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Inclusione, nuove pratiche per il futuro

Cosa significa ebraismo inclusivo? E cosa vuol dire praticarlo? La parola a Edmund Case, tra i fondatori di InterfaithFamily in America

Qual è il futuro dell’ebraismo? L’interreligiosità. Almeno, questa è la risposta di Edmund Case, tra i fondatori dell’associaizone InterfaithFamily e presidente del Center of Radically Inclusive Judaism. Fa un semplice bilancio, almeno per quel che riguarda la realtà americana: la maggior parte dei matrimoni è tra un ebreo e un partner proveniente da un’altra fede religiosa: “Ora che circa 3 matrimoni non ortodossi su 4 sono interreligiosi“, spiega Case su The Forward, “Significa che il futuro della vitalità dell’ebraismo dipende dall’ingaggio di famiglie interreligiose nella vita ebraica”.

Occorre includere, in una parola. Ed essere inclusivi con le coppie e le famiglie di questo tipo significa lavorare per far sentire loro un forte senso di appartenenza. I tre punti di Edmund Case.

Primo, bisogna capire che il patto fondamentale non è tra Dio e gli ebrei, ma tra Dio e le persone ebraicamente coinvolte; l’ebraismo non è solo per gli ebrei ma è per le persone che vivono ebraicamente, che siano o meno identificati come ebrei, in una comunità che consiste di persone ebraicamente coinvolte. E questo è un cambio di sguardo radicale. Per alcuni non ha nessun senso dire “non sono ebreo, ma vivo ebraicamente”. Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma di comprensione dei matrimoni interreligiosi in cui questa frase abbia perfettamente senso.

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Secondo, inclusione implica un adattamento da parte di chi la pratica ad avere attenzione verso i gruppi marginalizzati. Nel contesto dei matrimoni interreligiosi questo implica considerare famiglie interreligiose anche quelle non sposate e i partner non ebrei esattamente come gli ebrei. E da questo siamo molto lontani, a cominciare dal disappunto che manifestiamo se un figlio ci presenta un partner non ebreo.

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Terzo, l’inclusione richiede un cambio significativo di prospettiva. Occorre che la comunità adotti un nuovo sguardo che consenta non solo di garantire la parità tra ebrei e non ebrei nella comunità, ma la partecpazione attiva di tutti alla vita ebraica. Dunque la comunità dovrà trovare le risposte più corrette a domande su quale ruolo potrebbero avere queste persone nella vita comunitaria, a quali riti potrebbero partecipare e come spiegare loro l’importanza essenziale di questi comportamenti.

 


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