Cultura
Il patrimonio ebraico di Glasgow

La partecipazione della comunità ebraica a gran parte delle attività cittadine è testimoniata anche dalle numerose immagini d’epoca, oltre seimila foto conservate presso lo Scottish Jewish Archives Centre

C’è qualcosa di affascinante nel modo in cui gli ebrei sono diventati parte integrante della società scozzese. E se è vero che ogni congregazione fa storia a sé, quella che da poco più di due secoli vive a Glasgow ne può raccontare una capace a tratti di strappare un sorriso.

Liberi dalle persecuzioni subite nel resto del Regno Unito, in particolare con il decreto di espulsione del 1290, gli ebrei di Scozia si sono salvati girando al largo dalla Caledonia almeno fino alla fine del Settecento. Certo, ci sono documenti che testimoniano che nel 1691 mercanti ebrei come David Brown avessero chiesto e ottenuto di poter commerciare e risiedere a Edimburgo, mentre altri parlano di un piccolo gruppo di ebrei qui istallatosi nel 1780. Solo nel 1816, però, la città avrebbe avuto una comunità organizzata, seguita, qualche anno dopo, da quella di Glasgow, fondata nel 1823.

L’aria relativamente buona che tirava in questa parte della Gran Bretagna si era comunque già fatta sentire negli ambiti più diversi, economici come accademici. Oltre al caso documentato di Brown, gli archivi ebraici locali ricordano ad esempio quello del dentista ebreo Herman Lyon, giunto con la famiglia a Edimburgo dalla Prussia nel 1788 e poi seppellito a Calton Hill nel 1795, di Joseph de Castro Sarmento, arrivato dal Portogallo e laureato in Medicina al Marischal College di Aberdeen nel 1739, ma soprattutto del primo laureato ebreo dell’Università di Glasgow, Levi Myers, che nel 1787 concluse i suoi studi senza dover prestare i consueti giuramenti secondo la formula cristiana.

A differenza di quanto avveniva negli atenei inglesi, in quelli scozzesi gli studenti non erano costretti a tradire la propria fede, dettaglio non da poco che aveva attirato in Scozia numerosi altri universitari ebrei. Questi si affiancavano a mercanti, pellicciai, uomini d’affari e artigiani olandesi e tedeschi che, spinti più da interessi economici che dal bisogno di un rifugio, si erano installati nelle principali città del Paese. A Glasgow, in particolare, l’esplosione commerciale e industriale di metà Ottocento aveva chiamato un gran numero di immigrati ebrei in cerca di fortuna.

L’aspetto della città era cambiato di conseguenza. Alla fondazione nel 1823 della prima sinagoga in un appartamento al primo piano di un palazzo in High Street, era seguito l’acquisto nel 1830 di un recinto ebraico nella Necropoli appena inaugurata. Qui, a un passo dalla Cattedrale di San Murgo e circondate dalle sepolture cristiane, ancora oggi si possono visitare le 57 lapidi recentemente restaurate di altrettanti ebrei scozzesi, l’ultimo dei quali vi è stato seppellito nel 1855. Trent’anni dopo la consacrazione di un altro luogo di preghiera, la Glasgow Hebrew Congregation, istituita nel 1850, la crescita della popolazione ebraica, giunta ormai a circa ottocento unità, porterà nel 1879 alla fondazione della sinagoga di Garnethill (garnethill.org.uk), appena fuori dal centro storico.

Sinagoghe e cimiteri sono certo un ottimo punto di partenza per indagare la presenza ebraica di Glasgow, che con le sue circa 5.000 anime raccoglie la maggior parte degli ebrei scozzesi. Prima di addentrarsi nel territorio più specificamente religioso, però, può essere interessante individuare le tracce di ebraicità dislocate anche negli indirizzi laici. È il caso di George Square, l’importante piazza risalente al 1781 e intitolata a Giorgio III. Tra le tante statue di personalità locali che la punteggiano, svetta quella di un letterato, vera icona scozzese, Sir Walter Scott. Allo scrittore di Edimburgo va riconosciuto non solo il merito di aver fondato il romanzo storico con il suo Ivanhoe, ma anche quello di avervi tratteggiato l’ineccepibile e bellissima Rebecca, ritenuta la prima grande eroina ebrea della letteratura in lingua inglese.

Sulla stessa piazza, punto di partenza per la maggior parte dei tour della città, si affaccia anche l’imponente edificio rinascimentale del Municipio, il Glasgow City Chambers. Qui, tra marmi, stucchi e intarsi, nella Galleria dei ritratti vi si possono ammirare quelli di tutti i sindaci della città, compreso quello di Myer Galpern, figlio di immigrati provenienti dalla Russia e primo ebreo a ricoprire questa carica dal 1958 al 1960.

Al pari dei genitori di Galpern, erano stati moltissimi gli ebrei russi ad aver trovato un luogo accogliente in questa città. Per la maggior parte in fuga dai pogrom del 1881, i rifugiati giunti a Glasgow dall’Europa orientale si erano perlopiù stabiliti come molti altri immigrati nel distretto di Gorbals e nelle aree circostanti. Per farsi un’idea della loro importanza basta pensare che nel 1916, sui 1.600 ragazzi che frequentavano le scuole pubbliche del sobborgo, mille erano ebrei. Erano di proprietà ebraica anche molte delle attività commerciali e manifatturiere di spicco. Tra queste, la fabbrica di cappelli di Solomon Collins, giunto qui da Londra a inizio Novecento e poi trasferitosi in una fabbrica più grande a Barrhead visto il grande successo riscosso dalla sua attività.

La partecipazione della comunità ebraica a gran parte delle attività cittadine è testimoniata anche dalle numerose immagini d’epoca, oltre 6.000 foto conservate presso lo Scottish Jewish Archives Centre. Con sede presso la sinagoga di Garnethill, l’importante istituzione è attiva dal 1987 e si occupa di preservare il patrimonio ebraico della Scozia raccogliendo, esponendo e pubblicando materiali sia scritti sia fotografici, oggetti, dipinti e sculture che possono in parte essere ammirati dal pubblico negli spazi adibiti a museo.

Sfogliando le foto d’epoca si troveranno così anche quelle della Jewish Lads’ Brigade, società costituita a Londra nel 1895 con una prima filiale fondata a Glasgow nel 1903 e particolarmente attiva a Gobarls. I giovani che vi facevano parte venivano addestrati a usare il fucile, a leggere le mappe e a usare il codice Morse, ma soprattutto erano chiamati a partecipare in maniera attiva alla vita della comunità cittadina. Tutti figli di immigrati, questi ragazzi sarebbero diventati scozzesi a tutto tondo, accogliendo a tal punto i costumi locali da fondare quella che si diceva fosse l’unica banda di cornamuse interamente ebrea al mondo.

Sullo stesso modello di integrazione si muoveva anche il 155esimo Boy Scout Group, ritratto in una foto del 1930 davanti al portale della sinagoga di Garnethill con una bandiera con la stella di David su un lato e la Union Jack sull’altro. Fondato nel 1928, il primo gruppo scout ebraico di Glasgow era partito con appena quindici membri per poi crescere fino a istituire altri gruppi scout ebraici in altre parti della città.

Prova evidente del desiderio di assimilazione da un lato e dell’accoglienza della città dall’altro, questo gruppo di ragazzi presenta un motivo di interesse in più, visto che, da bravi scozzesi, i boy scout indossano un kilt come parte della loro uniforme. Il tartan con cui è confezionato è legato per tradizione ai diversi clan storici scozzesi e, fino a qualche tempo fa, gli ebrei non avevano un loro tessuto con colori specifici ma ne indossavano uno generico. A cambiare le cose ci avrebbe pensato Mendel Jacobs, il rabbino Chabad di Glasgow. Nel 2008 Jacobs ha presentato e fatto approvare dalla Scottish Tartans Authority un modello ebraico di tartan caratterizzato dai colori blu e bianco come le bandiere di Scozia e Israele, una linea dorata come i principali oggetti rituali ebraici, una argento come i rotoli della Legge e una rossa come il vino delle celebrazioni.

Come già accennato, gli archivi scozzesi si trovano allo stesso indirizzo della più importante sinagoga di Glasgow nonché di tutta Scozia, la prima a essere stata edificata con questo scopo. Progettato da John McLeod di Dumbarton in collaborazione con l’architetto londinese Nathan Solomon Joseph della United Synagogue, il luogo di culto è stato costruito tra il 1879 e il 1881 in gran parte grazie a donazioni e rappresenta il più bell’esempio di sinagoga vittoriana a nord di Liverpool. Posto all’incrocio tra Garnet Street e Hill Street, in una zona ai tempi abitata dai principali rappresentanti della comunità, il tempio si presenta come una struttura in pietra dai tratti moreschi, romanici e gotici con un ingresso delimitato da una piccola fila di colonne fiancheggiato da torri gemelle. Il santuario ha un bimah centrale e un’arca decorata a forma di torre che richiama Gerusalemme.

Di rito ortodosso, oltre ai banchi di legno della sala principale presenta un matroneo al secondo piano preceduto da una ringhiera in ferro battuto e sormontato da ampi archi. Il soffitto a volta è dipinto di blu, mentre la luce naturale filtra sia dalla cupola dietro l’arca sia dalle coloratissime vetrate in vetro piombato. Garnethill offre ancora servizi di Shabbat e festivi, ma da quando la maggior parte della comunità si è trasferita a vivere nei sobborghi meridionali, è in queste zone che si trovano anche le sinagoghe più frequentate. La Congregazione ebraica di Giffnock e Newlands, la Giffnock Shul di Fenwick Road 222, ad esempio, è al centro di una serie di attività e iniziative che comprendono un servizio di assistenza sociale (Jewish Care), alloggi per anziani, un mikve, una società di sepoltura, un centro Chabad, giornali, società sportive e, per chi desidera mangiare, il Sora’s Cafe & L’Chaim’s Restaurant. La sinagoga, con circa 800 membri, ha un santuario con banchi di legno chiaro, un bimah centrale di marmo bianco e nero e lampade moderne. La sua caratteristica più sorprendente è l’insieme di lastre di vetro colorato con le decorazioni dell’anno ebraico e il ciclo delle feste. Realizzate dall’artista John Kenneth Clark le vetrate erano un tempo collocate nella sinagoga di Queen’s Park, chiusa nel 2003.

Newton Mearns, vicino a Giffnock, ospita l’unica sinagoga riformata di tutta la Scozia, la Glasgow Reform Synagogue (www.grs.org.uk). Dal semplice edificio intonacato di bianco con un frontone centrale su cui emerge la stella di David, il tempio si trova al 147 di Ayr Road, leggermente al di sotto del livello stradale e al di là di una recinzione di ferro. Non troppo distante, in Larchfield Court 14, si trova invece la sede della Congregazione Ebraica di Newton Mearns, un palazzo in mattoni dal tetto spiovente che accoglie una comunità ortodossa di circa 500 membri.

Tornando a Giffnock, chi cerca prodotti alimentari kosher sia da asporto sia da consumare sul posto o eventualmente da ordinare per banchetti e cerimonie, troverà esaudito ogni desiderio in Burnfield Road 6 presso Mark’s Deli. Punto di riferimento per la gastronomia kosher di tutta la Scozia, il negozio è particolarmente orgoglioso della sua versione dell’haggis, l’insaccato simbolo della cucina locale, realizzato sotto la supervisione della Commissione Kashrut della Scozia occidentale.

 

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.