Abraham B. Yehoshua protagonista al Festivaletteratura sabato 7 settembre: i cinque libri imprescindibili. Secondo noi…
A Mantova, da mercoledì 4 a domenica 8 settembre si terrà il prestigioso Festivaletteratura, diventato ormai un appuntamento imperdibile per lettori e scrittori. Una kermesse ricca e travolgente, capace di un alleviare non poco le sofferenze dei cuori oppressi dal rientro estivo, predisponendoli a una più facile ripresa delle attività scolastiche e lavorative.
Chi ama la letteratura israeliana, però, quest’anno si prepara a celebrare una festa dentro la festa. Dopo un lungo periodo di assenza tornerà a calcare il palco del festival mantovano nientemeno che Abraham B. Yehoshua, il quale sarà protagonista (sabato 7 settembre, ore 16,45, Palazzo Ducale) insieme a Wlodek Goldkorn dell’incontro Ascoltare l’anima e non il cervello, il cui titolo sa già di magia.
Quale occasione migliore, allora, per (ri)leggere ‒ per la prima volta o per la centesima ‒ i grandi romanzi dello scrittore israeliano? Per questo abbiamo deciso di tentare un’impresa impossibile, ossia stilare la cinquina perfetta della produzione narrativa di Yehoshua. Sappiamo in partenza che si tratta di un gioco a perdere, perché nel caso di Yehoshua scegliere significa escludere opere di indiscutibile fascino e valore letterario. Ciò nonostante, vogliamo provarci. Anzi, vi invitiamo a intervenire, proponendo eventualmente quelli che per voi sono i cinque libri imprescindibili di Abraham B. Yehoshua.
1) L’amante
Toglieteci tutto ma non questo romanzo straordinario che ha rivoluzionato la letteratura israeliana in almeno tre modi diversi. Non c’è personaggio di questo libro che non vada amato, soccorso, accudito, odiato, a testimonianza di come l’essere umano sia un groviglio tortuoso di sentimenti contrapposti, la maggior parte dei quali rimangono oscuri, soprattutto a chi ci è vicino nella quotidianità. È A.B. Yehoshua in una delle sue massime prove di indagine psicologica.
2) Il signor Mani
Se ne L’amante Yehoshua aveva introdotto la frammentazione del narrato per rappresentare le differenti prospettive sulla realtà dei vari personaggi, con Il signor Mani l’autore raggiunge un livello di sperimentalismo ancora più alto, coinvolgendo direttamente il lettore, che non è più considerato come un elemento passivo ed esterno al romanzo. Al contrario, è parte integrante di esso. Tuttavia, ne Il signor Mani c’è molto di più. Tra le pagine di questo libro soprattutto si dipana l’ampio filo della storia, quell’imperativo ebraico impossibile da spezzare, capace di congiungere il passato europeo all’Israele odierno.
3) Viaggio alla fine del millennio
Monumentale e audace. Se dovessimo definire in due parole questo romanzo, probabilmente la nostra scelta ricadrebbe su questa coppia di aggettivi. L’immensa attrazione di Yehoshua per la storia si compie tutta nella cronaca del viaggio del mercante ebreo marocchino Ben Attar, tra il Mediterraneo e la Francia. Benché la vicenda sia ambientata allo scoccare del primo millennio, nello specchio degli eventi s’intravede la contemporaneità in tutte le sue contraddizioni. Non è un caso che ne sia stata tratta un’opera lirica.
4) Il responsabile delle risorse umane
Dal primo al terzo millennio. Il responsabile delle risorse umane proietta il lettore nella dimensione fredda e opprimente dell’Israele post-Seconda Intifada, tra nuovi immigrati e attentati suicidi. Ancora una volta l’esperienza del viaggio è posta al centro della narrazione, in una lettura simbolica che conduce il protagonista a una metamorfosi spirituale profonda. Il significato di questa trasformazione, però, trascende i confini dell’io per aprirsi al resto di una società i cui ingranaggi sono paralizzati da una rigida burocrazia, tesa al solo profitto. Un viatico per il mondo moderno.
5) Il tunnel
Questa breve rassegna non poteva concludersi che con questo libro, l’ultimo pubblicato da Yehoshua in ordine di tempo. Tuttavia, la nostra scelta non è stata dettata unicamente dalla cronologia. Il tunnel è un romanzo che va letto, senza ombra di dubbio. Perché tocca il tema della fragilità, della vecchiaia, del lento (e inesorabile) svanire dal mondo della mente di chi amiamo. Perché l’autore torna in qualche modo alle origini presentando una lucida analisi della situazione socio-politica israeliana attraverso il racconto di una vicenda famigliare. Perché, all’età di ottantadue anni suonati, Yehoshua ha dimostrato di essere uno scrittore in continua evoluzione. Se questa non è la dimostrazione della sua grandezza, non sappiamo cos’altro potrebbe esserlo.
Sara Ferrari insegna Lingua e Cultura Ebraica presso l’Università degli Studi di Milano ed ebraico biblico presso il Centro Culturale Protestante della stessa città. Si occupa di letteratura ebraica moderna e contemporanea, principalmente di poesia, con alcune incursioni in ambito cinematografico. Tra le sue pubblicazioni: Forte come la morte è l’amore. Tremila anni di poesia d’amore ebraica (Salomone Belforte Editore, 2007); La notte tace. La Shoah nella poesia ebraica (Salomone Belforte Editore, 2010), Poeti e poesie della Bibbia (Claudiana editrice, 2018). Ha tradotto e curato le edizioni italiane di Yehuda Amichai, Nel giardino pubblico (A Oriente!, 2008) e Uri Orlev, Poesie scritte a tredici anni a Bergen-Belsen (Editrice La Giuntina, 2013).