Cultura
Rete Italiana della Memoria: come si insegna la Shoah?

Muesi e memoriali per parlare di storia e combattere l’antisemitismo

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa mostrava i suoi tre volti: quello di vittima (gli ebrei erano europei), di colpevole (i nazisti erano europei), ma anche quello dei vincitori, cioè di tutti coloro che si erano fermamente opposti al nazismo e alle sue aberrazioni, dando origine ad una nuova democrazia. Così, dopo l’Olocausto vediamo un’Europa democratica che risorge dalla sua storia di sangue e violenza, un’Europa che sente l’esigenza di ricordare, e che istituisce la Giornata della Memoria, con cui intende impegnarsi per un mondo più pacifico e più giusto, opponendosi fortemente a fenomeni quali l’Olocausto.

A circa ottant’anni dalla fine di quella guerra, il mondo intero si ritrova nel contesto di una profonda crisi e crescenti conflitti. I luoghi della memoria in Italia testimoniano un sempre maggiore impegno nel divulgare in maniera organica e congiunta la storia della Shoah. Uno degli eventi chiave della rinnovata progettualità didattica è stato il convegno internazionale dal titolo “I luoghi della memoria dialogano. Musei e memoriali per insegnare la Shoah”, che si è svolto il 23 novembre a Roma presso il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani.
Occasione importante per sottolineare che i luoghi della memoria, oggi, non solo recano iscritta una memoria del passato, ma sono testimonianza di quella memoria, e permettono una rilettura delle vicende passate a partire dalle forme di commemorazione che prendono vita e materialità proprio in quei luoghi e che possiamo visitare ancora oggi. Questi sono luoghi fisici destinati a conservare e tramandare gli eventi che li hanno attraversati con l’istituzione al loro interno di monumenti, memoriali, sacrari, musei, parchi della memoria.

La storia di questi luoghi e la successiva memorializzazione che li ha interessati rappresentano quindi un capitolo importante della storia culturale della nostra modernità. 
Tuttavia, la commemorazione e il ricordo non sono l’unico valore associato ai luoghi della memoria, al contrario, attraverso l’analisi delle differenti forme di memorializzazione proposte, il ricordo spesso serve anche ad altro, e cioè a costruire un’identità nazionale, a risolvere un confitto metaforicamente irrisolto, a fare i conti con le proprie responsabilità e ad instaurare processi di pacificazione.

I luoghi della memoria, quindi, sono certamente dei luoghi celebrativi, capaci di garantire, come afferma Paul Ricoeur, la fondazione di una memoria collettiva, ma sono anche altro: sono, così come si è evinto dai dibattiti del convegno, delle vere e proprie modalità per comprendere fino in fondo il sistema di valori che trasmettono, le narrazioni che mettono in opera, i ruoli che ricoprono e le attivazioni di senso che producono. Monumenti, memoriali e musei diventano degli intermediari della memoria italiana della Shoah, nati con la finalità di trasmettere il ricordo nel tempo, come risultato di un processo culturalmente complesso. Questi rappresentano quindi il primo atto compiuto per fissare la memoria di un evento nel tempo, sono perciò testimonianza della necessità da parte dell’uomo di avere un luogo dove riunirsi per ricordare l’evento, fungono da “stabilizzatori di memoria” e sono il simbolo tangibile e visibile del trauma.

Il convegno, organizzato dalle più importanti istituzioni che preservano la memoria della Shoah in Italia – tra cui il Civico Museo della Risiera di San Sabba, il Memoriale della Shoah di Milano, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara, la Fondazione Fossoli di Carpi, la Fondazione Museo della Shoah di Roma e il Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia – ha promosso una riflessione profonda sul valore insostituibile del rispetto dei diritti umani per contrastare ogni forma di intolleranza e violenza, e ha rimarcato il ruolo, ormai fondamentale, della Rete italiana della memoria, iniziativa nata circa un anno fa, con lo scopo di creare un percorso didattico e di cittadinanza attiva, attraverso i luoghi della memoria italiani, rivolto principalmente alle scuole.

Il convegno ha visto la partecipazione di rappresentanti di spicco, tra cui il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, la Presidente UCEI Noemi Di Segni, il Presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, il Prefetto Giuseppe Pecoraro, il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Bruno Sed, e il Presidente de Il Pitigliani.
Sono sei i musei e memoriali coinvolti in questo progetto, ma il convegno ha anche incluso relazioni di esperti come Albert Stankowski, Direttore del Museo del Ghetto di Varsavia, e Simonetta Della Seta, presidente del Gruppo di lavoro Memoriali e Musei dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), con l’obiettivo di preservare la memoria, prevenire i crimini contro l’umanità, approfondire i temi dei diritti umani e riflettere sui pericoli di intolleranza, razzismo e antisemitismo ancora presenti.
Il convegno, rivolto principalmente agli insegnanti di ogni ordine e grado, rientra in un quadro più ampio di sforzi per affrontare e prevenire il rinnovato risorgere di discriminazioni e intolleranze nella società contemporanea.
Per l’occasione, la vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, Milena Santerini, ha sottolineato che la fine dell’era dei testimoni diretti della Shoah, rappresenta un momento molto delicato, per cui diventa cruciale, da questo periodo in poi, far parlare i luoghi che raccontano la storia della Shoah italiana. Questa iniziativa ha voluto fornire a insegnanti, studiosi e interessati all’argomento gli strumenti necessari per superare l’approccio puramente emotivo alla memoria, invitando i visitatori, in particolare i giovani, a riflettere sui meccanismi che hanno generato la Shoah, come il razzismo, l’esclusione, la discriminazione e i pregiudizi, e su come questi possano ancora riproporsi oggi.
La rete è stata presentata in un contesto in cui si osservano segnali di antisemitismo in aumento, e ancora una volta è Milena Santerini ad evidenziare l’importanza di un’analisi critica dell’efficacia del lavoro sulla Shoah, in particolare nell’ambito dell’istruzione scolastica, promuovendo la cooperazione tra istituzioni e organizzazioni per contrastare distorsioni, riduzionismi e negazionismi intorno alla Shoah.

 

 

Eirene Campagna
collaboratrice

Classe 1991, è PhD Candidate dello IULM di Milano in Visual and Media Studies, cultrice della materia in Sistema e Cultura dei Musei. Studiosa della Shoah e delle sue forme di rappresentazione, in particolare legate alla museologia, è socia dell’Associazione Italiana Studi Giudaici.


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