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Viaggio ad Amburgo

Storia e itinerari ebraici nella città tedesca

Ancora non si sa che aspetto avrà la nuova sinagoga di Bornplatz ad Amburgo. Né quando vedrà la luce. Ma i responsabili della fondazione che presiede alla sua ricostruzione sono convinti che tornerà a vivere. Il che non era così scontato, almeno fino a poco tempo fa. Parliamo di uno dei luoghi simbolo per la comunità ebraica della seconda città tedesca, quasi annientata durante la seconda guerra mondiale, quando con l’Olocausto circa 9000 dei membri erano stati assassinati dai nazisti.

La sinagoga del quartiere di Grindel era stata profanata nel novembre del 1938, nella cosiddetta Notte dei Cristalli, e quindi demolita tra il 1938 e il 1940. A spese degli stessi ebrei che vi si riunivano per pregare. Per ricordare quella che era stata una delle più imponenti sinagoghe della Germania, con una cupola alta 40 metri e una capienza di circa 1.200 posti, nel 1988 nel luogo in cui si trovava era stato realizzato un mosaico che ne riproduce la planimetria. L’opera, firmata dall’artista di Amburgo Margrit Kahl e inaugurata nel cinquantesimo anniversario della distruzione, sarebbe reintegrata nella nuova costruzione, ma c’è chi obietta che comunque una sua parte finirebbe distrutta e con essa il senso del monumento. Ossia la memoria dell’antica comunità ebraica locale.

La vede evidentemente in modo diverso il rabbino capo dell’attuale comunità di Amburgo, ricostruita dopo la guerra a partire da poche centinaia di sopravvissuti alla Shoah e oggi composta da circa 3.500 persone. Si suppone però che gli ebrei in città siano al momento ben più del doppio, circa 8000. Ad affermarlo è proprio Shlomo Bistritzky, rabbino ortodosso nato in Israele 46 anni fa ma con il nonno di Amburgo, da oltre un decennio a capo della comunità. Giunto qui nel 2003 come emissario Chabad e nel 2011 nominato alla guida degli ebrei amburghesi, Bistritzky pare sia stato il primo ad auspicare ufficialmente la ricostruzione della sinagoga. Correva il 2019, e nella città di Halle, nel giorno di Yom Kippur, c’era stato un attentato presso la sinagoga locale in cui avevano perso la vita due persone. Intervistato da un giornalista su quanto si potesse fare per arginare le manifestazioni di antisemitismo, il rabbino aveva auspicato la ricostruzione della sinagoga Bornplatz. Accolta con favore dai più, la proposta aveva portato quello stesso anno a un primo stanziamento di 600mila euro da parte del Comitato del bilancio del Bundestag tedesco per uno studio di fattibilità, seguito nel novembre 2020 dallo sblocco di 65 milioni di euro per la ricostruzione.

Nei mesi scorsi è stato annunciato un concorso di architettura per la riedificazione della sinagoga, che comprenderà anche un luogo per eventi e un centro visitatori. Il tempio andrà ad aggiungersi ai due principali luoghi di culto della città tedesca, la casa di preghiera del Centro Chabad e la sinagoga della Comunità Ebraica di Amburgo in Hohe Weide. Progettato dagli architetti Karl Heinz Wongel e Klaus May e inaugurato nel 1960, questo secondo edificio si trova nel punto di incontro tra Hohe Weide e Heymannstrasse, con il lato est rivolto verso l’angolo. Aperto sia ai religiosi sia ai turisti, può essere visitato scrivendo agli indirizzi indicati sul sito della comunità.

Su questo stesso portale sarà possibile anche trovare preziose informazioni sulla vita ebraica locale, utili anche per il turista ebreo che decida di visitare la fascinosa città portuale. Oltre che presso il centro Chabad, si scoprirà così che è possibile trovare pasti e cibo kosher in diversi luoghi di Amburgo, dai rivenditori della panetteria American Bagel Company al supermercato Edeka in Max-Brauer-Allee 163 o di Grindelallee 126, dove tra l’altro è possibile anche acquistare il latte kosher della Fattoria Kruse. Per avere un quadro completo dell’offerta kosher nei negozi tedeschi è comunque possibile consultare il sito del comitato di controllo Vaad HaKashrut.

Uscendo dal virtuale e passando alla sede fisica della comunità, in Grindelhof 30 ci troviamo nel cuore ebraico dell’elegante quartiere di Rotherbaum. La zona intorno a Grindel, un tempo chiamata Piccola Gerusalemme, prima della guerra accoglieva il 70 per cento circa dei 21mila ebrei di Amburgo. Il palazzo arancione con la scritta Talmud-Torah-Realschule sopra l’ingresso colonnato era stato sede di una scuola ebraica fondata nel 1805 per impartire istruzione sia elementare sia superiore ai giovani della comunità. Usato dopo la guerra come sede per uffici comunali, l’edificio è stato restituito nel 2004 agli ebrei, che vi hanno riaperto la Joseph-Carlebach-Bildungshaus. Durante la guerra, come la maggior parte dei luoghi di vita ebraica, ospedali come l’Israelitische Krankenhaus compresi, anche questa scuola era stata rastrellata, con allievi e insegnanti deportati nei campi. A memoria dell’orrore, davanti all’edificio è possibile trovare una parte delle circa 5mila pietre di inciampo che costellano la città, la seconda dopo Berlino per numero di Stolpersteine. Accanto a questo triste dato, Amburgo si distingue anche per il numero impressionante di memoriali dedicati alle vittime del nazionalsocialismo, circa 150 tra targhe, monumenti e strutture istituzionali istituite dal 1945 a oggi.

Non potendo qui elencarli tutte, ci limiteremo a ricordare alcuni siti. Due sono collocati a un centinaia di metri l’uno dall’altro. Il primo non è facile da trovare, posto com’è in un cortile tra due edifici residenziali a pochi passi da piazza Carlebach, quella della sinagoga di Bornplatz. Si tratta del luogo in cui sorgeva un altro tempio, la Neue Dammtor Synagoge, il primo costruito fuori le mura e distrutto anch’esso nella Notte dei Cristalli. A ricordarlo, un semplice blocco di cemento con una targa esplicativa in bronzo. Poco più in là, in un grande campo erboso vuoto, si troverà un altro cartello. Ricorda che in quel luogo i nazisti radunavano gli ebrei prima delle deportazioni nei campi. Se da qui si raggiunge la zona del porto, vi si troverà invece un monumento alle vittime dell’Olocausto. È stato eretto accanto a quel che resta delle banchine e dei binari della stazione ferroviaria di Hannoverscher da cui partivano i convogli diretti ai campi di sterminio.

Tornando alle antiche sinagoghe, nel quartiere di Neustadt, la “città nuova”, con un po’ di fortuna si potrà accedere a quanto resta della prima casa di culto riformata al mondo. Costruita nel 1844 nella zona dove si concentrava una parte della comunità, questa sinagoga fu prima colpita gravemente nel corso della Notte dei Cristalli per poi finire distrutta dalle bombe britanniche. Quello che oggi possiamo trovare, varcato il cancello di un cortile, è lo scheletro del muro orientale, con l’enorme nicchia in cui si trovava l’arca e, a distanza di molti metri, parte del muro d’ingresso.

Per completare la conoscenza degli edifici religiosi scomparsi e delle vicende di una comunità presente in città fin dalla fine del Cinquecento sarà utile anche una visita al Museo della Storia di Amburgo, in Holstenwall 24. Situato poco lontano dai resti della sinagoga di Tempelrein, il Museum fuer Hamburgische Geschichte è ospitato in un palazzo barocco rivestito da mattoni, nel cuore di un bellissimo parco. Tra le numerose e interessanti mostre permanenti e temporanee, al secondo piano si troverà un’ala dedicata alla storia degli ebrei di Amburgo, di Altona e Wandsbek, dalla nascita della comunità fino alla fine del regime nazista.

Un altro museo da non perdere si trova nella zona portuale, sull’isola di Veddel. Si tratta del parco di BallinStadt e ricorda i circa 5 milioni di persone provenienti da tutta Europa che dal 1850 ai primi anni Trenta passarono da Amburgo per imbarcarsi per le Americhe. Inaugurato nel 2007 e conosciuto anche come Museo dell’Emigrazione, il sito è stato intitolato a Albert Ballin, ebreo ortodosso direttore generale nonché tra i fondatori dell’impresa di spedizioni transatlantiche Hamburg America Line. L’uomo, a cui si deve tra l’altro l’invenzione del moderno concetto di nave da crociera, aveva trasformato uno dei suoi magazzini in un ostello per i profughi ebrei dalla Russia, offrendo tra gli altri servizi anche una cucina kosher e una grande sala da pranzo. Oggi questo edificio mostra l’epopea di tanti ebrei, spesso in fuga dai pogrom, e non ebrei, presentando una sala con i letti, le sale da pranzo e i bagagli di ogni genere. Tra le attrazioni più gettonate soprattutto dai visitatori d’Oltreoceano troviamo l’elenco computerizzato di tutte le navi che hanno attraccato e navigato nel porto di Amburgo, con i nomi dei passeggeri e dell’equipaggio tra cui cercare quelli dei propri antenati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


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