Voci
Basta coi “sì, però”: è ora che gli ebrei condannino l’omofobia

Il Presidente dell’associazione ebraica italiana Magen David Keshet sulle affermazioni omofobe del rabbino capo sefardita di Gerusalemme, Shlomo Amar.

La scorsa settimana, durante un sermone, il rabbino capo sefardita di Gerusalemme Shlomo Amar ha affermato che l’omosessualità è “una brama selvaggia che deve essere superata” e che omosessualità e osservanza religiosa non possono andare insieme: “[Gli omosessuali] non sono religiosi, farebbero meglio a levarsi la kippah, smettere di osservare lo Shabbat e mostrare il loro vero volto”.

Parole che di certo non sono passate inosservate, data l’autorità della persona che le ha pronunciate e la loro tempistica: esse arrivano infatti appena dopo quelle del neo-Ministro dell’Istruzione Rafi Peretz, il quale nel corso di un’intervista all’emittente israeliana Canale 12 ha affermato di supportare la “terapia di conversione” per i gay, dopo la tragedia di Adam Seef, di appena 19 anni, appartenente a una comunità modern orthodox di Johannesburg, suicidatosi per il tormento di non poter vivere con serenità la propria identità sessuale.

Pubblichiamo il commento che ci ha inviato Serafino Marco Fiammelli, Presidente dell’Associazione Magen David Keshet Italia.

 

Rav Shlomo Amar, rabbino capo sefardita di Gerusalemme, ci regala un’altra perla di saggezza: le sue esternazioni tanto più sono aberranti tanto più lasciano silenziosi e attoniti gli ebrei in Israele e nella diaspora, insinuando loro il dubbio sulla legittimità delle parole pronunciate da una delle più autorevoli guide dell’ebraismo moderno. Moderno si fa per dire, visto che somiglia anche troppo alle posizioni degli imam più intransigenti e omofobi in circolazione.

L’omosessualità per Rav Amar è una vera ossessione, questo lo possiamo affermare senza il bisogno di scomodare Freud e le sue teorie sulla sessualità. Punto fisso tra i problemi più importanti da risolvere dell’ebraismo, dopo le ciambellette di Pesach.

Questa volta il rabbino ha sostenuto che l’omosessualità è un danno così grave per l’ebraismo, che un ebreo omosessuale non può essere religioso: deve forse essere escluso dalla vita religiosa della comunità, non festeggiare le feste, non salire al Sefer? (Non credo che Amar si riferisse anche all’omosessualità femminile, ma io la comprendo comunque in questo mio pensiero).

Oggi le sue affermazioni sembrano un semplice – si fa per dire – pensiero sull’omosessualità, che però ovviamente tuonano come una disposizione, per la sua competenza su Gerusalemme e sulle migliaia di ebrei – anche ultraortodossi – omosessuali, tra cui gli studenti delle yeshivot.

Oggi, un “consiglio” comunque molto ascoltato. Sarà seguito, domani, da un cherem [anatema]? Inizierà la caccia alla streghe per stanare i froci ed esiliarli nella terra di mezzo? Non credo che in questo caso varrebbe il pentimento, l’astinenza, la riparazione col matrimonio. No! Sei frocio e quindi non sei religioso, non puoi esserlo, non potrai essere veramente ebreo.

La mia conclusione è molto preoccupata. Il grande lavoro che facciamo con tanta fatica nel movimento Lgbt internazionale per tenere al riparo Israele dai focolai dell’antisionismo e dell’antisemitismo sempre in agguato dietro l’angolo, svanisce mortificato nelle parole che dovrebbero essere condannate dall’umanità intera perché minano il principi fondativi della carta dei diritti dell’uomo. Cosa possiamo opporre alle parole di rav Amar per continuare a difendere all’interno del movimento Lgbt lo Stato di Israele quale unica democrazia del Medio Oriente, paese in cui le persone Lgbt vivono tutelate e i cui diritti sono riconosciuti dalla Corte Suprema? Lo stesso paese, però, in cui la recente legge sulla genitorialità esclude dai diritti le coppie dello stesso sesso.

Perché la politica in Israele continua a tacere? Rav Amar non avrebbe già da tempo dovuto essere  sollevato dal suo incarico? Rafi Peretz non dovrebbe essere sfiduciato da Netanyahu?

Perché l’ebraismo italiano non prende posizione? Un posizione chiara e inequivocabile una volta per tutte.

Perché la gran parte degli ebrei italiani non si pronuncia o lo fa con mille “sì, però”? Perché tutti coloro che condannano in privato queste dichiarazioni non lo fanno urlando pubblicamente?

Serafino Marco Fiammelli
Presidente di Magen David Keshet Italia
Militare di professione con il grado Primo Luogotenente dell’Esercito Italiano.
Co-fondatore e presidente della Associazione ebraica LGBT italiana Magen David Keshet.
Advisor for European Affairs del World Congress of LGBT Jews – Keshet Ga’Avah.
Sposato con Federico D’Agostino.

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