Questa volta il link con la generazione Z forse è saltato perché quella che vi proponiamo è la visione personale dell’autrice. Che racconta la sua idea sulla festa delle luci
“Ciao Ghila, ti andrebbe di parlare di Chrismukkah, magari attraverso le serie Netflix?”
“Ne ho vista una in cui un ragazzino si inventa il Chrismukkah perché ha un genitore ebreo e uno cattolico…”
“Esatto, comunque negli Stati Uniti è piuttosto diffuso… e le serie Tv non mancano, come non mancano quelle in cui si festeggia Hanukkah… Parliamo di questo nel prossimo articolo?”
La risposta era stata affermativa. Poi, qualche giorno dopo, Ghila scrive alla redazione inviando l’articolo che trovate qui di seguito, accompagnato da queste poche e lapidarie parole: “’ho scritto principalmente su Channukka poiché il chrismukka non lo sento particolarmente mio”.
Et voilà, ecco a voi il senso di Ghila Schreiber per hanukkah. Buona lettura
Tra le più significative ricorrenze per il popolo ebraico, Channukkà festeggia la vittoria contro un popolo che non volle sterminarci solo fisicamente come accadde, secoli dopo, ma ancor peggio mirava al profondo del credo ebraico, alla fede in D-o e nella Torah.
Il popolo ebraico uscì trionfante contro il più grande pericolo: l’assimilazione.
Il rischio di ellenizzazione venne sventato dallo spirito collettivo di forza e sacrificio dei Maccabei, grazie al quale ha prevalso la fede e l’osservanza dei precetti. Una battaglia che in realtà venne combattuta da tutto il popolo ebraico: gli uomini in guerra e le donne che, con la loro solida forza interiore, hanno sempre sostenuto i mariti.
Fu una guerra che provocò pochissimi morti, grazie alla potenza dei Maccabei, guidati da Yehuda, considerato uno degli eroi più coraggiosi, e i suoi fratelli, tra cui Elazar, che combattè valorosamente e morì travolto da un elefante.
Yehudit, inoltre, per ribellarsi ai divieti sull’osservanza delle regole della Torah, come quelle sulla purità famigliare, venne rapita al suo matrimonio e condotta al governatore greco Oloferne.
La ragazza riuscì ad ingozzarlo di cibo salato, ubriacarlo e con estremo sangue freddo tagliargli la testa, facendo iniziare la rivolta asmonea. Ricordiamo anche Chana ed i suoi sette figli che si rifiutarono di adorare un idolo e l’immagine dell’imperatore, nonostante i lauti doni che avrebbero ricevuto da Antioco e furono uccisi per questo.
Fede e speranza sono quindi i messaggi che vengono emanati dai traballanti, ma forti lumicini delle nostre channukiot, a ricordarci sempre che c’è una luce in fondo al buio, anche nelle situazioni più drammatiche. È stato infatti così anche durante uno dei periodi più duri in assoluto della storia del popolo d’Israele quando, in uno dei campi di concentramento costruiti dai nazisti, nell’inverno del ‘44, un vero miracolo ebbe luogo grazie al coraggio ed all’emunà (fede) delle donne rinchiuse lì. È la storia dei “Nove Piccoli Cucchiai” di Marci Stillerman (edito da Mamash), nella quale pur di far accendere le candele ai bambini, tante ragazze e donne si procurano nove cucchiai con i quali costruire una menorah intrecciata e festeggiare la festa delle luci. Ruolo fondamentale ebbero proprio i bambini nelle vicende di hanukkah quando, rifugiatisi con i loro maestri nelle grotte per studiare di nascosto la Torah, si mettevano a giocare con i sevivonim per non insospettire i soldati greci, riuscendo così a nascondere ai loro sguardi i rotoli sacri. È quindi per i più giovani che, nel corso del tempo, ogni famiglia ha trasmesso le tradizioni, varianti amate e condivise in tutto il mondo, per mantenere vivo il fuoco dentro le loro anime ed illuminare i loro cammini, come accadde tanto tempo fa.
Bomboloni, latkes, regali, soldi e monete di cioccolato sono diventati tradizione comune e la gioia che quest’atmosfera festosa porta, ricorda i tanti sacrifici e privazioni dei nostri antenati e le innumerevoli storie di messirut-nefesh (auto-sacrificio) per osservare le mitzvot. Sono tanti i racconti legati a questa festa, come per esempio quello della pasticciera Anna nel breve cartone animato diretto da Maurizio Forestieri nel 2019, “ Hannukka – La Festa delle Luci” disponibile su RaiPlay, che, ambientato a Roma nel dopoguerra, narra la differenza fatta dalla solidarietà di persone anch’esse in difficoltà, ma dettata da un’amore sincero verso il prossimo, per combattere insieme la crudeltà di un più moderno Antioco.
Nel corso degli anni, l’ebraismo ha sempre subito il fenomeno dell’assimilazione, anche in periodi più recenti alla storia di Channukkà; un esempio attuale è dato dalla festa conosciuta come Chrismukkah che si festeggia in molte comunità americane.
La bellezza delle diverse culture, a mio parere, si trova proprio nella diversità e trovo che fondere due feste assieme in un certo senso le minimizzi, togliendo valore al significato di entrambe. Così facendo, sarebbe un po’ come aver perso la battaglia per cui invece festeggiamo la vittoria! Posizioniamo i nostri candelabri davanti a porte e finestre, per far vedere a tutti lo splendore dei lumi di Channukkà e per rendere pubblico il miracolo di Hashem; mitzvà importantissima ed unica, al contrario delle altre feste, che sono solamente in relazione all’ebreo e D-o.
In ogni casa, in ogni città, in ogni epoca avvengono piccoli e grandi miracoli di Channukkà che vengono trasmessi di generazione in generazione.
Mi piace pensare che, come ha detto Rav Paolo Sciunnache, questa festa ci voglia insegnare che le vie del Signore sono infinite e molteplici e proprio come un sevivon che gira vorticosamente, anche gli eventi girano, tutto cambia. Chissà che questo Channukà inauguri per tutti noi una grande svolta e ci regali maggiore serenità rispetto all’anno solare che si sta concludendo!
Ghila Schreiber