Resistente, antifascista e temeraria, pronta a controbattere a qualsiasi forma di ingiustizia: Elena Di Porto nel libro di Gaetano Petraglia
La matta di Piazza Giudia è l’ultima opera scritta da Gaetano Petraglia e pubblicata da Giuntina nel 2022. L’autore racconta, attraverso documenti d’archivio inediti e testimonianze orali, la vita di Elena Di Porto, ebrea romana presente durante la retata del 16 ottobre 1943 al Portico D’Ottavia.
Dalle prime pagine del libro emerge con chiarezza la singolarità della figura di Elena: una donna dal carattere singolare, ribelle e profondamente anticonformista. Elena si sposa con Cesare Di Porto nel 1930 ma dopo pochi anni decide di separarsi dal marito, dimostrando di essere assolutamente indipendente, femminista ante litteram, resistente, antifascista e temeraria, pronta a controbattere a qualsiasi forma di ingiustizia nei suoi confronti e nei confronti dei suoi correligionari.
La donna che ci viene presentata e proposta in questo libro è una sorta di eroina inconsapevole, la cui personalità, come già detto, presenta tratti “disturbanti”, che per lungo periodo hanno recato problemi alla sua famiglia, a partire dalla madre che più di una volta la recupera all’uscita dall’Ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, dove veniva ricoverata per i suoi presunti disturbi mentali, ma in realtà è una donna altruista e generosa pronta a spendersi e a sacrificarsi per gli altri, sia per le persone che amava, tra cui i suoi figli, sia per gli ebrei che vivevano nel ghetto del Portico D’Ottavia, a cui Elena in qualche modo era profondamente legata.
Grazie all’approfondito lavoro di ricerca e documentazione di Gaetano Petraglia, il lettore può conoscere chi era veramente “la matta di piazza Giudia”, Elena la matta o Elenuccia, così come veniva chiamata nel ghetto di Roma, dove ha trascorso, per sua volontà, gli ultimi giorni felici della vita, prima di essere fermata di nuovo, il 10 giugno 1940, mentre l’Italia fascista entrava in guerra. In questa circostanza, Elena finisce nella lista degli ebrei arrestati, e successivamente mandati nei vari campi di internamento situati in diverse località italiane.
Elena viaggia verso il sud Italia, dove rimane a periodi alterni in alcuni paesi della provincia di Potenza, fino al 1943 quando tutti i confinati e gli internati, su disposizione del Ministero dell’interno del nuovo governo, vengono prosciolti e possono tornare alle loro case. Anche Elena, liberata il 9 agosto, può fare ritorno a Roma. In questi mesi cruciali organizza spontaneamente degli atti di vera e propria resistenza e ribellione, insieme agli altri ebrei del ghetto di Roma. Il suo intuito la spinge a non illudersi, così come avevano fatto il resto degli ebrei romani, convinti di potersi salvare grazie alla consegna dell’oro a Kappler, e a prodigarsi (inutilmente), per convincere i suoi correligionari dell’irragionevolezza di quella illusione.
La tragedia del Ghetto di Roma è alle porte. Ancora oggi non conosciamo con esattezza quale sia stato il suo destino dopo essere salita sul treno che da Roma andava verso i campi di sterminio: i documenti a disposizione, compresi quelli degli archivi di Auschwitz e di Bad Arolsen, non conservano nulla sulla sorte di Elena Di Porto.
Il libro si chiude con un breve ma intenso capitolo, questa volta intitolato Elena dopo Elena. Emarginazione, persecuzione, “resistenza”, memoria, che aiuta il lettore a ricostruire parte di questa storia attraverso le testimonianze ed i contributi di altri scrittori. Debenedetti, nella sua opera intitolata 16 ottobre 1943, racconta della presenza di una “donna nera e scarmigliata” accorsa ad avvisare gli ebrei di Roma dell’imminente arrivo dei tedeschi alla vigilia di quel 16 ottobre. Appare probabile che quella donna fosse Elena Di Porto. L’unica cosa certa, però, è che Elena è stata deportata e che non è più tornata casa, come confermato nel 1947 dalla questura di Roma. Ora per lei c’è un ritorno simbolico con la posa della Pietra d’inciampo a lei dedicata.
Grazie all’accuratezza della ricerca dell’autore del libro, possiamo restituire ad Elena l’autenticità storica, un’identità certa d il dovuto riconoscimento al valore della sua figura, centrale anche per la storia degli ebrei di Roma. Elena, la matta del Ghetto, diventa nel libro “coscienza dell’intera umanità”, spiega Carlo Fiorentino nella postfazione del libro, ribadendo così l’importanza del lavoro di Petraglia.
Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.