Mondo
Coltivare lo spazio interiore ed esteriore: una shemitah contemporanea

Intervista a Devorah Brous, consulente earth-based ed educatrice ambientale

L’anno 5782 del calendario ebraico segna l’anno della “shmitah”: letteralmente tradotto come ‘rilascio’, il termine indica il settimo anno nel calendario ebraico, un anno da dedicare alla rigenerazione del terreno.
Il programma “Sabatical” di FromSoil2Soul, un progetto a cura di Devorah Brous, si basa sulla filosofia della shmitah e dell’anno sabatico:

Chiudi gli occhi, è passato un anno dal tuo anno sabbatico. Hai appena raccolto le verdure dal tuo orto e la tua bevanda alle erbe è lì ad aspettarti. Sai come interpretare e nutrire la tua anima, sai come alimentarla prima che si esaurisca. Sai come coltivare il tuo cibo, renderlo compost e preparare rimedi a base di erbe come parte di una pratica di benessere! Ti occupi del tuo giardino e della tua anima come un unico organismo rigenerativo. Non ti spaventa ciò che potrai incontrare nel tuo cammino.

L’anno sabatico diventa un’occasione non solo per rigenerare la terra come terreno fertile, ma come perno di connessione tra l’individuo, la comunità e l’ambiente nel suo insieme: nell’anno 5782, Devorah ha intenzione di guidare i partecipanti del suo progetto nel tentativo di comprendere qual è la propria connessione e il proprio rapporto con la terra, la comunità e loro stessi.
Leader comunitaria da 25 anni, Devorah Brous gestisce organizzazioni ambientali ebraiche da 17, nello specifico in Israele e territori palestinesi da 15. Nei suoi progetti la politica e il misticismo si uniscono: questa è la filosofia alla base di FromSoil2Soul, un progetto di corsi, consultazioni e installazioni “dalla terra all’animo”, spesso ma non esclusivamente tramite precetti ebraici. Il 13 ottobre avrà inizio il suo programma dedicato a come rigenerarsi durante la shmitah, da riconsiderare in chiave moderna.
Chi è Devorah Brous e cos’è FromSoil2Soul? In una chiamata da Los Angeles, la fondatrice di FromSoul2Soil spiega il significato del suo progetto, fondato sulla fusione dello spazio esteriore con lo spazio interiore: coltivando l’uno si coltiva l’altro, senza mai dimenticare il contesto o la cornice spaziale, la comunità.

La sua biografia recita: “Sono una consulente earth-based e un’educatrice ambientale. Aiuto i miei clienti a sviluppare delle pratiche resilienti per la cura dell’animo, la cura della comunità, e la cura della terra”. Cosa significa?
“Al centro del mio metodo c’è la Terra come connessione alla comunità e all’animo: la Terra diventa un mezzo per risalire al nostro passato, alle nostre ferite ancestrali, imparando a rigenerarsi e a raggiungere una consapevolezza del presente. Per me, FromSoil2Soul significa uscire da cicli distruttivi per rientrare in cicli naturali, tornare alle origini… cioè alla terra, per rigenerare la propria anima.
Si tratta di un processo rigenerativo e ristorativo, circolare e ciclico. Troviamo molti di questi insegnamenti nella tradizione ebraica – un esempio è lo Shabat, una giornata interamente dedicata al tempo per staccare e rigenerarci. FromSoil2Soul è un processo, non è un metodo che si basa su un’azione unica. Si tratta di capire come far crescere il sistema nel suo complesso, facendo del bene sia all’ambiente fisico, che a quello spirituale”.

Lei è anche una ‘life cycle ritualist’. Cosa significa?
“Una quotidianità circolare è fatta di semina, cura e raccolto in un moto ciclico. Ogni fase contribuisce all’altra. Nel processo si stabiliscono delle connessioni tra i partecipanti, nei partecipanti stessi, e tra i partecipanti e il territorio. Il rituale diviene un processo di connessione e può essere legato a delle fasi specifiche della vita, come per esempio un lutto.
Un esempio di un rito ciclico è la pratica del compost. Il composting è la fermentazione di rifiuti organici per ottenere un terriccio nutritivo che aiuta a rafforzare la crescita di piante ed ortaggi. È un processo circolare: dagli scarti si ottiene un nuovo materiale, il terriccio, che fertilizzando il terreno darà vita a nuova vegetazione, che a sua volta produrrà altri scarti da riutilizzare come compost.
Tramite il compost si può creare inoltre uno spazio comunitario che ha contemporaneamente lo scopo di aiutarci a svilupparci come individui. Come il compost è caratterizzato da diverse transizioni, così è la nostra vita e un rituale ‘lifecycle’ ha lo scopo di aiutare queste transizioni ripristinando la nostra connessione ai cicli naturali”.

Cosa significa essere connessi ad una comunità?
“Per me il benessere in una comunità è accompagnato da giustizia sociale. Piantare un albero per Tubishvat, per esempio, deve tenere a mente in quale territorio viene piantato l’albero, che relazione ha con il paesaggio, e che cosa significa per tutti gli abitanti di quel luogo – ebrei, beduini, palestinesi. Esiste un nesso tra il sacro e la giustizia: mizvot come la tzedakah ne sono una testimonianza. È centrale capire come il nostro quotidiano possa arricchire noi stessi grazie ai frutti del nostro lavoro, ma è altrettanto centrale capire come restituire quest’abbondanza alla comunità e allo stesso tempo evitare una marginalizzazione. Arricchendo il patrimonio collettivo arricchiamo noi stessi”.

Il suo progetto ha uno scopo spirituale, sociale e politico. In che modo piantare un albero ha una corrispondenza politica?
“Tutto ciò che ci circonda riflette una scelta politica o di potere. Piantare un albero è spesso uno strumento politico: dove vengono piantati gli alberi, in quale quartiere o in quale comunità, quale albero… Piantare alberi per Tubishvat è sicuramente un’ottima iniziativa, eppure ciò può corrispondere a marginalizzare delle comunità per far posto a delle foreste o a quartieri verdi e benestanti”.

Una ‘gentrificazione verde’. In che modo la scelta di uno specifico albero fa la differenza?
“Il paesaggio è un espressione culturale, un’area geografica che rappresenta l’opera della natura e dell’uomo – se dei bulldozer eliminano villaggi o piante selvatiche per far spazio a degli ulivi, si parla di un’azione politica. Alcune foreste vengono perfino utlizzate come confine. Un albero, che nella tradizione mistica ebraica indica la vita, assume tutt’altro significato. Il mio lavoro in Israele e in Palestina per 15 anni ha avuto come focus questo tema, la ‘ebraicit-azione’ del paesaggio e le sue declinazioni marginalizzanti”.

E qual è la componente spirituale?
Se FromSoil2Soul è un processo e non un metodo che si basa su un’azione unica, allora piantare un albero abbraccia le tre componenti contemporaneamente – la componente spirituale, sociale, politica. Piantare un albero in una fase della vita come un lutto può tradursi nella riappropriazione di una fase vitale restaurando un ciclo. L’agricoltura in generale in FromSoil2Soul ha come scopo la crescita del sistema, facendo del bene sia all’ambiente fisico, che a quello spirituale”.

Ci sono esempi di questa filosofia nell’ebraismo?
“Il 13 ottobre avrà appunto inizio un percorso di 7 mesi chiamato ‘Sabatical’, ispirato all’anno sabbatico ebraico. È un viaggio alla ricerca del benessere e della pratica agroalimentare per sfruttare appieno la nostra saggezza, curare la Natura, e imparare a coltivare il giardino. La meditazione e la presenza mentale (mindfulness) sono la base dell’ecologia spirituale, della giustizia sociale e degli antichi insegnamenti mediorientali di salvaguardia del territorio. Guiderò i partecipanti a creare un ecosistema nel proprio giardino, ma il programma è più di una guida per giardinaggio. È una guida spirituale per imparare a restituire l’abbondanza della terra alla Terra stessa e alla comunità. Il giardino diventa il nostro insegnante. La domanda alla base è: qual è la nostra connessione con la terra?”

“Sabatical” è una shmitah in chiave moderna?
“Ho letto che circa l’85% dei millenial negli Stati Uniti è vicino al burn out per stress da lavoro. Pratiche come l’anno sabbatico e lo shabat ci ricordano di prendere distanza dali valori del successo per coltivare gli affetti personali. Ci ricordano di privilegiare una buona dieta. Il burnout è anche della Terra: l’agricoltura convenzionale tramite l’uso di pesticidi sta rovinando il terreno fino a un punto di non ritorno. Lo stesso accade ai nostri animi. FromSoil2Soul vede la Terra e l’anima come un Unicum – se nell’halachah troviamo la shmitah, il settimo anno del ciclo agricolo dedicato al riposo della Terra, così dovremmo imparare a coltivare uno spazio per rigenerare il nostro animo, in un sistema che ci vorrebbe sempre in moto”.

Sabatical è un percorso composto di moduli online con cadenza di tre incontri al mese e ogni incontro si basa sui risultati del successivo. I partecipanti possono prendere parte all’intero percorso o solo ad alcune sessioni. Il corso è in inglese ma è possibile invitare degli interpreti.

Maggiori informazioni sul sito di Devorah Brous. Qui un suo TedTalk.

 

Micol Sonnino
collaboratrice

Micol-con-la-emme Sonnino, da pronunciare tutto d’un fiato, nasce a Roma nel 1997. Studia tutto ciò che riguarda l’Asia dell’Est all’Università di Bologna e vive tra Italia, Austria e Giappone per una magistrale in sviluppo sostenibile, con focus su sviluppo urbano e rurale. Le piace cucinare con la nonna e mangiare carciofi di stagione.


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