Cimitero, invece, si trovano la Sinagoga Klausen e la Sala Cerimoniale. Risalente alla fine del XVII secolo, la prima è stata parzialmente ricostruita dopo il vasto incendio che l’ha danneggiata nel 1689 e deve il suo nome alle piccole scuole di preghiera presenti nella capitale ceca già nel XVI secolo. L’interno presenta soffitti a volta con interessanti stucchi e conserva la sua brava parte di oggetti, manoscritti e stampe.

L’interno della sinagoga Spagnola

Le ultime tappe del percorso museale portano alla Sinagoga di costruzione più recente, quella Spagnola, in Vězeňská 1. Edificata nel 1868 per il Culto Riformato dove prima sorgeva la Vecchia Scuola, la più antica casa di preghiera del ghetto del XII secolo, deve il suo nome alle scenografiche decorazioni interne in stile moresco ispirate alla Alhambra di Granada e propone una mostra permanente che ripercorre le sorti degli ebrei nelle terre ceche dalle Riforme al Dopoguerra. Accanto alla Sinagoga, nello stesso complesso architettonico che un tempo ospitava l’ospedale ebraico, si può visitare anche la galleria intitolata al pittore naif praghese Robert Guttmann. Vi sono allestite esposizioni temporanee incentrate principalmente sugli artisti ebrei locali della fine del XIX e la prima metà del XX secolo.

Monumento a Franz Kafka

Fuori dall’edificio, non poteva mancare un monumento dedicato al praghese forse più famoso al mondo, Franz Kafka. Installata nel 2003 e realizzata dall’artista Jaroslav Róna, l’opera riproduce un gigantesco cappotto vuoto con un uomo seduto sulle spalle. Sarebbe ispirato al racconto Descrizione di una battaglia e rappresenterebbe il rapporto di Kafka con il padre. Lo scrittore di origini ebraiche, che nel quartiere di Josefov visse gran parte della vita, meriterebbe da solo un itinerario. Qui ci limiteremo a ricordarne la sepoltura, collocata in quello che un tempo era il quartiere operaio di Praga. Il Nuovo Cimitero Ebraico si trova infatti a Žižkov, zona oggi molto vivace e particolarmente amata da artisti e studenti. Tra i luoghi di maggior richiamo, oltre naturalmente alla tomba del noto autore, sorge qui anche la Torre della Televisione, l’edificio più alto (e per qualcuno anche più brutto) della città. Tra le sue particolarità, oltre alle gigantesche figure di neonati che vi si arrampicano (opera di David Cerny), c’è il fatto di sorgere sul luogo di un altro Cimitero Ebraico. Non più attivo ma ancora visitabile, aveva sostituito quello di Josefov all’epoca della sua chiusura restando in uso fino al 1890, data dell’apertura del Nuovo Cimitero (presso la stazione della metropolitana di Zelivskeho).

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


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