Hebraica
Tre motivi per cui Channukkà dovrebbe essere la tua festa ebraica preferita

Una ricorrenza che celebra il ruolo delle donne nella storia, la resistenza delle minoranze e che è stata di enorme conforto per i perseguitati dal nazismo

Sarà che quando arriva dicembre e si avvicina il Natale si inizia a respirare aria di festa, ma Channukkà è una delle festività ebraiche più coinvolgenti. D’altronde, a chi non piacerebbe una festa durante la quale si scambiano regali e si mangiano delle deliziose bombette fritte? Se le sufganiot, i latkes e il Natale non bastano per spiegare come mai adoriamo questa festività, ecco altre tre buone ragioni per apprezzare Channukkà, una delle ricorrenze più attuali del calendario ebraico.

Anche le donne hanno un ruolo centrale (finalmente!)

Ogni sera, per otto giorni, durante la festività di Channukkà sia gli uomini ebrei che le donne hanno l’obbligo di accendere le candeline. “Generalmente le donne sono esentate dall’osservanza delle mitzvot positive(ossia, azioni da compiere) legate a un tempo determinato della giornata o dell’anno” spiega David Gianfranco Di Segni su kolot.it. L’accensione della Channukkià dovrebbe rientrare in questa categoria invece, in via eccezionale, anche le donne hanno l’obbligo di osservare le mitzvot della festa dei lumi. Spiega il Talmud che le donne sono una parte importante di questa festa, in primo luogo perché beneficiarono della miracolosa liberazione operata dagli Asmonei e, inoltre, perché i miracoli che ricordiamo a Channukkà sono avvenuti anche per merito di alcuni personaggi femminili, come Giuditta e Anna.

La prima eroina di Channukkà è stata fonte di ispirazione iconografica nei secoli: Caravaggio, Botticelli, Artemisia Gentileschi e molti altri artisti hanno rappresentato l’impresa di Giuditta, diventata simbolo della rivolta femminile contro l’uomo violento e violentatore. Durante gli otto giorni della festa ricordiamo che Giuditta riuscì coraggiosamente a salvare tutto il suo popolo e a fermare l’assedio di Gerusalemme, decapitando Oloferne, un importante capo militare dell’esercito nemico.

La seconda eroina di Channukkà ha una storia meno conosciuta, raccontata nel Secondo libro dei Maccabei: Anna fu massacrata dai Greci insieme ai suoi sette figli per aver rifiutato di mangiare il maiale. Di fronte alla dura persecuzione di Antioco Epifane, la donna preferì morire che tradire la propria religione, dimostrando grande coraggio e caparbietà. Tutto il mondo ebraico in questi giorni di festa ricorda le due eroine, ma alcuni paesi del nord dell’Africa hanno una tradizione femminista particolare proprio legata a queste due storie. In onore di Giuditta e Anna durante Channukkà, in alcuni paesi, si svolge una cerimonia peculiare chiamata Eid Al Bnat (nei dialetti giudeo-arabi: “la festa delle figlie”). La scrittrice Rishe Groner ne fornisce un’accurata descrizione nell’articolo “You Need to Know About North Africa’s Feminist Hanukkah Tradition”: Eid Al Bnat è una vera e propria festa delle donne ebree, durante la quale si alternano canti tradizionali a rituali simbolici e si coglie l’occasione per creare un punto di contatto tra tutte le generazioni femminili ebraiche.  

Perchè racconta la vittoria di una minoranza oppressa
Quando si parla ai bambini per la prima volta di Channukkà si parte dalle coraggiose imprese dei Maccabei che si ribellarono contro i soprusi del re Antioco Epifane. Sfidando ogni probabilità, il gruppo ebraico vinse ben due battaglie contro l’esercito dei Seleucidi, opponendo forza e determinazione, per salvare la propria cultura e la propria diversità dal tentativo di livellamento imposto dalla cultura ellenista. La festa è la storia dell’improbabile vittoria di una minoranza, per questo celebra i sopravvissuti e chi ha lottato per mantenere vive le proprie tradizioni.

Nel blog del Tenement Museum – Museo dell’immigrazione di New York appare un articolo in cui Channukkà è descritta come la festa della riconsacrazione del tempio: è la storia che dà speranza ai più deboli, ai popoli oppressi, che possono apprendere che un futuro più luminoso può esistere ed è possibile, se si è forti e determinati abbastanza per riconsacrare sé stessi a una vita migliore. È anche per questo che i lumi di Channukkà vanno accesi vicino alla finestra, in un posto ben visibile dall’esterno, così che gli altri possano essere partecipi della gioia della salvezza di un popolo. Un invito, valido ancora oggi, a non lasciarsi intimidire da prevaricazioni e sopraffazioni perché per la sopravvivenza di culture minoritarie vale sempre la pena lottare.

Per il ruolo che ha avuto per gli ebrei durante e dopo la Shoah

La storia di tenacia e speranza raccontata a Channukkà ha assunto un significato particolare per il popolo ebraico durante e dopo la persecuzione nazi-fascista. Natasha Frost racconta su history.com che sono pochi gli ebrei che possedevano un candelabro nei campi di concentramento, ma ci sono persone che anche in quelle barbare condizioni hanno ugualmente cercato degli escamotage per rispettare gli obblighi della festa.

Nel campo di Theresienstadt, nonostante le difficoltà e la disperazione, gli ebrei hanno trovato il modo di accendere i lumi della Channukkià: nel 1942 qualcuno riuscì a rubare un grosso blocco di legno ai nazisti e con esso costruire un candelabro, oggi conservato al Museo Ebraico di New York. Nel 1943 a Bergen-Belsen, undici sopravvissuti riuscirono a mettere da parte degli avanzi di grasso dal loro cibo e a formare degli stoppini di tessuto da utilizzare come candeline. Nello stesso campo, qualche tempo dopo, il candelabro a nove braccia è stato costruito da un soldato inglese della Brigata Ebraica, utilizzando il bossolo e le cartucce di una pistola, per permettere finalmente agli 83 bambini sopravvissuti allo sterminio di celebrare il primo Channukkà dopo la liberazione.

Del ruolo che invece questa festività ha avuto nel dopoguerra si sa ben poco. David Schlitt su Making History ipotizza che la celebrazione della festa dei lumi abbia aiutato i rifugiati ad adattarsi alla vita americana dopo la liberazione dal dominio nazista. Ciò che è certo è che nel dopoguerra, gli ebrei che emigrarono in America dopo decenni di persecuzioni arrivarono in un paese in cui non solo era permesso festeggiare una festività ebraica, ma era anche ormai diventata mainstream. Già allora Channukkà aveva assunto una nuova forma, diventando una festa nazionalpopolare, nel tentativo di stare al passo con i più noti festeggiamenti cattolici di fine dicembre.

Oggi Channukkà è festeggiata alla Casa Bianca, è citata in moltissimi film e serie tv ed è considerata una delle festività più rappresentative del popolo ebraico. In molte città del mondo le Channukkiot vengono accese nelle piazze pubbliche e contribuiscono a illuminare i paesaggi urbani tanto quanto gli addobbi di Natale: pur essendo una festa minore, stabilita per decreto rabbinico, è ormai diventata una delle ricorrenze più conosciute e riconoscibili del mondo ebraico.Quindi può anche non essere la nostra festività preferita, ma che l’ebraismo sia associato a una ricorrenza che celebra il ruolo delle donne nella storia, la resistenza delle minoranze e che è stata di enorme conforto per i correligionari discriminati dal nazismo, non può che rallegrarci e renderci fieri e orgogliosi.

Alessandra Sabatello
collaboratrice
Alessandra Sabatello ha 28 anni e vive a Roma. Ha una laurea in lettere e una passione per tutto ciò che è organizzabile e pianificabile (eventi, viaggi, progetti..). Per quattro anni ha lavorato nel mondo delle fiere librarie ed è una dei tre inquilini della Moishe House di Roma.

3 Commenti:

  1. Possiamo considerare la Festa di Chanukkàh come la celebrazione del riscatto e della rinascita dei più piccoli, dei più deboli e derelitti che, con la forza dello Spirito di Hashèm, riaffermano i valori positivi e fondamentali della Vita.


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