Joi in
Black Lives Matter in yiddish?

Come e perché tradurre l’espressione di una protesta nelle parole di Anthony Russell

Tutto era cominciato con una telefonata in cui qualcuno chiedeva a Anthony Russell come tradurre in yiddish la frase Black Lives Matter. Attore, interprete e compositore per il teatro Yiddish, è abituato a questo genere di richieste. E la sua risposta era stata che Black Lives Matter doveva rimanere tale. Ma non finisce lì. Pochi giorni dopo si trova coinvolto in un gruppo, guidato dal traduttore yiddish e educatore antirazzista Jonah Boyarin, nato per discutere del movimento in yiddish, che aveva già messo insieme una raccolta di frasi circa le forze e le pratiche sistemiche a cui si oppone (supremazia bianca, trattamento pregiudizievole, profilazione razziale) e i propri obiettivi (giustizia razziale ed economica, costruzione del movimento intersezionale), insieme a un vocabolario per descrivere gli ebrei di colore e gli alleati, e alcuni termini particolari della protesta. Russell racconta come è andata in un articolo sul sito Jewish Currents. Dunque, come tradurre l’espressione Black Lives Matter in yiddish?

Primo: traslitterare. Black Lives Matter, che in yiddish approssimativamente dovrebbe suonare  “blek lives metter”, in caratteri ebraici diventa

בלעק לײַװס מעטער

Secondo: una parentesi necessaria. Almeno per il gruppo, che ha deciso che alla traslitterazione andava aggiunta anche una traduzione diretta della frase in yiddish utilizzando il descrittore “afroamericano” al posto di “Black”. Sono state prodotte diverse interpretazioni:

אַפֿראָאַמעריקאַנער לעבנס האָבן אַ װערט

Afroamerikaner Lebns Hobn a Vert

אַפֿראָאַמעריקאַנער לעבנס זענען וויכטיק

Afroamerikaner Lebns Zenen Vikhtik

אַפֿראָאַמעריקאַנער בלוט איז נישט קײן װאַסער

Afroamerikaner Blut iz Nisht Keyn Vaser

“Le prime due interpretazioni, secondo il nostro pensiero, erano molto vicine al sentimento originale”, spiega Russell, “L’ultima, letteralmente “Il sangue afroamericano non è acqua”, interpretava l’essenza della frase attraverso l’adattamento di una preesistente versione yiddish dell’idioma “Il sangue è più denso dell’acqua” (letteralmente: “Il sangue non è acqua”)”.

Terzo: la parola nero. Black in yiddish è schvartse. E yiddishizzare nero con afroamericano può risultare ingombrante, inutilmente “politicamente corretta” e “non autentico”. Ma schvartse ha anche connotati dispregiativi. Dunque, si chiede l’autore, perché dare maggior valore a una parola e non al fatto che possa denigrare un essere umano? “Riconosco però”, spiega l’autore, “che per certi parlanti yiddish a tempo pieno (al contrario di un interprete come me), l’utilità di avere una frase come “Black Lives Matter” in yiddish è trascurabile. Questa frase in yiddish, come me, viene dall’esterno, mentre la parola “shvartse” viene dall’interno”. Quindi? Ecco la conclusione di Anthony Russell:

“Negli ultimi giorni ho dovuto considerare per chi è una frase come “Afroamerikaner Lebns Zenen Vikhtik”. Forse è per le persone che vogliono esprimere la loro solidarietà con la sacralità della vita nera in una lingua che hanno rivendicato, o forse hanno sempre parlato. Forse è per gli ebrei ashkenazisti che hanno iniziato a fare il lavoro di erodere gli effetti del razzismo americano, in continuità con quanto avevano fatto le precedenti generazioni di lingua yiddish.

Curiosamente, mentre scrivo mi rendo conto che tra tutti, questa frase è per me, per qualcuno che in precedenza ha evitato di fare qualsiasi audace autoaffermazione nel linguaggio che ha scelto per l’espressione artistica di sé. Ho fatto così tanto per vivere attraverso la lingua yiddish, e ora ho parole per dichiarare che questo vivere – questa vita è importante”.

Anthony (Mordechai Tzvi) Russell è un interprete, compositore e arrangiatore di musica in yiddish. Ha contribuito scrivendo aollabora con The Forward, Tablet, JTA e PROTOCOLS. Vive con suo marito, il rabbino Michael Rothbaum, in Massachusetts

 


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