Cultura
“Il libro della creazione”, un romanzo di Sarah Blau

La recensione del libro della scrittrice israeliana uscito in Italia per Carbonio editore

In questo libriccino, cui sei tanto affezionata – scrive Sarah Blau a proposito di quello che chiama Il libro della creazione – si trova l’idea che delle combinazioni di lettere possono formare mondi, e creare vita. Ogni lettera che pronunciamo stupidamente, insensatamente, con cattiveria, ingenuità o indifferenza, ogni lettera crea qualcosa. “Telmaaaaa!” e voilà! Qualcosa viene alla luce.
A te sembra molto logico che le lettere siano ciò che dà la vita.
Lo stupore vero è il fatto che il tuo corpo umano abbia questa facoltà. Perché le lettere sono molto più forti delle tue vulnerabili ovaie. Alef! Yod! Shin! Alef! Yod! Shin! Hey! Questa è l’essenza della creazione, altro che un’accozzaglia di vene e sangue.

Telma, quella invocata nella citazione qui sopra, naturalmente, è la protagonista di questo romanzo magico, che sa di Zohar, di Kabbalah, di rivolta e di ribellione. Telma coincide, finzione letteraria permettendo, con l’autrice, Sarah Blau, che in più di un’intervista ha dichiarato di aver rappresentato se stessa intotno ai 30 anni e di aver scritto questo libro per poter sopravvivere. A se stessa, prima di tutto. Al fatto di essere donna e di volerlo essere nel modo più profondo, articolato e combattivo possibile. Intitola non a caso il suo romanzo d’esordio Il libro della creazione, pubblicato in Italia dall’editore Carbonio con la traduzione dall’ebraico di Elena Loewenthal. Sarah Blau, scrittrice, drammaturga e attrice è considerata una delle voci più innovative della letteratura contemporanea israeliana. Una delle voci più irriverenti: femminista, religiosa, senza rabbino, studiosa e scrittrice di argomenti ebraici da una prospettiva, appunto, femminile.

Così questo suo Libro della creazione arriva tra le mani dei lettori e si rivela uno strumento potente. Uno strumento creativo, a sua volta, come se a leggerlo si acquisissero gli strumenti della creazione, quelli che Telma acquisisce dal libriccino della nonna:

Il libro della creazione è ora posato sullo scaffale, in soffitta. È molto più sporco di quanto non fosse la prima volta che i miei occhi di bambina ci si posarono sopra. Suppongo che diventi un po’ più sporco a ogni utilizzo, ma anche più potente. L’uso non lo indebolisce, al contrario, come succede a un corpo sfibrato che si rinforza dopo tanto esercizio in palestra. Forse avresti dovuto esercitarti un po’ di più, tesoro! Uso significa forza, non spreco. Non stare a fare conti da pezzente.

Con quelle parole, con l’uso e la famigliarità di quel testo, Telma riuscirà a creare il suo Golem, questa volta buono e perfetto, è un uomo da amare, che le stia accanto. Lo chiama Shaul, Colui che è richiesto, pregato, e lo crea per amore, non per fare la guerra. A contrastare la guerra ha già pensato sua nonna Gerta, eroina della rivolta del ghetto di Varsavia.

Telma è Gerta o almeno è a lei che la nonna passa il proprio testimone. Ha una missione nella vita: abitare la casa della nonna (che lascia a lei in eredità esclusiva) e maneggiare con cura il Libro della creazione. Che significa anche mantenere vivo lo spirito rivoluzionario e combattente di chi ha cercato di opporsi alla violenza nazista. Di chi, donna, ha cercato di trasformare il mondo in qualcosa di diverso dall’accettazione e dalla sottomissione a voleri superiori. Di chi ha voluto combattere per la libertà. Di tutti.

Telma dunque è tante cose. Ragazza inquieta, attratta dal misticismo, in competizione con la cugina più brava, più bella, più socialmente accettabile di lei, stabilisce un intenso rapporto con la nonna, che viene a mancare proprio all’inizio di questo intrigante romanzo ebraico. E della storia della nonna fa a sua volta il testimone, come può farlo un esponente della terza generazione: la studia e la insegna. Si tratta di storia e Telma insegna proprio storia nel liceo femminile della sua cittadina. Anche con il suo lavoro ha un rapporto conflittuale, forse con il ruolo sociale che l’insegnante rappresenta o deve vestire. Come con quello della sua femminilità: è donna, sola, continuamente ingaggiata in un confronto con le sue simili sia in famiglia che sul lavoro. E ne ha paura. Perché sa di voler liberare quella forza tutta femminile che le scorre nelle vene, ma che per prassi dovrebbe invece tenere a bada. Dovrebbe imbrigliare, meglio ancora soffocare. Telma invece vuole liberarne tutta la potenza. E, come ha dichiarato in un’intervista a Il Messaggero, questo romanzo racconta di cosa succede quando una donna decide “di prendere il controllo e quale prezzo è disposta a pagare”. Un discorso di potere? Sì, dichiarato, come risponde alla giornalista del quotidiano appena citato in conclusione della loro chiacchierata:  “So che non a tutti piace parlare di “potere”, ma alla fine è importante. Credimi, se sei una donna, dovresti avere potere”.

Il libro della creazione è un romanzo millefoglie: va assaporato strato per strato. Ma questo solo in teoria, perché poi, esattamente come quel luculliano dolce, ogni boccone racconta un mondo di sfoglia, di crema e di frutti di bosco. Tutto insieme. Qui gli elementi sono molto più di tre, gli ingredienti si aggiungono con sapienza in un libro di 280 pagine che conduce lentamente il lettore nel mondo di Telma. Nel suo essere creatrice, oltreché creativa. Nel suo essere la storia, nel suo fare la storia nel suo coltivare le tradizione e nel suo andare contro queste. Telma fa memoria nel suo modo così potente di mistica contemporanea, si salva in mondi da lei creati, ma combatte in quello reale perché nulla sia conforme, scontato, previsto. Perché nulla vada dimenticato. Nemmeno la guerra. Nemmeno l’amore.

Sarah Blau, Il libro della creazione, Carbonio editore, traduzione di Elenea Loewenthal, 280 pp., 16,50 euro

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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