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Elezioni comunitarie, Milano 2019: focus gestione del bilancio

Ultimo confronto, prima delle elezioni di domenica 19 maggio, tra le due liste candidate per il rinnovo del Consiglio della Comunità milanese

Parliamo di bilancio con Rony Hamaui per la lista Milano ebraica – la Comunità di tutti e con Raffaele Besso per la lista Wellcommunity.

Rony Hamaui è Consigliere del CDEC, docente all’Università Cattolica, Presidente di Intesa for Value, Segretario Generale di ASSBB, svolge attività di consulente finaziario. È stato Direttore Generale in Mediocredito Italiano e in numerose altre società e banche del gruppo Intesa. Ha scritto numerosi libri fra cui “Ebrei a Milano” edito dal Mulino.

Raffaele Besso, co-Presidente della Comunità ebraica di Milano è presidente del gruppo Multimedica.  È stato revisore dei conti di Arthur Andersen & Co, amministratore delegato del Gruppo Rothschild, e amministratore delegato di Telelombardia Srl.

 

Tabella del bilancio della CEM, giugno 2018

 

Guardando il consuntivo del 2018, emerge che ogni settore è in crisi, tranne la casa di riposo (che ha chiuso con +1093 euro) e il settore cultura (con +44). Perché?

Rony Hamaui: Prima di tutto, suggerisco di leggere quella tabella con le pinze. Nonostante la Comunità abbia fatto dei grandi passi avanti dal punto di vista della contabilità, il controllo di gestione rimane molto scarso, tant’è vero che abbiamo costi indivisi molto alti, superiori ai due milioni di euro (circa il 20%). Una delle prime cose che il nuovo Consiglio dovrà fare sarà mettere in piedi un sistema di controllo di gestione molto più efficace e puntuale. Detto questo, credo sia abbastanza normale che alcuni settori siano in attivo e altri no. Il dato sulla casa di riposo rispecchia una situazione frequente, che ritroviamo in altri contesti. Mi sorprende invece il dato sulla cultura, lo leggo come un’indicazione delle imprecisioni nell’analisi e controllo dei dati.

Raffaele Besso: Si tratta di una proiezione. Non sono dati su cui fare delle valutazioni. In questi giorni la prima bozza di bilancio è revisionata da price. In ogni caso quello che conta è il trend, e i conti stanno tornando migliori.

Come intendete risolvere il problema della mancanza di fondi?

Rony Hamaui: Trasparenza, condivisione, partecipazione sono i tre cardini del programma di Milano Ebraica, da declinare anche nell’ambito della gestione finanziaria. Prima di tutto dobbiamo osservare una serie di numeri: la nostra Comunità è passata da diecimila a cinquemila iscritti. Di questi cinquemila, circa il 10% non paga i contributi. Aggiungiamo un altro 20% di ebrei che vivono a Milano, ma non sono iscritti alla Comunità: otteniamo un dato importante, il 30% degli ebrei milanesi che manifesta un’insoddisfazione nei confronti dei servizi e della gestione della Comunità. Questo è il primo problema da risolvere.

Dal lato delle entrate, bisogna lavorare su una gestione e ripartizione chiara, trasparente e condivisa dei contributi. Essi pesano per circa il 10% delle entrate, una percentuale minima, tuttavia moltissimi si lamentano, il che ci fa credere che non siano ripartiti in maniera chiara e trasparente. Dal lato delle uscite, l’insoddisfazione di circa il 30% degli ebrei milanesi ci dice che è indispensabile migliorare sia la qualità dei servizi, sia la loro comunicazione, sempre attraverso soluzioni trasparenti e condivise.

Raffaele Besso: Intendiamo intervenire cercando di adottare tutti i sistemi possibili. Dall’ottimazione dei costi alla ricerca di finanziamento pubblici e privati, da enti ebraici e non. Ma anche con una rivisitazione dei contributi: l’ultima volta è stata fatta 25 anni fa.

 

Entrate ordinarie CEM al 31/12/2018. Rappresentazione grafica
Uscite ordinarie CEM al 31/12/2018. Rappresentazione grafica

Nelle interviste che abbiamo fatto alle due liste (sui temi della scuola, servizi sociali, politiche giovanili), abbiamo spesso sentito parlare di fundraising e donazioni come unici strumenti per garantire la sostenibilità e sanare il bilancio. È un’opzione ancora perseguibile? Perché?

Rony Hamaui: Il fundraising è certamente un’opzione importante, ma ritengo che il bilancio della Comunità non possa basarsi su di esso, per diversi motivi. Uno di questi è che entreremmo in competizione coi tantissimi enti ebraici che già fanno uso di questo strumento. Ma il motivo più importante ha a che fare con la natura della Comunità: gli enti (ad esempio CDEC, KKL, ecc.) raccolgono fondi per uno scopo specifico, i donatori sanno esattamente dove finiscono i soldi. Una Comunità, invece, dovendo garantire una pluralità di servizi, non può puntare tutto sul fundraising.

Penso vi si debba ricorrere per la gestione straordinaria, e non ordinaria, della spesa: va bene organizzare una raccolta fondi, ad esempio, per un’esigenza specifica della scuola, una borsa di studio, ma non per finanziare le spese correnti. Di certo non ci si può affidare al fundraising come strategia di risanamento.

Raffaele Besso: Oggi sempre più enti utilizzano il fund raising come una delle loro fonti di finanziamento. Perché non può farlo la Cem? Sempre più aziende investono nella responsabilità sociale, dobbiamo lavorare in maniera professionale su questa tematica. Abbiamo già iniziato a farlo negli anni scorsi, ed è nostra intenzione accelerare in tal senso.

Come gestire una donazione e cosa fare quando il fondo si è esaurito?

Rony Hamaui: Il fundraising, in quanto entrata straordinaria, funziona bene se usato per scopi straordinari. In questo caso, il problema non sussiste, il fondo si estingue al momento del raggiungimento dello scopo. Diverso è se usiamo un’entrata straordinaria per coprire spese correnti: lì la situazione si complica e io credo che non sia il modo giusto di gestire la Comunità.

Raffaele Besso: Le donazioni si gestiscono sulla base dei desideri del donatore, delle procedure Cem e dei principi contabili. Tradotto: porte spalancate ai donatori, compresi quelli anonimi, se danno garanzie sulla provenienza dei fondi.

Avete considerato la possibilità di partecipare a bandi europei? E se sì, quali e con quali obiettivi?

Rony Hamaui: Nel programma non ne abbiamo parlato, ma penso sia una possibilità da considerare. Il problema è che i bandi, e di conseguenza i progetti per i quali si partecipa, devono essere molto mirati: non esistono bandi europei per le Comunità ebraiche, ma bandi per progetti. Bisognerà quindi partire dalla costruzione di progetti mirati, competitivi, che possano darci delle possibilità di assegnazione del bando.

Raffaele Besso: Certamente, anche se i requisiti di accesso non sempre ci consentono di partecipare.

Quali altri strumenti pensate possano essere adottati?

Rony Hamaui: Trasparenza, delega, indirizzi, controlli di gestione: credo che molto dipenda dalla gestione trasparente delle strutture. Penso che il Consiglio e la Giunta non debbano gestire direttamente i servizi (scuola, casa di riposo, ecc.), ma che debbano fornire degli indirizzi e avere un sistema di controllo di gestione efficiente. La gestione deve essere affidata a persone interne alle strutture, dotate di capacità tecniche e gestionali. È molto importante che la politica si limiti all’indirizzo e non entri nella gestione, altrimenti nascono i problemi. La separazione tra indirizzo e gestione è un altro pilastro di Milano Ebraica. Credo che una parte dei nostri problemi finanziari nasca proprio da questa visione. Non è un atto di accusa, semplicemente vogliamo cambiare il modo con cui il bilancio della Comunità e quindi dei suoi membri è stato gestito.

Raffaele Besso: Riorganizzazione delle attività meno strategiche attraverso l’outsourcing delle stesse. L’importante è uscire dalla logica della bacchetta magica che risolve tutti i problemi. Non esiste. Esiste invece il lavoro mirato a ottimizzare le spese.

Quali settori andrebbero secondo voi privilegiati (allocando maggiori finanze) per soddisfare le reali esigenze della comunità milanese? Come fare per realizzarlo?

Rony Hamaui: Giovani e cultura: sono i due pilastri che hanno caratterizzato da sempre l’ebraismo milanese e vogliamo che tali rimangano. Sono due settori sui quali il nostro programma punta moltissimo.

Raffaele Besso: Sono tutti molto importanti, ma certo un occhio particolare va dato alla scuola e ai servizi sociali.

La scuola rappresenta un grosso problema dal punto di vista economico. Cosa si può fare? Potrebbe avere un senso aprire le iscrizioni anche ai non ebrei milanesi? In fondo la casa di riposo rappresenta un esempio molto riuscito di rispetto e convivenza reciproca, nonché un esempio virtuoso dal punto di vista economico (diventando effettivamente una risorsa). Aumentare il costo per chi ha redditi alti? La Fondazione Scuola è molto attiva dal punto di vista della raccolta fondi: può lavorare da sola? Le vostre strategie

Rony Hamaui: La scuola, da un punto di vista formale, è già aperta alle iscrizioni da parte di esterni alla Comunità, lo è per legge in quanto scuola parificata. Dal punto di vista delle rette, invece, credo ci sia molto lavoro da fare. Uno dei cardini del nostro programma è il rispetto delle regole: il sistema deve essere chiaro, trasparente, non lasciato al personalismo. Meglio dare delle borse di studio e finanziare in maniera trasparente chi merita e ha bisogno, piuttosto che far finta di niente se alcuni non pagano. Saremo molto rigorosi nel far rispettare le regole, perché sono la base della civiltà e della convivenza reciproca. Capisco che sia possibile cadere nel personalismo in una Comunità in cui i legami familiari e sociali sono importanti,  ma è fondamentale che le regole siano rispettate: una volta stabilite, non si possono fare eccezioni, pena cadere nel nepotismo, nel clientelismo, in una serie di vizi che purtroppo nel passato hanno in parte caratterizzato la nostra Comunità.

Raffaele Besso: Come abbiamo ribadito non riteniamo di dover cambiare le regole di accesso scuola anche perché non risolverebbe il problema. Certo è che gli interventi che questo consiglio ha fatto stanno gia dando i loro frutti e altri li daranno di anno in anno. Paragonare la scuola alla RSA non ha senso. Stiamo parlando di due contesti completamente diversi. Da quest’anno potremo accedere però per esempio ai progetti Pon che prevedono finanziamenti anche per le scuole paritarie a gestione privata. E poi porteremo avanti gli importanti progetti in corso.

Il settore cultura ha chiuso in attivo. Potrebbe trasformarsi in risorsa economica per la comunità? Come?

Rony Hamaui: Come dicevo all’inizio, sono rimasto sorpreso da questo dato: il settore della cultura, per sua natura, rappresenta un investimento di lungo periodo, che in parte bisogna sussidiare. Leggo questo dato come un segnale delle misure che vanno assolutamente intraprese per avere un sistema trasparente e lineare di conti. Detto questo, un settore della cultura ben gestito può forse sorreggersi da solo, ma non credo possa generare degli utili significativi. Possono farlo altri settori, come l’assistenza agli anziani e la scuola.

Per concludere, ribadisco che le parole chiave del nostro programma – inclusione, trasparenza, condivisione – devono declinarsi anche sull’aspetto economico. Il bilancio non è altro che lo specchio delle varie attività. La crisi dei numeri è anche una crisi delle idee. Riuscire ad riavvicinare almeno una parte di quel 30% che oggi è lontano, farli sentire parte di un progetto comune, significherebbe risolvere già molti problemi. Altrimenti, rimaniamo con una Comunità solo per pochi e buoni, ma così non faremo molta strada.

Raffaele Besso: Come ho detto all’inizio il dato non è significativo. Sicuramente negli ultimi anni abbiamo organizzato importanti eventi culturali che si si sono autofinanziati. Bisogna andare avanti su questa strada.

 

 


1 Commento:

  1. sinceramente sono molto più convinto delle idee innovative della lista milano ebraica e sono rimasto disgustato da tutte discussioni feroci e gli attacchi che sono girati in questi mesi. Comunque auguro a tutti di poter dimostrare le proprie capacità e l’amore per la Comunità e propongo comunque che anche i non eletti possano continuare a collaborare dall’ esterno con i consiglieri eletti (della propria lista) per aumentare la potenzialità del consiglio e soddisfare tutte le promesse e le necessità della nostra comunità milanese


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