Storico, docente e giornalista, Claudio Vercelli sarà lo speaker di J-Talks, lunedì 20 aprile alle 18,30
I lettori di Joimag.it lo conoscono bene Claudio Vercelli, una delle firme più autorevoli ed apprezzate del nostro magazine (leggi il suo ultimo articolo dedicato al sionismo). Storico contemporaneista, docente all’Università Cattolica di Milano e giornalista, Vercelli sarà lo speaker di J-Talks streaming edition lunedì 20 aprile alle ore 18,30 (link per accedere a Zoom: https://zoom.us/j/93716705042 password: Claudio).
Gli abbiamo rivolto tre domande in vista a dell’appuntamento con J-Talks.
I politici italiani, sia a livello nazionale che locale, hanno oscillato e continuano ad oscillare pericolosamente tra richieste estreme di lockdown e fughe in avanti per riaprire tutto. Come lo spiega?
La mancanza di prevedibilità sulle evoluzioni del virus, che è un fenomeno inedito e anche repentino, si traduce in atteggiamenti e posizioni occasionali.Comunque spesso insufficienti. C’è una crisi del comando politico, inteso come capacità di governo di un organismo collettivo. Il comandante di una nave, per usare una metafora, deve avere un’idea precisa di rotta, soprattutto davanti ai marosi o ad una tempesta. Ecco, si sta cercando di affrontare con strumenti vecchi una situazione inedita, e tra gli strumenti vecchi ci sono la incalcolabilità in un contesto di imprevedibilità e l’autopromozionalità in un ambito dove questo fattore non conta quasi più nulla. Si verrà presumibilmente giudicati nelle urne non sulla capacità di fare immagine; soprattutto, sulla capacità di incidere, di lasciare dei segni netti sul tessuto sociale offrendogli delle risposte credibili. Detto questo, c’è poi il problema di un’amministrazione obsoleta e anacronistica, lenta e inadatta, che continua a muoversi dentro vecchie logiche per preservare spazi di arbitrarietà e potere di assoluta discrezionalità. Anche e soprattutto a danni dei cittadini e delle emergenze in corso.
C’è poi un conflitto, amplificato ogni giorno dai media, tra le esigenze della salute pubblica e quelle delle attività economiche…
Un conflitto tra salute e lavoro è preesistente a questa situazione. Basti pensare all’Ilva di Taranto o ai casi di malattie mortali legati all’amianto
Che hanno interessato intere comunità locali. Ovvio, quelle erano situazioni che riguardavano un segmento della società. Il Coronavirus riguarda invece il Paese nel suo complesso: quelli del Covid-19 non sono certo numeri circoscrivibili. Il concetto stesso di salute è molto complesso e non riguarda solo il fatto di non avere malattie, ma anche il modo in cui ognuno di noi vive la mia quotidianità. Sul piano morale viene indiscutibilmente prima il diritto alla vita; però, quel diritto alla vita, è anche vincolato nel nostro sistema a un’economia complessa, che se non si rimette in moto a breve, rischia di portare ad un collassamento collettivo. Salute e benessere sono i due capi di una endiadi: l’una cosa alimenta l’altra e viversa
Dove sta il punto di sintesi?
Secondo me sta in quella che dovrebbe essere la capacita del buon capitano della nave che, davanti alla bussola che non funziona e ai marosi, riesce di volta in volta a stabilire, anche con l’assenso e la partecipazione dell’equipaggio cone dei passeggeri, quali debbano essere le forme di assestamento rispetto ad un problema che ci accompagnerà per i prossimi anni. E che ci trasformerà profondamente, sia a livello di relazioni sociali sia a livello economico. Si è aperta una fase inedita. Sappiamo come siamo stati fino ad oggi; dovremo capire e cosa come potremo essere d’ora in avanti.
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze