Cultura
Museo per la conservazione del Mar Morto: la raccolta fondi per finanziarlo

L’imprenditore “sociale” Ari Leon Fruchter ha lanciato una campagna internazionale per fondare il Museo per la conservazione del Mar Morto coinvolgendo uno dei più grandi fotografi d’arte contemporanea: Spencer Tunick

È il punto più profondo della Terra. È qui che sulle alture di Masada, riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO nel 2001, una popolazione di 960 ebrei, pur di non arrendersi nelle mani dei conquistatori romani durante l’assedio del 74 d.C., preferì il suicidio di massa.

È qui che tra il 1947 e il 1956 in alcune grotte vicino alle rovine dell’antico insediamento di Khirbet Qumran, sono stati ritrovati i cosiddetti “Rotoli del Mar Morto”: un insieme di circa 900 manoscritti, datati tra i 150 A.C. e il 70 D.C., che comprendono alcune fra le più antiche copie superstiti di testi biblici, dall’incolmabile valore storico.

Questa zona è sicuramente una delle più interessanti e più complesse sia dal punto di vista storico che geologico, ma anche uno degli ecosistemi più fragili del pianeta. Dal 1930, quando la superficie del Mar Morto era di 1.050 km² e il suo livello era di 390 metri sotto il livello del mare, è stato monitorato continuamente. La sua area si è rapidamente ridotta a partire dagli anni ’60, a causa della deviazione del fiume che lo alimenta, il Giordano, per sostenere il progetto National Water Carrier dalle cui acque, israeliani, palestinesi e giordani, attingono in modo massiccio per scopi agricoli.

Dal 2006 si è registrato un tasso di abbassamento dell’acqua del Mar Morto di 1 metro all’anno, che, tra le numerose conseguenze, sta mettendo a rischio anche tutto il delicato habitat circostante. Per sensibilizzare l’opinione pubblica locale e globale Ari Leon Fruchter, israelo-americano, ha lanciato una campagna internazionale per fondare il Museo per la conservazione del Mar Morto e, nel farlo, è riuscito a coinvolgere uno dei più grandi fotografi nel panorama dell’arte contemporanea: Spencer Tunick, noto per i suoi paesaggi caratterizzati da stormi di esseri umani, completamente nudi, come nelle immagini del primo progetto, realizzato nel 2011, proprio sulle sponde di Yam Ha Melach, o “mare salato”, come lo chiamano gli israeliani, che da allora, grazie ad un ambasciatore dal calibro di Tunick, è entrato a far parte delle nuove sette meraviglie naturali del mondo.

“Ho incontrato Spencer per la prima volta a New York nel 1992, durante un photo shooting per la rivista Paper, che pubblicava un articolo sulla mia compagnia di moda “Boing!” – ci racconta Fruchter – Da allora molte cose sono cambiate. Ho lasciato il mondo della moda per dedicarmi prima all’high tech e alla cyber security e poi alla filantropia e all’imprenditoria sostenibile. Ma non ho mai smesso di frequentare Tunick, che è sempre stato un grande amante di Israele e che, dopo aver visitato un luogo magico come Yam Ha Melach, ha immediatamente accettato la sfida di aiutarci in questa campagna di found raising. A distanza di 10 anni tornerà qui, il prossimo ottobre, per un altro progetto collettivo sulle rive del Mar Morto”.

Fruchter è co-fondatore del Dead Sea Revival Project e promotore del Dead Sea Museum assieme ad altri esperti ed appassionati di questa zona geografica così speciale. Tra loro c’è Noam Bedein, fotoreporter specializzato nella salvaguardia dell’ambiente, che ha fondato il progetto The Dead Sea Revival nel 2016, con lo scopo di salvare il Mar Morto attraverso l’arte e l’educazione ambientale, assieme a Keren Bar Gil, curatrice, consulente d’arte e rappresentante esclusiva di Spencer Tunick in Israele.

E ci sono Sharon Neuman e Iftah Hayner, specializzati in architettura sostenibile, che hanno progettato il concept per il Museo Virtuale del Mar Morto in attesa di raggiungere i fondi necessari per costruire quello fisico: un capolavoro architettonico che sarà costruito nella cittadina di Arad, l’ultimo avamposto abitato, a 25 km dalle sponde del mare più salato al mondo. Lo scopo principale del Dead Sea Museum è proprio quello di portare turismo e attenzione nei confronti di quest’area così delicata, promuovendo attività culturali nell’intera regione, attraverso la promozione dell’architettura e dell’arte.

Per farlo, questo ambizioso progetto necessita un minimo di 120K NIS  (circa 37K dollari) e la raccolta fondi è già cominciata tramite una campagna Kickstarter che, a distanza da 10 anni dalla prima opera d’arte site specific, a ottobre porterà nuovamente il grande artista sulle sponde del Mar Morto per realizzare nuove opere con l’obiettivo di riportare l’attenzione internazionale su questo luogo unico al mondo.

 

 

Fiammetta Martegani
collaboratrice

Curatrice presso il Museo Eretz Israel, nasce a Milano nel 1981 e dal 2009 si trasferisce a Tel Aviv per un Dottorato in Antropologia a cui segue un Postdottorato e nel 2016 la nascita di Enrico: 50% italiano, 50% israeliano, come il suo compagno Udi. Collaboratrice dal 2019 per l’Avvenire, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo “Life on Mars” (Tiqqun) e nel 2017 “The Israeli Defence Forces’ Representation in Israeli Cinema” (Cambridge Scholars Publishing). Il suo ultimo libro è Tel Aviv – Mondo in tasca, una guida per i cinque sensi alla scoperta della città bianca, Laurana editore.


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