Cultura
Le radici delle parole ebraiche secondo Hora Aboav

Un libro edito da Castelvecchi propone un percorso tra conoscenza di sé, preghiera e studio

Lo studio delle parole e delle loro radici nell’ebraico è qualcosa di profondamente diverso dallo studio etimologico che possiamo fare con la lingua italiana. O per lo meno questo è quanto sostiene Annalisa Comes nella prefazione al libro Crescere con le radici delle parole ebraiche (Castelvecchi) di Hora Aboav. Perché, spiega Comes, questo libro è soprattutto “una grammatica del cuore che offre materia spirituale e di crescita, che evidenzia emozioni e movimenti: un invito a entrare nelle parole attraverso una storia, una narrazione che si apre alla vita”.

Non siamo di fronte a un saggio o a uno studio scientifico sull’alfabeto ebraico, ma a qualcosa di più simile a una guida turistica, capace di condurci dentro i mondi racchiusi nelle diverse parole. L’autrice conosce la strada per introdurci in quei luoghi di significato e di storia. Un approccio un po’ mistico, sicuramente spirituale. Pronto a offrire vari livelli di lettura e diversi approcci alla materia: il volume è perfetto per chi non conosce l’ebraico, esattamente come per lo studioso, che lo sceglie per curiosare in uno sguardo particolare sulla materia.

Ma torniamo al punto di partenza. Cosa significa occuparsi delle radici delle parole ebraiche? “Entrare nel tema di una radice”, dichiara Aboav nella sua introduzione, “è un’assunzione di responsabilità totale, viva e rigeneratrice”. Perché il mondo è stato creato con le 22 lettere dell’alfabeto. Entrarci dentro dunque significa richiamare l’atto creativo, rilevarlo. Trovare, sempre secondo le parole dell’autrice, la radice più profonda della spiritualità umana, intesa come alito vitale. In soccorso naturalmente arriva anche la gematria che traduce in valore numerico ogni parola e, per Aboav, è strumento di approfondimento per conoscere le relazioni del significato e quelle energetiche.

Il libro si divide in sette parti, inclusa un’appendice con le regole grammaticali,  l’alfabeto e l’alfabeto mistico, ma il cuore del discorso, anzi del dialogo, si concentra nella parte centrale del libro. Dialogo, non discorso, perché Dio parla con Mosè e non a Mosè. Il che fa tutta la differenza del mondo: non si tratta di un’operazione intima e solitaria, bensì aperta e mai identica a se stessa. Il dialogo stabilisce un rapporto tra maestro e discepolo, proprio come quello che succede in queste pagine.

Parole che nutrono il cuore. Si comincia con Lev, cuore, appunto. La sua radice è lamed bet bet e la doppia bet sta a indicare le due parti del cuore, quella buona e quella cattiva. Il suo valore gematrico è 32, come gloria. E qui parte il viaggio. Perché Cavod, gloria significa anche rispetto, onore. “Un complimento ebraico è Col Haccavod, traducibile più o meno con Tutto l’onore e tutto il rispetto. “La sua radice caf-bet-dalet ha valore gematrico 26, lo stesso peso semantico del Tetragramma che a sua volte include il valore energetico di due parole fondamentali: Uno, Echad che ha valore 13 e Amore, Ahavah, sempre 13. Anche un organo come il fegato ha questa stessa radice… Si procede poi con parole come  Misericordia, Mamma, Gratitudine, Speranza, Amicizia, Coraggio, Pazienza, Lacrima e concludere con Aiuto, che apre le porte alla sezione seguente:

Parole che alimentano lo spirito. Qui si trovano le varie declinazioni del concetto di anima, raccontata nella mistica, intesa come spirito, come anima intellettiva e come forme elevate di luce, quindi la presenza dvina, la verità, la saggezza, l’essenza e anche il pane (Lechem) che, nota l’autrice, ha la stessa gematria della fede (Emunah). La consolazione poi si presenta nella sua natura di “presenza attiva dell’incontro con l’altro e nei confronti con se stessi”, la cui radice si ritrova anche nel nome di Noè. Si viaggi fino al suo operato consolatorio perché… “dietro le nuvole c’è sempre il sole”.

Parole per la preghiera e quelle di studio completano le sezioni in una sorta di abbecedario dialogico, attraverso cui porsi domande (e porle agli altri) per un’indagine senza fine dentro se stessi.

 


1 Commento:

  1. Mi è piaciuto tantissimo, è un tipo di studio che crea legami tra una parola e l’altra, tra lettere e numeri, tra pensieri ed azioni, in una danza che muove la mente ad espandersi oltre l’abituale. Un manuale di Radici da leggere e rileggere per avere rinnovate intuizioni, credo che presto lo avrò riempito di annotazioni


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