Appena uscita per l’editore Interno Poesia, presenta circa 70 poesie con testo ebraico a fronte
A curare questo prezioso volume è Sara Ferrari, docente di lingua e cultura ebraica all’Università di Milano, che regala al pubblico italiano la prima raccolta di poesie di Rachel Bluwstein per l’editore Interno Poesia. Un’antologia con testo ebraico a fronte che accompagna per mano il lettore nel mondo di Rachel, mito sionista e simbolo mai scalfito dal tempo del movimento pionieristico ebraico, tanto che il suo volto compare sulle banconote e sui francobolli d’Israele. Ma le sue poesie, in realtà, sono rimaste a lungo incomprese, se non etichettate come composizioni “occasionali, private, sentimentali, addirittura dilettantistiche”. Come scrive Ferrari nell’introduzione, nessuno dei peggiori stereotipi della cosiddetta letteratura femminile è stato risparmiato alla poesia di Rachel, addirittura utilizzandoli anche per darne valutazioni positive, quasi a dire che “l’ispirazione poetica di una donna per definizione sia inadeguata a esprimere intenti poetici vigorosi e di più vasto respiro e debba svolgere una funzione decorativa”.
La sua semplicità infatti è stata a lungo travisata e Sara Ferrari ci avverte: il suo utilizzo, nell’ars poetica di Rachel, è obliquo e molto spesso ironico, magari anche in contrapposizione con la magniloquenza dei suoi colleghi. La via indicata dalla curatrice e traduttrice è molto interessante e in effetti basta seguirla per scoprire una poetessa estremamente raffinata, capace di parlarci oggi con una potenza di fuoco davvero significativa. Rachel Bluwstein-Sela nasce a Saratov, nell’Impero Russo, nel 1890 e già nel 1909 raggiunge con la sorella il porto di Jaffa per un viaggio che si tramuta subito in destinazione definitiva: si innamora dei luoghi e decide di non fare ritorno a casa. Nel 1911 si trasferisce nella Fattoria delle ragazze, una scuola agricola femminile vicina a Tiberiade, capitale, allora, del movimento di liberazione della donna in Terra d’Israele. Viaggerà ancora, per raggiungere Tolosa, sede universitaria scelta per compiere studi in agronomia e territorio del suo amore. Lì incontra infatti Michael Bernstein, un ingegnere con cui nasce un amore profondo, purtroppo segnato dai fatti della storia: la prima guerra mondiale impone a Rachel di tornare in Russia, mentre Bernstein si trattiene in Francia e finiranno per non rivedersi mai più. Di loro due, dell’amore lontano e dell’attesa dell’amato si leggerà in molte sue poesie, mentre del suo amore per Israele parlano le sue scelte personali. Appena finito il conflitto infatti Rachel si imbarca sulla nave Russlan e, una volta giunta a destinazione, si stabilisce al kibbutz di Deganya, anche questo vicino al lago di Tiberiade. Purtroppo però era malata e fu costretta ad abbandonare la vita comunitaria. Fu un abbandono radicale, che la rese esule nel paese che aveva scelto come patria. L’ultima sua abitazione è stata quella in via Bograshov 5, a Tel Aviv. E quello fu il periodo più fecondo sul piano letterario della sua intera esistenza. La sua prima raccolta, Frutto spontaneo, fu pubblicata nel 1927, cui seguì Di fronte (1930), la terza e ultima uscì postuma con il titolo di Nebo. Rachel morì in ospedale, completamente sola, nel 1931.
Un viaggio tra le sue liriche può partire da Alla mia terra, come suggerisce Ferrari da leggere nel suo significato letterale se pensiamo al contesto in cui è stata composta, quello del sionismo laburista del pionierismo ebraico: l’impegno della poetessa è quello di far fiorire il deserto, per citare le posteriori parole di Ben Gurion. E se i versi parlano di inadeguatezza dell’offerta poetica che ha riservato alla sua madre terra, è altrettanto vero che quelle parole forgiano un nuovo paradigma: parlano dell’ebreo nuovo. Tanto che per onorare la patria, secondo Rachel, basta accordare il proprio animo con la terra stessa. Sarà Kinneret, con il suo lago e il paesaggio circostante, a cantare l’amore di Rachel per Israele, anche nella distanza. E la sua semplicità andrà interpretata. Ma avverte lei stessa: occorre accoglierla come farebbe un amico o un fratello. Ecco: ironia, probabilmente contro l’arroganza dei critici, semplicità, nei sentimenti come nella conduzione della propria vita, dedita alla Terra d’Israele e amore, sofferto, distante, non corrisposto, passionale e erotico sono i temi da rintracciare in questo volume, che non manca di proporre anche le poesie incentrate su personaggi biblici. Un modello tradizionale, che qui diventa vivo. Come Rachel, oggi, in libreria.
Rachel Bluwstein, Poesie a cura di Sara Ferrari, Interno Poesia, pp.170, 13 euro
È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.