Cultura
Suoni da scoprire: viaggio nel jewish funk

Guida agli irresistibili groove “speziati” delle band che suonano nel nome della pace, dell’amore e del funky…

Il funk, nato a metà degli anni Sessanta negli Usa unendo soul, jazz e rhythm and blues in una musica calda, ballabile e ricca di groove, è ancora oggi ampiamente presente nella musica mainstream, basti pensare al successo di artisti come Bruno Mars, Pharrell Williams, Justin Timberlake, The Weeknd e Daft Punk.  Una musica mutante e aperta, capace di adattarsi nel tempo alle nuove tendenze musicali, senza perdere però le sue radici. Anche in Israele e, più in generale, nella cultura ebraica odierna troviamo una fervente scena funk, che coinvolge e intrattiene migliaia di appassionati di questa musica, ricca di groove e di “pancia”. Uno dei gruppi più importanti sono i Funk’Stein, che con la loro musica trasmettono un messaggio di pace e di accettazione delle diversità, ispirandosi a mostri sacri come Earth, Wind & Fire, James Brown e  Funkadelic. La band, composta da otto elementi, è stata fondata nel 2006 e ha pubblicato due album. I Funk’Stein si sono esibiti in ogni club nel loro paese d’origine, costruendo sera dopo sera il loro fedele pubblico, per poi esibirsi anche all’estero e in televisione, portando ovunque il loro messaggio all’insegna di pace, amore e funk. “Abbiamo un messaggio per voi, gente del pianeta Terra – scrivono sulla loro pagina Facebook ufficiale- Avrete qualcosa che non dimenticherete mai più. Vi porteremo groove speziati e alcune movenze pazze. Così gustoso e delizioso che ti leccherai le dita … “. 

Uno dei maggiori divulgatori del funk e della fusion negli anni Settanta, prima di convertirsi al folk cantautorale, è stato Ben Sidran, talentuoso musicista ebreo nato a Chicago. Sidran, che ha collaborato con artisti del calibro di Steve Miller, Boz Scaggs, Diana Ross, Van Morrison e Rickie Lee Jones, è stato definito, dal Chicago Sun Times, come un “uomo del Rinascimento alla deriva in un mondo moderno”, e da The Times come “il primo rapper jazz esistenziale“, in riferimento al suo misto di umorismo ed erudizione nel suonare “grooves and bebop”. Tra i suoi lavori più interessanti spicca Life’s a lesson del 1994, album dedicato alle canzoni tradizionali israeliane, in parte cantato in ebraico con forte accento americano.

Tra la band contemporanee più originali spiccano i Bint El Funk un gruppo musicale di Gerusalemme, fondato nel 2012, che a inizio carriera ha preso in prestito alcune canzoni femminili yemenite ebraiche trasformandole in brani funk, creando così un suono eclettico influenzato dalla world music. La band, fondata dal cantante Shiran Karny, ha un fedele seguito in Israele e recentemente ha fatto tournée in Etiopia e India. Il gruppo ha poi inciso brani originali che sono stati influenzati da afrobeat, pop israeliano mediterraneo (Mizrahi), pop palestinese, musica balcanica e psichedelica turca per creare una funky fusion yemenita senza confini. Il loro primo successo israeliano, Min Zaman , pubblicato nel 2013, combinava versi ebraici con un coro arabo, mentre il testo traccia un parallelo tra il conflitto israelo-palestinese e una dolorosa storia d’amore.

Più classico è il repertorio della Funky Soul Band, una trascinante live band il cui repertorio spazia tra funk, Motown, soul, disco, swing, jazz, pop e canzoni ebraiche. I musicisti si sono esibiti al fianco di Adele, Taio Cruz, Jools Holland e Plan B, oltre ad aver cantato per la famiglia reale marocchina, per il Manchester City e per importanti matrimoni ebraici. Newyorkesi, ebrei e ortodossi, i Zusha sono una band difficilmente catalogabile da un punto di vista musicale. L’ultimo album Kavana, che vuol dire “intenzione” in ebraico, è un caleidoscopio di colori e di suoni assolutamente originali, che potremmo definire come “chasidic soul” o “hipster funk”. I membri si sono incontrati nel 2013 a New York e hanno iniziato a fare jam session in giro per la città, tra cui concerti presso la New York University, dove il chitarrista Zachary Goldschmiedt ha studiato. Dopo aver suonato solo per divertimento, visto il riscontro di pubblico, hanno deciso di trasformare la musica in un lavoro. Nell’autunno del 2015 i Zusha hanno tenuto un’esibizione memorabile nel famoso locale Yellow Submarine di Gerusalemme con centinaia di studenti americani di yeshiva e seminaristi che, con gli accendini in aria e le grida di gioia, chiedevano di più mentre danzavano in tutti gli spazi aperti disponibili. Zachary Goldschmiedt ha dichiarato più volte che uno dei suoi modelli è il rabbino Shlomo Katz, nato in una famiglia di musicisti e noto per aver cantato le canzoni e pubblicato gli insegnamenti della Torah del rabbino Shlomo Carlebach.

Gabriele Antonucci
Collaboratore

Giornalista romano, ama la musica sopra ogni altra cosa e, in seconda battuta, scrivere. Autore di un libro su Aretha Franklin e di uno dedicato al Re del Pop, “Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica”,  in cui ha coniugato le sue due passioni, collabora con Joimag da Roma


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