Cultura
Emile Berliner, ovvero Mister Grammy: chi è il vero inventore del disco

Dal cilindro fonografico di Thomas Edison al disco fonografico di Emile Berliner, ebreo nato in Germania, che ha cambiato per sempre la storia dell’industria musicale

È probabile che a molti il nome di Emile Berliner non dica molto. Neppure a quanti si interessano di tecnologia o sono incuriositi dalla storia degli apparecchi che hanno segnato l’epoca moderna. Più facile che questi scattino sull’attenti sentendo parlare di Thomas Edison, tanto per dirne uno. Eppure, l’uomo che universalmente è associato alla riproduzione del suono grazie all’invenzione del fonografo non sarebbe il vero padre del progenitore del moderno giradischi, il grammofono.

Se ancora oggi quell’elegante strumento è ritenuto simbolo della musica riprodotta, al punto da dare nome e forma al trofeo per i prestigiosi quanto imminenti Grammy Awards, la persona da ringraziare è un’altra. Parliamo appunto di Berliner, un uomo che, per quanto non possa competere con il citato Edison per numero di brevetti depositati, è riuscito nella sua appassionata vita a mettere la firma su alcune delle più straordinarie invenzioni della modernità. In particolare, su quello che per tutti, con buona pace di CD e altri supporti digitali, è il disco propriamente detto.

Come ricorda Tablet in un recente articolo, il padre di quella poi diventerà l’industria musicale non proveniva da studi superiori regolari. Nato il 20 maggio 1851 in Germania, ad Hannover, da una famiglia di commercianti ebrei, con il padre studioso del Talmud e la madre musicista dilettante, Emile frequenta una delle principali scuole ebraiche negli stati tedeschi, la Samson-Schule a Wolfenbüttel, dove riceve un’educazione ebraica tradizionale oltre a imparare il tedesco e la matematica, ma lascia la scuola a 14 anni. Quarto di undici fratelli, dopo l’interruzione degli studi lavora qua e là come apprendista prima di imbarcarsi nel 1870 per gli Stati Uniti per sfuggire alla guerra Franco Prussiana.

Spinto a emigrare dai previdenti genitori, troverà a Washington un cugino disposto a dargli lavoro nel suo negozio. Senza conoscere una parola di inglese, il giovane appena diciannovenne fa pratica con la lingua leggendo quegli stessi giornali che usa per incartare le merci da vendere, mentre di notte prende lezioni di violino e pianoforte. Nel 1873, in piena crisi finanziaria internazionale, si trasferirà in cerca di fortuna a New York, dove troverà di che vivere vendendo colla e dando lezioni di tedesco. Dopo una breve parentesi a Milwaukee, dove lavora con scarso successo come commesso viaggiatore per una merceria, Berliner rientrerà a New York per lavorare per 6 dollari la settimana come lavabottiglie in un laboratorio.

Fortuna vuole che non troppo distante da lì trovi il Cooper Institute (poi diventata l’università privata Cooper Union) e che i suoi corsi serali siano gratuiti. È l’occasione per Emile per buttarsi nello studio della fisica, dell’elettronica e dell’acustica, trascorrendo ore e ore rinchiuso in biblioteca. Farà ritorno nella capitale nel 1876, in tempo per le celebrazioni per il centenario della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. Oltre a chiedere la cittadinanza per quella che ormai è la sua casa, qui avrà modo anche di conoscere una delle grandi invenzioni presentate a Philadelphiaalla Centennial Exhibition. In questa occasione un professore della Boston University, Alexander Graham Bell, ha mostrato infatti il suo telefono recentemente brevettato.

Stuzzicato dalla novità ma soprattutto dai suoi limiti, in particolare i difetti nella trasmissione del suono, Emile si butterà anima e corpo nei suoi studi di fisica con l’obiettivo di rendere il microfono finalmente capace di riprodurre la voce in maniera forte e chiara. Trasformata la propria stanza in un laboratorio, riuscirà anche grazie alle dritte di un amico che lavora come operatore telegrafico a capire come migliorare il segnale e a creare un prototipo funzionante sia per il trasmettitore a contatto libero (il primo microfono funzionante), sia per un trasformatore (che impedisce ai segnali elettrici di sbiadire sulle lunghe distanze).

Ormai così padrone della lingua da presentare in inglese la propria domanda di brevetto nel 1877, il geniale autodidatta riuscirà a imporre la propria scoperta. E nonostante il dichiarato disprezzo del professor Bell, che difficilmente ammette di essere stato superato da un oscuro immigrato, riceverà dalla Bell Telephone Company la bellezza di 50mila dollari (circa 1,3 milioni odierni) per il brevetto oltre che una offerta di lavoro in azienda come ricercatore.

Quello stesso anno, Thomas Edison presenta la prima macchina per la riproduzione del suono, in particolare della voce umana, il fonografo a cilindro, che brevetterà poi nel 1878. Come già accaduto con il telefono di Bell, anche il cilindro fonografico ideato da Edison ha parecchi difetti, al punto che il suo stesso ideatore non intende svilupparlo ulteriormente, limitandone l’uso alle registrazioni vocali aziendali. L’idea sarà ripresa dalla Bell Company, che sostituirà la stagnola che riveste il cilindro della prima versione con della cera e userà in più un braccio snodabile per reggere la puntina che crea i solchi da cui poi scaturiranno di nuovo i suoni.

Il grafofono, questo il nome del nuovo apparecchio, rappresenta una buona evoluzione, la registrazione arriva a superare i due minuti (!), ma la soluzione ottimale non è ancora stata raggiunta. La svolta arriverà, anche questa volta, da un cane sciolto come Berliner, ormai non più impiegato alla Bell Company ma comunque interessato a superare i limiti tecnici ed economici dell’invenzione di Edison. Messo da parte il cilindro verticale, estremamente fragile oltre che eccessivamente sensibile alle interferenze della gravità, Emile lo sostituirà con un disco piatto rivestendolo non più con la cera, troppo dura, ma con un composto di cera e alcol colato su una base di zinco. Il passo successivo sarà quello di versare un acido su detto composto che, corrodendo il metallo sottostante lungo le tracce segnate dalla puntina, lo trasformerà in una copia master da cui trarre uno stampo per creare un numero potenzialmente illimitato di dischi in gomma (poi gommalacca). È nato il grammofono e con esso la riproducibilità industriale della musica.

Anche in questo caso, Berliner vedrà riconosciuta la sua genialità paradossalmente più dal punto di vista economico che popolare. Ma del resto, come ricorda l’articolo su Tablet, non erano questi gli obiettivi che gli stavano più a cuore. Più interessato alle implicazioni sociali del progresso scientifico, il grande inventore vedeva nelle sue scoperte un modo per offrire una forma di immortalità all’uomo, consentendogli di condensare su un disco l’intera sua esistenza, dalla culla al letto di morte. Impegnato in numerose attività filantropiche grazie ai proventi delle sue ricerche, pur continuando a inventare (è suo anche il primo modello funzionante di elicottero!), dopo che sua figlia si era ammalata per aver bevuto del latte crudo contaminato, lancerà ad esempio nel 1919 una campagna nazionale, con tanto di distribuzione gratuita di un suo libro di rime a fumetti nelle scuole, Muddy Jim: 12 Illustrated Health Jingles for Children, per educare il pubblico sui pericoli dei latticini non pastorizzati e sul crescente bisogno di igiene.

Sul fronte religioso, pur avendo abbandonato le antiche tradizioni familiari, non dimenticherà l’appartenenza all’ebraismo, promuovendo però la sua visione assimilazionista. Convinto della forza inscalfibile del giudaismo, Berliner sosteneva che solo superando le antiche cerimonie il popolo ebraico avrebbe potuto salvarsi da pregiudizi e discriminazioni. Promotore al tempo stesso di uno stato-nazione in cui finalmente gli ebrei potranno superare le condizioni di precarietà in cui versano in Europa e in America, sosterrà fermamente la Dichiarazione Balfour e donerà ingenti somme alla neonata Università Ebraica.

Tornando alla sua invenzione più spettacolare, tra i pochi riconoscimenti ricevuti da Emile a livello popolare va senz’altro ricordato il premio che domenica prossima sarà assegnato per la 64esima volta ai successi dell’industria musicale. In origine, quando la National Academy of Recording Arts and Sciences (oggi The Recording Academy) aveva istituito l’evento si era pensato di chiamarlo Eddie, in onore di Thomas Edison e al suo fonografo. Sarebbe stato in questo caso il pubblico a cambiare le carte in tavola. Interpellati con un concorso nazionale su quale nome dare al trofeo, gli americani avrebbero optato per Grammy, dalla rivoluzionaria creazione di Berliner.

 

Camilla Marini
collaboratrice

Camilla Marini è nata a Gemona del Friuli (UD) nel 1973, vive a Milano dove lavora da vent’anni come giornalista freelance, scrivendo prevalentemente di cucina, alimentazione e viaggi. Nel 2016 ha pubblicato la guida Parigi (Oltre Edizioni), dove racconta la città attraverso la vita di otto donne che ne hanno segnato la storia.


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