Voci Strano ma ebreo!
Shidduch 2.0: incontrarsi e scegliersi online

Il mondo delle Jewish dating apps: la chiave per trovare il bashert, l’anima gemella, potrebbe trovarsi proprio lì

“Non è bene che l’uomo sia solo”, dice Dio in Bereshit- Genesi dopo aver contemplato il creato. All’opera divina va aggiunta una componente fondamentale: l’altro con cui avere una relazione. Conoscersi, incontrarsi, piacersi, scegliersi, per intraprendere un cammino verso la condivisione di una vita e la formazione di una famiglia: un’esperienza universale della persona, ma di speciale importanza per l’ebraismo che vede nel matrimonio e nella famiglia (sposarsi e avere figli sono mitzvot) la realizzazione del pieno potenziale dell’essere umano.

Chi crede al destino, alla sorte, al disegno divino, dice che se la persona giusta è quella (bashert, come si dice in yiddish), prima o poi la incontreremo. Ma dove e come? Questo è un fattore variabile. E oggi, in cui una parte così importante (per quantità e spesso anche per rilevanza) del nostro tempo è riservata al digitale (quanto tempo riusciamo a far passare senza controllare le notifiche? Ecco) non è improbabile che quel “dove e come” possa essere Internet. Così, chi ha deciso, da ebreo o da ebrea, che l’ebraismo come componente fondamentale dell’identità non può mancare nella relazione e nell’ipotetica costruzione di un futuro di coppia, potrà andare su siti ben definiti per crearsi un profilo.

Piccola immersione nell’universo delle “Jewish dating apps”?

Nomi e funzionamento

Intanto, facciamo un po’ di ordine. Ci pensa Hayley Matthews su Dating.Advice.com a stilare la classifica dei dieci migliori siti ebraici per la ricerca dell’anima gemella. I più conosciuti, Match.com e JDate, richiedono l’iscrizione a pagamento dopo un periodo di prova gratuito, mentre altri sono liberi. Per la maggior parte, funzionano in maniera “classica”: registrarsi, creare un profilo con foto e descrizione, interagire con gli altri iscritti finché non si trova la persona a cui strappare un primo appuntamento. La differenza, rispetto a un sito generico, è che tra le informazioni personali si richiede di specificare che “tipo di ebreo” si è: la denominazione, il grado di osservanza, le abitudini, ecc. Con oltre un milione di iscritti, su JDate si spazia da categorie lineari come Orthodox e Non religious a neologismi interessanti come Conservadox, fino a precisazioni importanti (“A casa mangio kasher”) o all’attestazione del minimo sindacale (“Vado al tempio per Kippur”).

Alcuni siti sono davvero originali: prendiamo The JMom, un esperimento lanciato nel 2011 e chiuso nel 2015 (pare che i fondatori si siano presi una pausa; non si sa se riprenderà in futuro). In pratica, la trasposizione 2.0 della saggezza (e onnipresenza) della yiddishe mame. The JMom è stato un sito gestito da mamme (ma anche papà) che creavano e gestivano un profilo per i figli, interagivano con gli altri genitori e combinavano appuntamenti. Suona invadente, ma a quanto pare può funzionare; il sito non è più attivo, ma si può esplorare la pagina Facebook, a cominciare da questo simpatico video promozionale.

Abbiamo poi World of Jewish Singles, nome piuttosto generico dietro cui si cela un approccio decisamente personalizzato. Tutto è gestito da una shadchanit (“sensale di matrimoni”) professionale, Sara Malamud, che si prende la briga di studiare e selezionare ogni profilo, fare interviste su Skype e telefonate prima di proporre la combinazione. “Non ci sono appuntamenti al buio sul mio sito: chi si iscrive qui è alla ricerca di un impegno serio”, si legge nella presentazione.

Un altro indirizzo interessante è Saw You At Sinai: il nome si ispira al midrash che narra che al momento del dono della Torah tutte le anime ebraiche di ogni tempo si trovavano sul Sinai, con accanto la propria anima gemella. Sul sito, che ha una versione in inglese e una in ebraico, ci si può registrare come single alla ricerca oppure come matchmaker, shadchan, seguendo linee guida ben precise. Non sono accettate, per dire, le richieste per diventare shadchan che provengono da persone non sposate: la prima regola è dare l’esempio no? Il sito contiene anche una ricca sezione di consigli, letture, risorse esterne, testimonianze e, non ultimo, istruzioni importanti sulla salute: in particolare a chi è di discendenza ashkenazita, è consigliabile effettuare un test del dna, per assicurarsi di non avere in comune col partner la condizione di portatore di determinati geni recessivi che facilmente possono portare alla nascita di figli non sani. Recentemente, racconta Avigayil Halpern su The New York Jewish Week, la squadra di Saw You At Sinai ha inaugurato una collaborazione con la Orthodox Union’s Jewish Learning Initiative on Campus, un’organizzazione che si occupa di supportare gli studenti universitari a condurre una vita ebraica nei campus. L’iniziativa si rivolge appunto agli studenti, si chiama OU-JLIC e prevede che gli iscritti passino attraverso uno “screening” di nicchia (effettuato da educatori ebrei che lavorano nei campus e quindi teoricamente conoscono “il mondo reale”) prima di essere indirizzati su Saw You At Sinai.

Shadchan 2.0 sì o no?

Approccio personalizzato oppure no, meglio essere seguiti passo passo dallo shadchan virtuale o essere indipendenti? Essere guidati da un esperto di relazioni può essere una scelta, ma nell’articolo di Halpern – che raccoglie voci diverse – si spezzano anche lance a favore del fai da te. Afferma per esempio Leah Gottfried, creatrice della serie web Soon By You dedicata agli incontri tra ebrei ortodossi: “Le app e i siti rendono le persone più forti, perché danno loro l’opzione di non dover dipendere dagli altri”.

Dubbiosi sul ruolo dello shadchan 2.0 sono anche Yossi e Shira Teichman, una coppia che ha creato l’app Forj (dal verbo forge con la “J” di Jewish, poiché si tratta di “forgiare relazioni durature e felici”), destinata agli ortodossi e funzionante con un sistema continuamente aggiornato di intelligenza artificiale. Intervistato da Berenice Famili su Jewish Journal, Yossi Teichman spiega: “Abbiamo notato che molti di questi “esperti” danno consigli che non hanno alcun fondamento. Vestiti così, datti questa apparenza e non quest’altra. In pratica, venditi sul mercato così e non cosà. (…) I criteri dell’età, dell’osservanza religiosa sono arbitrari, non c’entrano necessariamente col successo e la durata di una relazione”. E riguardo l’organizzazione di eventi di gruppo, aggiunge: “Non è detto che se tutti gli invitati rientrano nelle etichette di “modern orthodox”, “tradizionale” o “età tra 30 e 35” debba per forza funzionare”.

Sorpresa: l’utenza non ebraica

Essendo rivolto a un’utenza molto specifica, Forj chiede a ogni nuovo membro di rispondere a numerose domande prima ed effettuare diversi passaggi prima di poter vedere confermata la propria iscrizione. Il fatto dei siti più navigati come Jdate e Jswipe, infatti, è che pur nascendo come dedicati all’utenza ebraica sono cresciuti al punto – complice la facile procedura di registrazione e la quasi assenza di filtri all’ingresso – da avere ora dentro di tutto e di più. Nulla di male, ma chi si affaccia a queste realtà lo fa perché vuole un partner ebreo. Così, Rebecca Linde su Refinery 29 riporta le divertenti storie di donne iscritte a siti espressamente ebraici che, avendo specificato nelle preferenze “va bene sia religioso che non religioso”, giusto per darsi più possibilità, si sono ritrovate ad appuntamenti con uomini che ebrei non lo erano per niente. Jdate, a onor del vero, ha anche l’opzione Willing to convert. Ma c’è chi si iscrive – soprattutto uomini – senza nessunissima willingness di fare il ghiur. Le motivazioni? Curiosità, convinzione che le donne ebree siano buone partner, affettivamente e sessualmente, scrive Linde. Le intervistate raccontano di aver provato un certo fastidio: “Non è onesto iscriversi su un sito fatto apposta per ebrei senza esserlo”. Ma il fondatore di JDate David Yarus, interrogato sull’utenza non ebraica del sito, non sembra intenzionato a cambiare la policy: “Penso sia una bellissima cosa. JDate è stato creato per servire la comunità ebraica, ma è importante riconoscere e onorare anche il suo aspetto universale. Personalmente incoraggio chiunque voglia cercare un partner ebreo a iscriversi”. Del resto – nostro pensiero cinico – passato il periodo di prova gratuito il pagamento è uguale per tutti. E poi – pensiero un po’ meno acido, del resto stiamo parlando di amore e cose belle – le vie per la manifestazione della famosa anima ebraica sono misteriose: chissà che non si faccia sentire proprio mentre il dito sceglie l’opzione “Non hai ancora un profilo? Clicca qui per registrarti”.

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


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