Cultura
Carlo Greppi: “Nessun muro dura in eterno”

“Dopo la caduta del Muro di Berlino, le barriere non sono scomparse, anzi, sono aumentate vertiginosamente nel mondo”. La nostra intervista all’autore de L’età dei muri

Sono decine, forse centinaia, le barriere innalzate per dividere popoli e paesi. Muri eretti per ostacolare flussi migratori, per creare confini o per difenderli. Un proliferare di steccati in ogni angolo del mondo di cui parliamo con lo storico e scrittore Carlo Greppi, autore del libro L’età dei Muri, edito da Feltrinelli.

Una prima considerazione: tre quarti dei muri esistenti al mondo sono stati innalzati dopo la caduta del muro di Berlino…

È un dato agghiacciante: le generazioni adulte e quelle che si affacciano alla vecchiaia non se ne sono quasi rese conto. C’è stata un’ubriacatura di speranza dopo la caduta del Muro di Berlino, ma le barriere non sono scomparse, anzi, sono aumentate vertiginosamente nel mondo. Ma ogni barriera che in apparenza ci protegge, in realtà ci rinchiude. Le barriere del presente sono innalzate nel tentativo di difendere certi standard di benessere, e per conseguire questo scopo si cerca di impedire la libera circolazione, di impedire l’accesso a chi è ritenuto altro. Il prezzo da pagare è altissimo: i muri di oggi uccidono in pochi mesi quanto quello di Berlino in tutta la sua esistenza.

Cosa sarebbe successo secondo lei se il Muro di Berlino non fosse crollato?

Anche se gli storici dicono che bisogna attenersi alla realtà dei fatti, la tentazione controfattuale del “retrofuturo” è sempre viva… Quando il Muro è crollato nessuno se lo aspettava. Se oggi ci fosse ancora tutti i nostri ragionamenti sarebbero diversi, forse, chi può dirlo, ancora più radicali. Perché ci possa ispirare, bisogna poi ricordare le modalità della caduta del Muro, che per certi versi fu casuale e dovuta ad un errore di comunicazione del portavoce della Repubblica Democratica Tedesca  Günter Schabowski, che il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa del regime comunista, comunicò ai giornalisti che da quel momento i cittadini della Germania Est sarebbero potuti entrare liberamente in Germania Ovest. In realtà doveva solo annunciare che ci sarebbero stati nuovi permessi per i cittadini per l’Est, che avrebbero dovuto comunque ottenere l’autorizzazione…

Quanto ha influito l’11 settembre 2001 sull’espandersi a macchia d’olio della cultura del muro e della separazione?

Ha scatenato una vera e propria paranoia securitaria. Nessun politico sano di mente cavalcherebbe questa paranoia se non sapesse che c’è, ma finché c’è lo si fa e la si alimenta. Surfare su queste paure per una manciata di voti è pericoloso e il Novecento ce l’ha insegnato bene. Dopo l’11 settembre si sono affievoliti molti degli afflati ideali di chi immaginava un mondo aperto, che potesse ricominciare da capo anche a partire dal difficile processo di decolonizzazione. Si immaginava di cancellare il debito, di dare a tutti le stesse opportunità. Ecco, l’11 settembre ha fatto tabula rasa di gran parte di queste aspirazioni. Il mondo che abbiamo davanti ai nostri occhi è figlio primogenito dell’attentato alle Torri Gemelle, secondo me. Comunque, come ho scritto nel mio libro L’età dei muri (Feltrinelli), anche se non sono ovviamente in grado di predire il futuro, sono certo nessun muro è destinato a durare in eterno. Tutti i muri, a un certo punto, non avranno più ragione di esistere. Bisogna lavorare perché questo accada il prima possibile.

La barriera chilometrica che separa Stati Uniti e Messico è uno dei punti fermi dell’agenda del Presidente Trump…

Il Muro di Trump, ma anche di Bush, Clinton e Obama, serve alla retorica di chi vuole impedire la libera circolazione, ma in realtà rende solo più difficile, pericoloso e caro il viaggio, oltre a disseminare centinaia di morti lungo la linea del confine.

Il Ghetto di Varsavia è il padre di tutti muri dell’era moderna?

In un certo senso sì: l’idea di murare una comunità e di strangolarla completamente è un enorme precedente e anche sotto alcuni aspetti un modello per tutti i muri venuti dopo. Per fortuna ci furono lo storico Emanuel Ringelblum e la sua rete clandestina (Oneg Shabbat), che insieme‘contrabbandarono’ storia per farla poi arrivare a noi. Che ci serva da monito.

Gianni Poglio

Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze radiofoniche e televisive, ha fatto parte della redazione del mensile Tutto Musica e del settimanale Panorama (Mondadori). Conduttore dii talk show per Panorama d’Italia Tour, con interviste “live” ai protagonisti della musica italiana e di dibattiti tra scienza ed intrattenimento nell’ambito di Focus Live, ha pubblicato per Electa Mondadori il libro “Ferdinando Arno Entrainment”


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