Report dall’incontro internazionale della stampa ebraica
Giornalisti provenienti da diversi Paesi del mondo sono arrivati in Israele, ospitati dal Government Press Office (GPO) per il Jewish Media Summit, un’importante e unica occasione di incontro e scambio della stampa ebraica internazionale. E noi c’eravamo! La nostra inviata Eirene Campagna ci racconta com’è andata.
L’evento, quest’anno con il titolo One people, one destiny, si è tenuto a Gerusalemme dal 19 al 22 dicembre in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero degli Affari della Diaspora. Tra i partecipanti anche alcuni blogger che raccontano Israele e l’ebraismo da diversi punti di vista, tra cui l’arte culinaria, la cultura e l’istruzione.
È importante sottolineare che al summit hanno partecipato giornalisti ebrei e non provenienti, tra gli altri, da Georgia, Croazia, Sudafrica, Polonia, Messico, Sri Lanka, Argentina e Russia, a testimonianza del fatto che la presenza delle Comunità Ebraiche si riscontra in tutto il mondo.
L’obiettivo del Summit è stato quello di affrontare e discutere argomenti chiave relativi a Israele e al mondo ebraico, e come ha affermato una delle organizzatrici, Maria Elkin, mettere in contatto giornalisti e scrittori che vivono in Israele e che provengono da tutto il mondo e dar loro la possibilità di confrontarsi e discutere su temi di interesse comune e su questioni fondamentali della storia e della cultura ebraica.
Il Jewish Media Summit si è aperto con una serata di Gala presso il David Citadel Hotel, e con l’accensione delle candele per Chanukah, a cui hanno partecipato il direttore dell’Israel Government Press Office Nitzan Chen, il ministro della Diaspora Nachman Shay e il ministro della Difesa Benny Gantz, che ha commentato i legami di Israele con la diaspora e le recenti elezioni in Israele, dichiarando che: «I legami che sono stati forgiati tra noi più di 3000 anni fa sono più forti di qualsiasi singolo leader, governo o evento. È responsabilità del governo di Israele e dei leader ebraici di tutto il mondo riconoscere e integrare tutte le correnti dell’ebraismo. Solo uniti possiamo garantire la nostra continuità e la nostra resilienza in Israele e nel mondo».
La mattinata della seconda giornata si è svolta presso il Ministero degli Affari Esteri, dove i partecipanti hanno avuto la possibilità di seguire differenti incontri in cui si è discusso sull’antisemitismo, i rapporti con la Diaspora, i rapporti tesi tra l’Iran e Israele, e l’impegno di Israele nell’utilizzo dei nuovi media e nell’investimento nelle nuove tecnologie. In particolare, rispetto all’antisemitismo, il ruolo di Israele è quello di proteggere, difendere e sostienere le comunità ebraiche di tutto il mondo. Il titolo dell’incontro parla chiaro anche in questa direzione: One people, one destiny, vuole essere una conferma del dialogo costante e rispettoso tra Israele e la Diaspora. Fondamentale, dunque, il ruolo dei giornalisti perché consente di esportare ed importare alcuni aspetti della società israeliana nel mondo, così da connettere le varie comunità ebraiche, talvolta molto distanti tra loro.
Il Summit, grazie agli incontri e ai momenti di discussione, ha trasmetto ai partecipanti una visione più approfondita dello Stato israeliano, capace di far luce sui progressi fatti e sulle prospettive future del Paese. Presenti alla conclusione dei lavori di questa prima parte della giornata il portavoce del Ministero degli Esteri, Lior Haiat, la portavoce dell’ambasciata israeliana ad Abu Dhabi, Shifra Weiss, il rappresentante del Ministero degli Esteri Ido Moed e il Direttore della divisione Medio Oriente del Ministero degli Affari Esteri Uri Rothman, che, tra le altre cose, ha ricordato l’importanza degli accordi di Abramo, una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti che ha segnato la normalizzazione dei rapporti tra i Paesi Arabi e Israele. In questa ottica sono state sottolineate tutte le potenzialità di questo Paese rispetto al suo sviluppo non solo per le risorse già presenti, che comprendono la sfera culturale, sociale, tecnologica, ma anche rispetto alle risorse legate alle relazioni internazionali che Israele coltiva con interesse sempre più significativo, infatti, tra le altre cose, è stato più volte ricordato l’ottimo rapporto che Israele intrattiene con il Marocco, rapporto che si consolida sempre di più.
Lo Stato di Israele è così stato presentato, illustrato e raccontato agli ospiti del Summit anche attraverso delle importanti visite in luoghi fondanti per la Nazione, tra cui la Knesset, dove i giornalisti hanno potuto interrogare alcuni esponenti della politica, tra cui Yuli Edelstein (Likud), Sharren Heskel (Mahane Mamlachti), Gilad Kariv (Avodà) e Yitzak Pindrus (Agudat Israel) su varie questioni, tra cui la formazione del nuovo governo, l’importanza della libertà religiosa, l’educazione nelle scuole ortodosse.
Vanno inoltre menzionate la visita al The Friend of Zion Museum a Gerusalemme, la visita all’ANU Museum – Museum of Jewish People a Tel Aviv, The Peres Center for Peace and Innovation e gli studi di i24 news, un canale internazionale che racconta i fatti di attualità in Ebraico, Inglese, Francese e Arabo, a conferma del fatto che in Israele convivono e si esportano diverse culture e realtà.
Per lungo tempo Israele è stato al centro di dibattiti che hanno evidenziato la disparità e la diversità delle varie scuole di pensiero in merito alle sue vicende storiche, politiche e religiose. La sua storia è stata attraversata da eventi che hanno avuto un peso non indifferente sul suo sviluppo e sul suo assetto politico, si è cercato di risolvere da più parti le annose questioni che riguardano questa nazione attraverso autorevoli contributi sia scritti che orali, oggi Israele sembra che intenda superare e affrontare con maggiore impegno le contraddizioni che comunque ancora in parte lo caratterizzano, dimostrandosi un Paese accogliente e disposto ad ospitare eventi fortemente aggreganti.
Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.