Cultura
Lou Reed, Transformer: a spasso nella “wild side” della notte

La straordinaria colonna sonora della New York 70’s, raccontata attraverso una galleria di personaggi che hanno popolato e animato la Factory di Andy Warhol

Non amava le regole Lou Reed, ebreo, newyorkese, intellettuale, un uomo dall’etica ferrea, capace di immergersi come pochi altri nell’area “immorale” della vita, quella che spaventa i puritani di maniera, e di raccontarla a monouso: senza retorica, cinicamente, fotografando la realtà nella sua dura essenza. Questo era Lou Reed e questo è il suo disco capolavoro, Transformer, un album cult, prodotto da David Bowie e Mark Ronson, entrambi innamorati dei Velvet Underground, la prima band di Lou.

Reed non è mai stato nemmeno per un istante un figlio dei fiori, non ha mai celebrato l’estate del 1967 e poi quella del 1969 con Woodstock. Non c’era traccia di Flower Power nei suoi testi e nelle sue intuizioni musicali: Lou era figlio della metropoli, del suo mentore, Andy Warhol, e di quella factory della Grande Mela dove l’arte era “cibo non convenzionale per il cervello”. Basti pensare a un pezzo come Venus In Furs, ritratto delle fantasie sadomasochistiche serpeggianti tra i frequentatori della Factory di Warhol e nei salotti “bene” di Manhattan.

Vicious, la canzone che apre Transformer, scritta su suggerimento di Warhol, è la New York di Lou Reed: una manciata d’accordi, suoni grezzi, e un’interpretazione epocale da poeta metropolitano che racconta le strade della metropoli con il disincanto di un rocker dal cuore duro. Perfect Day è invece una delle più grande pop ballad di sempre, una canzone romantica che seduce e ispira, scritta da Reed dopo una giornata passata al Central Park con la fidanzata e presente nella colonna sonora del film Trainspotting, per  quel suo possibile significato nascosto nel testo, che in alcun momenti sembra alludere al rapporto con le droghe e la tossicodipendenza.

E se Satellite of Love è la prova evidente della  sottovalutata attitudine melodica del rocker, Walk on the wild side è uno di quei pezzi che raccontano la storia, che fotografano un’epoca attraverso una galleria di personaggi che non sono famosi, ma emblematici del mood newyorkese nei 70’s. Il testo punta dritto su una serie di personaggi e sui loro pellegrinaggi a New York per per essere parte della vita e dell’arte che andavano in scena alla Factory di Warhol.

Chi sono? Holly Woodlawn (transgender portoricana e attrice), Candy Darling (transessuale newyorkese il cui vero nome era James Lawrence Slattery, citata nel brano dei Velvet Underground, Candy Says), Joe Dallesandro (modello, prostituto, fu lui ad indossare i jeans della famosa e discussa copertina di Sticky Fingers dei Rolling Stones), Jackie Curtis (poeta e commediografo transgender, scomparso nel 1985 per un’overdose di eroina) e Joe Campbell (morto nel 2005, era stato per sei anni il compagno del militante del movimento di liberazione sessuale, Harvey Milk).

Gianni Poglio

Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze radiofoniche e televisive, ha fatto parte della redazione del mensile Tutto Musica e del settimanale Panorama (Mondadori). Conduttore dii talk show per Panorama d’Italia Tour, con interviste “live” ai protagonisti della musica italiana e di dibattiti tra scienza ed intrattenimento nell’ambito di Focus Live, ha pubblicato per Electa Mondadori il libro “Ferdinando Arno Entrainment”


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