Hebraica Parashot
Vayerà: il peccato di Sodoma e Gomorra e la legatura di Isacco

Proposte di lettura per la parashà di Vayerà: l’immoralità di Sodoma e Gomorra e i due volti di Abramo

In Vayerà (“E apparve”), la parashà che si legge questa settimana, continua la storia di Abramo e della sua famiglia. Abramo accoglie nella tenda, proverbiale per la sua ospitalità,  tre visitatori che si rivelano essere messaggeri divini. I tre annunciano che Sara, a dispetto della sua vecchiaia e sterilità, avrà un figlio. Successivamente, assistiamo alla distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, all’incontro con il re Abimelekh, alla nascita di Isacco e alla definitiva cacciata, per volere di Sara, di Ismaele e Agar. La parashà si conclude con il celebre ed enigmatico episodio della legatura di Isacco. Ecco di seguito tre proposte di lettura.

La risata di Sara: la gioia e l’incredulità

Quando sente uno degli ospiti della tenda dire ad Abramo che avrà un figlio da lei, Sara reagisce facendosi una risata tra sé e sé. “Perché Sara, modello di virtù, mise in dubbio la parola di Dio? Perché la sua fede vacillò?”, si chiede Shayna Abramson su The Times of Israel. E racconta di un episodio personale che l’ha aiutata a capire meglio: durante una lezione di filosofia ebraica in università, l’insegnante ha chiesto se qualcuno stesse studiando per diventare rabbino. “Dopo essermi guardata intorno timidamente, ho alzato la mano con esitazione. Per un attimo è sembrato che fosse l’unica in tutta l’aula, e in quel momento, ho riso. Ho riso di me stessa. L’idea che una donna fosse l’unica aspirante rabbina in un’aula affollata di uomini mi ha fatto sentire felice e ridicola allo stesso tempo. (…) Ancora oggi, al mio secondo anno di studi per ottenere la semikhà, non ho completamente interiorizzato il concetto di donna-rabbino. A volte, manco di fiducia in me stessa: sarò davvero in grado di diventare una rabbina? Supererò gli esami? I miei sermoni saranno interessanti? La mia comunità mi accetterà?”. Con la sua risata, secondo Abramson, Sara dunque non esprime solo sfiducia in Dio, ma anche in se stessa: dubita della sua capacità di diventare madre.

Quando finalmente nasce Isacco, Sara ha un altro scoppio di riso, ma questa volta è diverso. È una risata di gioia e sollievo, senza più ambiguità e nervosismi. Un momento, sostiene Abramson “emblematico della trasformazione spirituale di Sara”. Che parla alle nostre vite: la risata nervosa del dubbio deve lasciare spazio alla risata della fiducia. Nel suo caso personale, scrive Abramson, fiducia in Dio, nella comunità, ma soprattutto in se stessa. La risata del dubbio va lasciata alle spalle. La prossima sarà “la risata della nascita di Isacco, quando, se Dio vorrà, riceverò la mia semikhà. E la mia comunità riderà insieme a me”.

 

La legge immorale: il peccato di Sodoma e Gomorra

Che cosa portò Dio a distruggere le città di Sodoma e Gomorra? La domanda è approfondita da Helen Plotkin su Tablet Magazine. In tutti gli episodi biblici in cui si scatena la collera divina, scrive, c’è sempre uno spiraglio per la redenzione: ne sono esempi l’arca di Noè e la storia di Ninive nel Libro di Giona. A rendere unica la vicenda di Sodoma e Gomorra è che qui nessuna redenzione è possibile. Cosa fecero gli abitanti di queste due città di così irreparabile? La risposta non ha nulla a che vedere col “praticare la sodomia” come frequentemente si sente.

Un midrash contenuto in Genesi Rabbah, partendo da un versetto del profeta Ezechiele, scrive che un giorno due ragazze di Sodoma si trovavano al pozzo a riempire le loro brocche. Una si accorse che l’altra aveva una gran brutta cera e le chiese spiegazioni. La seconda ragazza rispose che la sua famiglia non aveva più cibo e che stava morendo di fame. Così, la prima riempì la sua brocca di farina e gliela diede perché la portasse a casa. Quando gli abitanti di Sodoma vennero a sapere di quel gesto generoso, la fecero arrestare e bruciare. A questo punto, nel midrash interviene la voce di Dio: “Benché volessi restare in silenzio, il giudizio del caso di questa giovane non me lo permette”.

“Il midrash ritrae una situazione terribile”, scrive Plotkin. “Una giovane donna viene messa sul rogo per un atto di compassione. E non per mano di delinquenti. Dio fa uso di una terminologia giuridica: “giudizio” e “caso”, implicando che gli abitanti di Sodoma avessero portato la ragazza in tribunale per il passaggio furtivo del cibo alla sua vicina affamata. La ragazza fu processata e condannata secondo le leggi locali. A Sodoma, dar da mangiare ad una persona affamata era un atto criminale, perseguibile con la pena di morte. L’atto che obbligò Dio a intervenire era un atto a norma di legge”.

L’irrecuperabilità di Sodoma e Gomorra avrebbe dunque preso forma trasformando l’immoralità in legge di Stato, in norma condivisa della comunità: “Secondo la legge di Sodoma la ragazza fu giudicata in modo equo. Non che i giudici fossero corrotti, ad esserlo era la legge stessa.

L’aspetto più sconcertante è che il modo in cui la ragazza venne trattata rispecchiava la posizione etica della società. In una società in cui i valori comuni sono corrotti, diventa impossibile anche per gli individui vivere in modo etico. L’etica e la moralità non sono solo attributi degli individui, sono i valori collettivi della comunità che rendono possibile condurre una vita etica”.

 

La ribellione e l’accettazione: la legatura di Isacco e i due volti di Abramo (e dell’ebraismo)

Una delle questioni più indagate nelle interpretazioni della parashà di Vayerà, è il diverso atteggiamento di Abramo nei confronti del preannuncio da parte di Dio di due prossimi avvenimenti di morte: la distruzione di Sodoma e Gomorra il primo, la richiesta di sacrificare il figlio Isacco il secondo. Nel primo, Abramo si lancia in una discussione accorata (e a tratti irriverente) con Dio, chiedendogli con insistenza se sia proprio necessario radere al suolo tutta la città, ottenendo infine la promessa che se verrà trovato un minyan di almeno dieci giusti il progetto della distruzione sarà archiviato. Nel secondo, Abramo invece non controbatte parola e conduce il figlio amatissimo verso il luogo preposto al sacrificio. Perché Abramo si dà tanta pena per gli sconosciuti – e corrotti – abitanti di una città che non è la sua e invece obbedisce senza batter ciglio all’ordine di uccidere il proprio figlio?

Rabbi Irwin Kula su My Jewish Learning spiega che il dialogo tra Dio e Abramo su Sodoma e Gomorra – che si conclude con la persuasione di Dio a riconsiderare più miti termini – dimostra che come esseri umani abbiamo un ruolo attivo nel determinare ciò che è bene e ciò che è male. Mentre nell’episodio della legatura di Isacco, la posizione di Abramo, come essere umano, è di totale sottomissione alla volontà divina.

Il bello, scrive, è che entrambi gli approcci sono rappresentati e legittimati nell’ebraismo: “L’inclusione nella Torah di entrambe le storie insegna che l’ebraismo non può essere considerato da una sola prospettiva. Preso da solo, il botta e risposta legato all’episodio di Sodoma e Gomorra condurrebbe a un ebraismo in cui ogni persona deciderebbe per se stessa ciò che è giusto o sbagliato. Da un altro punto di vista ridurre l’ebraismo allo scambio profondamente sottomesso dell’episodio della Akedah (la legatura di Isacco) conduce a un fanatismo in cui nessuna azione, non importa quanto ripugnante, potrebbe essere messa in discussione, a un’obbedienza meccanica che schiavizzerebbe l’essere umano e distruggerebbe la sua dignità. La genialità del patto di alleanza è che questi due forti principi, autonomia ed eteronomia, sono legati insieme e mantenuti in tensione creativa”.

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


1 Commento:

  1. Faccio notare che anche questa volta per Sodoma e Gomorra ci sono 36 righe e per la legatura di Isacco a malapena 7 e senza proporre una interpretazione
    Resta ancora un tema delicato e inspiegabile: l’uccsione del figlio ? Crono, Abramo, Gesù (vittima).
    Perchè D-o esige questa prova, perchè Abramo dialettico e coraggioso accetta senza fiatare?
    Vi sarei grata se poteste segnalarmi delle voci bibliografiche che affrontino questo passo della bibbia.
    Complimenti per la newsletter


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